I numeri definitivi non sono ancora disponibili, ma il risultato è chiaro: il Partito liberale ha vinto le elezioni federali in Canada del 20 settembre, ma non ha ottenuto la maggioranza dei seggi alla Camera dei Comuni. Il primo ministro Justin Trudeau – che a metà agosto ha convocato elezioni anticipate senza riuscire a fornire una motivazione convincente – si ritroverà di nuovo alla guida di un governo di minoranza molto simile a quello ottenuto nel 2019, e del quale avrebbe voluto liberarsi per non dover dipendere dal sostegno di forze esterne. Nonostante i consensi ottenuti grazie alla buona gestione della crisi del coronavirus, la campagna elettorale si è rivelata per lui piuttosto difficile, più di quanto previsto. D’altra parte, il Partito conservatore non riesce a proporre un’alternativa sufficientemente forte, nemmeno nella nuova veste “centrista” cucitagli dal leader Erin O’Toole.
I RISULTATI
Stando agli ultimi aggiornamenti, il Partito liberale di Trudeau ha ottenuto 158 seggi alla Camera, meno dei 170 necessari a ottenere la maggioranza. Il Partito conservatore di O’Toole ne ha ottenuti 121 ma ha vinto il voto popolare (34,1 per cento; i Liberali hanno il 31,8 per cento: il loro consenso si concentra nelle aree urbane). Il Blocco del Québec, il partito principale della provincia francofona e nazionalista del Québec, ha ottenuto 31 seggi. I Nuovi democratici, di centro-sinistra, 26 seggi, mentre i Verdi soltanto 2.
L’AUMENTO DEL DOLLARO CANADESE
Stamattina il dollaro canadese si è rafforzato rispetto a quello statunitense nei mercati asiatici. Le proiezioni, che indicavano la vittoria di Trudeau (è il suo terzo mandato: è al potere dal 2015), hanno rassicurato gli investitori del fatto che non ci saranno stravolgimenti alle politiche di supporto all’economia già viste. Si temeva un risultato ancora più frammentato, che avrebbe potuto compromettere il lavoro del governo; invece lo scenario politico è rimasto sostanzialmente invariato rispetto a quello del 2019.
Stamattina il dollaro canadese si scambiava a un valore dello 0,3 per cento più alto rispetto alla controparte statunitense. Oltre alle elezioni, c’entra anche l’aumento del prezzo del petrolio, di cui il Canada è uno dei maggiori esportatori al mondo. I prezzi del greggio West Texas Intermediate, il contratto di riferimento per il mercato americano, sono saliti di quasi l’1 per cento, arrivando a 70,98 dollari al barile.
COSA FARANNO LE BANCHE
Martin Pelletier, senior portfolio manager di Trivest Wealth Counsel, ha detto a Reuters che le elezioni canadesi sono state un “non-evento”, perché la situazione è sostanzialmente la stessa di prima e i mercati non reagiranno in maniera forte. La reazione sarebbe probabilmente stata diversa nel caso in cui fossero stati i Conservatori a ottenere un governo di minoranza, perché si sarebbero verificati dei cambiamenti alle politiche economiche.
In campagna elettorale Trudeau ha promesso nuovi investimenti per 78 miliardi di dollari canadesi (62 miliardi di dollari statunitensi) in cinque anni, che verranno destinati principalmente al settore sanitario e che si sommeranno al pacchetto da 101 miliardi di dollari canadesi in tre anni già approvato nel bilancio per il 2021.
Il piano di Trudeau per aumentare le tasse sui profitti delle banche però, spiega Pelletier, “andrà a esacerbare la crisi del costo della vita, perché in questo paese le banche operano all’interno di una struttura di oligopolio e di conseguenza hanno la capacità di passare la suddetta tassa direttamente al consumatore”.
Karl Schamotta, chief market strategist di Cambridge Global Payments, pensa similmente che la vittoria dei Liberali “mantenga lo status quo” e garantisca il proseguimento dei piani di spesa fiscale “che hanno sostenuto l’economia per lo scorso anno e mezzo”.
L’INFLAZIONE
In campagna elettorale Trudeau aveva detto di non credere che la politica monetaria sia una priorità assoluta. I dati di agosto però – pubblicati proprio pochi giorni prima del voto – hanno mostrato che il tasso di inflazione in Canada è ai livelli più alti degli ultimi diciotto anni: +4,1 per cento, sopra il tetto del +3 per cento stabilito dalla Bank of Canada, la banca centrale.
L’istituto, tuttavia, ha detto di credere che l’inflazione tornerà al 2 per cento nel 2022. Il governatore Tiff Macklem sostiene che si tratti di un aumento “temporaneo” dovuto ai problemi riscontrati dalle catene di approvvigionamento globali e alla ripresa della domanda di beni e servizi dopo la riapertura dell’economia.
Ad alimentare l’inflazione in Canada sono gli alti prezzi della benzina, degli alloggi (il mercato immobiliare è molto importante per l’economia canadese) e dei trasporti.