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Regionali

Elezioni regionali, come Pd e M5s si stanno annusando per fare lo scherzetto a Salvini. I Graffi di Damato

Tutti i corteggiamenti in atto, soprattutto da parte del Pd, fra i due partiti che formano il governo Conte 2 in vista delle Regionali a partire dall'Umbria. I Graffi di Damato

Inseguito di nuovo dal segretario del Pd in persona Nicola Zingaretti, questa volta senza che si scomodasse pure Matteo Renzi, Dario Franceschini si è fermamente proposto di coinvolgere i grillini anche a livello locale per strappare ad una temuta vittoria del centrodestra a trazione leghista, al netto di quel che bolle nella pentola di Silvio Berlusconi, le regioni storiche della sinistra dove si voterà nei prossimi mesi, a cominciare dal 27 ottobre in Umbria. Dove la debolezza del Pd è aggravata dalle disavventure giudiziarie, a dir poco, in cui è incorsa l’amministrazione uscente nella gestione della sanità.

Per quanto i rapporti col capo – ancòra – del movimento delle 5 stelle Luigi Di Maio siano facilitati dal fatto che adesso partecipino entrambi allo stesso governo, lui come ministro dei Beni culturali e capo della delegazione del Pd e l’altro non più vice presidente del Consiglio e pluriministro ma pur sempre ministro degli Esteri, quotidianamente sfottuto in internet per le sue gaffe in geografia e rapporti internazionali, Franceschini non ha raccolto risultati concreti.

La diffidenza dell’interlocutore, ma anche la spregiudicata disinvoltura e franchezza del battistrada ormai del Pd sono state ben rappresentate sulla vignetta del Foglio. Che li rappresenta su una panchina in corteggiamento politico non ancora concluso, né nelle intenzioni di Franceschini né forse nelle chiusure momentanee di Di Maio. Che non vorrebbe esagerare sulla strada delle provocazioni alla base del suo movimento, per quanto abbia sinora disposto al momento opportuno del soccorso di Davide Casaleggio sulla sua piattaforma elettronica Rousseau, Ma Di Maio conosce anche bene la posta in gioco per il Pd, che è troppo alta perché lui possa aggirarla del tutto, o a cuor leggero.

Un collasso del Pd a livello locale metterebbe in guai irrimediabili Zingaretti e lo stesso Franceschini, già vittima recentemente di un rovescio nella sua Ferrara. Esso si porterebbe appresso il governo e, questa volta, davvero la legislatura appena salvata nella crisi di agosto col repentino cambiamento di maggioranza e la rivalutazione, da parte dei grillini, persino di Renzi. Che, dal canto suo, non si sta facendo coinvolgere più di tanto dal nuovo corso che pure ha voluto. Egli ha infatti ripreso a tessere, se mai aveva smesso di farlo, la tela di una sua uscita dal Pd per creare un’area di centro con l’aiuto di un ritorno al sistema elettorale proporzionale, dopo tutto il male che se n’è detto per una trentina d’anni, sino ad addebitargli la colpa dell’ingente debito pubblico italiano per via dei governi spendaccioni succedutisi alla sua ombra nella cosiddetta prima Repubblica.

Le difficoltà locali del Pd sono dimostrate dalle ultime notizie provenienti dall’Umbria e non a caso raccolte e rilanciate dal Fatto Quotidiano. Sono in corso di studio espedienti per facilitare un ripensamento o riallineamento dei grillini per le regionali. Ai quali, in particolare, si offrirebbe la rinuncia del Pd a presentarsi in proprio, col simbolo e il nome, per coprirsi dietro qualche soluzione “civica”. I candidati “indipendenti” alla presidenza della Regione da schierare contro Donatella Tesei, messa in campo da Salvini, che ha cominciato con largo anticipo la sua campagna elettorale sul posto, sarebbe il pur recalcitrante “re del cachemire” Brunello Cucinelli o l’ex presidente della Confcooperative regionali Andrea Fora, un cattolico molto ben visto o introdotto nella Chiesa locale.

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