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Elezioni amministrative: chi esulta, chi finge e chi tracolla

Il punto di Paola Sacchi sui risultati delle elezioni amministrative

 

La delusione per la mancanza di quorum, con un’affluenza fermatasi a soglie più basse delle stesse aspettative, ai referendum sulla giustizia, promossi da Lega e Radicali, sostenuti da Silvio Berlusconi, non si è però trasformata in sconfitta per il centrodestra.

La coalizione è uscita vincitrice dalle Amministrative che pure registrano un forte calo di affluenza. Il Pd e i Cinque Stelle non possono certo cantare ora vittoria, né sui referendum, dove l’invito al No è stato di fatto un’astensione mascherata, cosa non proprio consona a una sinistra che aveva fatto della partecipazione al voto il suo fiore all’occhiello. E a maggior ragione la sinistra e i pentastellati vittoria non la possono cantare alle Amministrative:

Palermo, nonostante un inquietante caos ai seggi, Genova e L’Aquila conquistate al primo turno sono ora un campanello d’allarme per il cosiddetto “campo largo”. Il progetto dem sul quale continua a gravare, come avevamo previsto in un articolo dei giorni scorsi, come un incubo la celebre foto di Narni. Non riguarda le sorti della cittadina rimasta peraltro al Pd, ma la foto dei big Pd e Cinque Stelle sta ancora oggi a simboleggiare la disfatta dell’alleanza giallo-rossa di tre anni fa, nell’Umbria che passò dal profondo rosso alla guida della Lega, traino del centrodestra.

I numeri giallo-rossi di Genova, dove, comunque, il sindaco Marco Bucci di centrodestra già governava, si sono fermati a circa il 35 per cento. E questa era la prima volta dopo l’Umbria che Pd e Cinque Stelle si presentavano con una alleanza organica alle Amministrative.

I numeri pentastellati in giro per l’Italia suonano come una disfatta. Una pesante sconfitta ammessa dallo stesso leader, l’ex premier Giuseppe Conte. Nel Pd forti i malumori per questa alleanza come quelli espressi a Enrico Letta dal senatore, vicino a Matteo Renzi, Andrea Marcucci. Lo stesso Renzi, ora leader di Italia Viva, è lapidario: ha perso la sinistra, ha vinto il centrodestra.

Ma chi ha perso, in questa tornata di Amministrative, con ballottaggi il 26 giugno, sono anche i vari tentativi neo-centristi trasversali di insinuarsi nelle fratture del centrodestra per un ritorno al proporzionale. Il centrodestra, nel quale, secondo la narrazione mainstream, si sarebbe dovuta consumare ieri sera la resa dei conti soprattutto tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ha reagito con toni unitari e equilibrati.

Meloni ha superato in molti Comuni anche al Nord la Lega di governo, che prevedibilmente avrebbe pagato un prezzo in termini di consensi per la sua scelta di stare nell’esecutivo Draghi. Ma non sono cifre da sorpasso stratosferico. A Genova ad esempio, dove Salvini e il segretario leghista ligure Edoardo Rixi nei tanti comizi per Bucci avevano già previsto l’affermazione secca al primo turno, fino a ieri sera FdI risultava due punti sopra.

FdI, come ha ricordato Giorgia Meloni, ha riconfermato e conquistato molti sindaci. Ma Meloni non ha fatto affermazioni trionfalistiche a scapito di Lega e Forza Italia. Li ha invitati a lasciare il governo Draghi e ha messo un ferreo stop ai tentativi proporzionali: “Dagli elettori è venuta la chiara indicazione che solo un centrodestra unito e alternativo alle sinistre vince”.

Molto netto anche Salvini a favore del maggioritario e contro il ritorno del proporzionale. E il capo dei Dipartimenti azzurri, il deputato di FI Alessandro Cattaneo: “Dalle Amministrative viene il segnale che ha vinto il bipolarismo. Se il campo largo è quello del Pd e Cinque Stelle, quella è la sinistra che si contrappone alla nostra visione liberale e garantista”. Evidente allusione alla sorte dei referendum. Roberto Calderoli, vicepresidente vicario del Senato, storico esponente della Lega ha denunciato il “boicottaggio”.

Salvini all’avanzata di Fdi, che in alcune zone raddoppia consensi rispetto alla Lega, contrappone “i 20 sindaci in più che abbiamo conquistato da Nord a Sud, per ora”. E ribadisce dopo la pax di Verona: “Chi di noi avrà un voto in più alle Politiche vince e governa. Bene per il risultato di FdI, bene per FI, come a Monza, Berlusconi è un grande. Io sono un uomo che crede nella squadra e comunque la Lega non è morta. Ma il centrodestra vince solo unito”.

Il leader leghista avanza anche la proposta che il governatore leghista Attilio Fontana sia ripresentato. I maliziosi hanno visto in questo un segnale a Meloni del tipo: non sarà un sorpasso a una tornata pure importante di Amministrative a stabilire chi sarà il candidato governatore.

Ma, intanto, non è stato ancora sciolto il nodo della ricandidatura in Sicilia di Nello Musumeci, reclamata da Meloni. Ora, nell’immediato il centrodestra è alle prese con lo strappo di Verona, con FI che ha sostenuto Flavio Tosi contro il sindaco Federico Sboarina sul quale c’è stata la pace tra Lega e FdI.

Ma sembra quasi certo che al ballottaggio il centrodestra si riunirà, come ha detto Licia Ronzulli. Soddisfatto il centrista Maurizio Lupi che ritiene il centrodestra la coalizione più consona alle idee liberali e moderate del centro. In sintonia con quello che Berlusconi ha sempre sostenuto.

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