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Macron Msc

Perché traballerà la maggioranza di Macron nel Parlamento francese

Il primo turno delle lezioni legislative in Francia conferma la frammentazione e la tensione politica in Francia. Il punto di Enrico Martial

 

Dopo il primo turno delle elezioni legislative di domenica 12 luglio in Francia, il presidente Emmanuel Macron non troverà in Assemblea la stessa ampia maggioranza del 2017. Allora disponeva di oltre 350 deputati, 308 della Républicque en Marche, a cui si aggiungevano i 42 deputati del Mouvement démocratique (MoDem), più qualche altro indipendente. Nel 2022, alla fine del primo turno, le forze che lo sostengono, MoDem compreso, sono stimate tra 255 e 295 seggi. Anche se superassero la soglia dei 289 seggi richiesti per la maggioranza, il controllo dell’Assemblea rimarrebbe precario.

Se calassero le astensioni, se ci fosse maggiore passione per il secondo turno, le cose potrebbero cambiare, ma al momento si conferma lo scenario di governo più volte accennato da Macron dell’apertura politica ad altre forze.  Si accenna a una possibile coalizione con Les Républicains, che vengono stimati tra i 50 e gli 80 seggi, oppure a maggioranze variabili a seconda dei provvedimenti, recuperando per esempio i socialisti esterni alla nuova coalizione della sinistra, stimati tra 15 e 20 seggi, oppure passando per forme partecipative destinate a creare consenso, come un “consiglio nazionale di rifondazione”.

L’opposizione sarà senz’altro più forte. La sinistra che si è riunita nella Nouvelle Union Populaire , écologiste et sociale (NUPES) dovrebbe piazzarsi tra 150 e 190 seggi ed è guidata dalla France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che nella passata legislatura ha espresso una contrapposizione frontale a Macron. Nel formato più variegato in cui aggiungono verdi ed ecologisti, socialisti e comunisti potrebbero emergere posizioni diverse sull’Europa, sul nucleare, e anche su alcuni provvedimenti economici che riguardano il debito pubblico o la riforma dell’amministrazione, con qualche margine di consenso per la maggioranza del Presidente. Il Rassemblement National di Marine Le Pen, che aveva otto deputati (peraltro piuttosto assenti dai lavori d’aula) dovrebbe portare alla Camera bassa da 20 a 45 deputati, e si pensa che daranno battaglia.

Macron sarà dunque sempre impegnato nella ricerca del consenso nel parlamento e nel Paese: infatti a dispetto della grande maggioranza parlamentare, anche nel primo quinquennio i problemi non sono mancati, dai gilet gialli in poi. D’altra parte, nel resto d’Europa gli esercizi sono simili: l’Italia viaggia spesso con maggioranze nazionali molto composite e presidenti “neutrali”, la Germania si affatica con negoziati continui e di dettaglio tra le forze di governo e su ogni decisione.

L’ulteriore messaggio del primo turno delle elezioni legislative francesi è che destra e sinistra sono tornate ad esistere, dopo la fase del loro assorbimento nel macronismo. Nell’assemblea nazionale ci saranno tre forze principali: un centro (LREM, MoDem e Horizons dell’ex primo ministro Edouard Philippe), una sinistra radicale ma con elementi di stile governativo tra i socialisti (NUPES con LFI di Mélenchon, verdi ed ecologisti, socialisti e comunisti) e una destra radicale con il Rassemblement national di Marine Le Pen a cui si aggiungono i Republicains, numericamente ridotti ma molto presenti nel Senato.

Secondo un punto di vista, il centro è l’unico che può governare, gli altri sono estremismi – a destra persino filo-Putin, a sinistra per irrealismo. Da un’altra prospettiva, la gestione della coalizione di sinistra Nupes tenderà a riportare le posizioni estreme al confronto politico e parlamentare, e a moderarle.

Infine, il primo turno delle lezioni legislative in Francia conferma la frammentazione e la tensione politica in Francia. Anche in questa campagna elettorale si sono manifestate le fratture sociali – tra generazioni, o tra quadri e dirigenti – oppure territoriali – nelle periferie, tra città e campagna, tra aree del Paese, anche attraverso la forte astensione, che ha raggiunto il 52,49% dei votanti.

L’ex-ministro dell’educazione Jean-Michel Blanquer, rilevante protagonista politico del passato quinquennio, è stato eliminato al primo turno nel Loiret, nella Regione del Centro, a sud di Parigi, dove si confronteranno il lepenista Thomas Ménagé (30,8%) e Bruno Nottin (19,98%), candidato comunista della Nupes. In campagna elettorale a Montargis, il 4 giugno, Blanquer era stato oggetto di insulti da parte di due insegnanti, che gli avevano anche gettato della crema sul volto.

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