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Haley

Nikki Haley ha davvero qualche chance?

La vittoria di Nikki Haley alle primarie repubblicane a Washington cambierà il corso delle presidenziali di novembre? Potrebbe prospettarsi una sfida a tre: Biden, Trump e l'ex governatrice della South Carolina in veste di indipendente. L'analisi di Francesco D'Arrigo, direttore dell'Istituto Italiano di Studi Strategici "Niccolò Machiavelli".

Il 4 marzo l’ex ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite ed ex governatrice della South Carolina Nikki Haley ha vinto le primarie repubblicane a Washington D.C. segnando la sua prima schiacciante vittoria sul rivale Donald Trump nel percorso verso le presidenziali di novembre.

Nonostante l’ex presidente Usa, che finora ha stravinto ogni incontro elettorale, venga ritenuto imbattibile dai suoi supporter, dalla stragrande maggioranza dei sondaggi e dai media, la vittoria di Haley nella capitale statunitense non è una sorpresa per gli analisti che ben conoscono l’attuale contesto socio-economico statunitense.

L’ex governatrice della South Carolina sa benissimo che anche se il tycoon dovesse ottenere la nomination dal GOP, è ritenuto “impresentabile” non solo dai 22 mila elettori repubblicani registrati nel distretto di Washington, dove si è aggiudicata tutti i 19 delegati del distretto con il 62,8 per cento delle preferenze, ma da una altrettanto numerosa fetta di elettori repubblicani in tutti gli altri Stati.

Chi è Nikki Haley?

Haley, 52 anni, è nata in South Carolina da genitori immigrati negli Stati Uniti dall’India, ed i suoi dati anagrafici non riportano “Nikki Haley”: il suo vero nome è Nimrata Nikki Randhawa (Haley è il cognome del marito). A livello politico, è conosciuta soprattutto per essere stata due volte governatrice del South Carolina e per aver ricoperto il ruolo di ambasciatrice americana alle Nazioni Unite proprio durante la presidenza Trump.

Nonostante venga considerata una candidata repubblicana più moderata rispetto all’ex presidente, su molti dei temi centrali della campagna elettorale americana Haley ha posizioni che la collocano saldamente nella tradizione politica del GOP, in alcuni casi in linea di continuità con il suo rivale, ma soprattutto in politica estera molto vicina anche ad una buona parte degli elettori democratici ed indipendentisti, con una chiara visione pro Nato, pro Alleanze occidentali, a difesa dell’Ucraina, di Israele, di Taiwan e con un chiaro programma di contrasto alle ingerenze di Cina, Russia, Iran e loro alleati.

Per quanto riguarda l’immigrazione, insieme a quello economico uno dei temi più sentiti dall’elettorato statunitense in questo momento, Haley ha definito fallimentare la politica dell’amministrazione Biden e che in caso di sua elezione rafforzerebbe la presenza di agenti al confine con il Messico e aumenterebbe le espulsioni.

Il Super Tuesday e la strategia di Haley

Domani, martedì 5 marzo, si voterà in 15 Stati ed in un territorio Usa, per le primarie con cui i partiti repubblicano e democratico sceglieranno il proprio candidato alle prossime elezioni presidenziali di novembre.

In campo repubblicano il Super Tuesday potrebbe effettivamente rivelarsi decisivo per la nomina di Donald Trump, ma Nikki Haley ha promesso di continuare la campagna fino alla Convention repubblicana di luglio nonostante finora abbia incassato una sola vittoria e Trump, favorito ovunque, conti in una débacle dell’ex governatrice al Super Tuesday che convinca i suoi molti finanziatori ad abbandonare la nave.

Trump rimane il grande favorito repubblicano a sfidare il presidente in carica Joe Biden alle elezioni generali di novembre, ma va ricordato che ha perso tutti gli ultimi voti a cui ha partecipato: le presidenziali del 2020 e le elezioni di metà mandato del 2018 e del 2022 alla guida del Partito repubblicano.

Le primarie americane sono una lunga corsa ad ostacoli, che ha riservato sorprese e rimonte all’apparenza improbabili, e spesso smentito tutti i sondaggi.

Fino ad oggi la strategia elettorale di Haley è stata molto equilibrata, presentandosi come una candidata più rassicurante e affidabile rispetto a Trump senza però inimicarsi la fascia più radicalizzata ed estremista dell’elettorato americano di destra che si riconosce nel movimento Maga (Make America Great Again), criticando apertamente sia Biden ma anche il suo avversario repubblicano. Ed è proprio sullo scontento dell’elettorato conservatore più moderato, stanco dell’estremismo e della retorica incendiaria di Trump, sulla disapprovazione degli elettori democratici delle politiche economiche e di immigrazione di Joe Biden, oltre che sul voto degli indipendenti e degli astensionisti che non vogliono essere rappresentati da nessuno dei due candidati ottuagenari, che si focalizza la strategia di Nikki Haley.

Haley afferma di voler rimanere in corsa per rappresentare una valida alternativa a Trump semmai i guai giudiziari dell’ex presidente statunitense – il più grave per il suo ruolo nell’assalto al Congresso del gennaio 2021 e per aver tentato di sovvertire i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 – dovessero trasformarsi in condanne tali da minare ulteriormente la sua popolarità.

Ma mira a battere Joe Biden a novembre, attraendo il voto di quella parte di elettori che non vuole più Biden alla Casa Bianca, e di quella crescente percentuale di votanti repubblicani ed indipendenti, che sostenendo l’ambasciatrice reclama a gran voce di volere un’alternativa, anche generazionale, perché ci sono molte probabilità che Donald Trump possa perdere nuovamente contro Joe Biden.

Non sappiamo se Haley si ritirerà dopo il Super Tuesday, ma sembra non voler non rinunciare all’opportunità di rappresentare un conservatorismo americano diverso da quello dell’attuale leadership GOP, quando la maggioranza degli americani teme il ritorno di Donald Trump e disapprova  la politica economica di Joe Biden.

A novembre, le schede elettorali per eleggere il prossimo inquilino della Casa Bianca potrebbero avere 3 candidati: il democratico Joe Biden, il repubblicano Donald Trump e l’indipendente Nikki Haley, ma tutto dipenderà dall’esito del Super Tuesday.

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