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Abruzzo

In Abruzzo il Campo Largo si è ristretto: vince il centrodestra con Marsilio

Come sono andate le elezioni regionali in Abruzzo. La nota di Paola Sacchi

Nel cuore della notte, quando lo scarto con Luciano D’Amico si avvicina ai circa 10 punti di differenza, Marco Marsilio, il primo governatore che ebbe FdI nel 2019 e ora ricandidato in Abruzzo da tutto il centrodestra si avvia verso il comitato elettorale. Non è più quel testa a testa su cui avevano martellato le previsioni dopo l’inattesa sconfitta della coalizione di centrodestra in Sardegna che aveva infranto il mito dell’invincibilità del centrodestra alla guida del Paese.

Durano l’space d’un matin i sogni della variopinta e divisa opposizione di diventare campo largo davvero fronte alternativo. D’Amico a notte è oltre il 40 per cento, nonostante sia sostenuto proprio da tutti tutti nel centrosinistra: Pd, Cinque Stelle, Alleanza Verdi e sinistra, ma anche Azione di Carlo Calenda, oscillato tra fughe in avanti su future alleanze con Giuseppe Conte anche sul piano nazionale e rapide marce indietro, in un continuo zig zag come è suo stile.

Anche Iv sostiene D’ Amico. Ma Matteo Renzi si è da subito mostrato molto più defilato del suo ex partner del terzo polo nel dostenere il professore di Teramo con il quale si sperava di ripetere il sogno sardo, che aveva portato in Abruzzo come un portafortuna la stessa nuova governatrice dei Cinque Stelle Alessandra Todde.

E, invece, I risultati abruzzesi, a meno di capovolgimenti improvvisi verso l’alba, stanno a dimostrare che il.campo davvero largo e cioè dalla sinistra più radicale, leadership del Pd compresa, ai pentastellati ai riformisti ex terzopolisti di fatto è solo un cartello elettorale non vincente e che finora l’unica chance l’ha avuta il tandem più radicale di Elly Schlein e Giuseppe Conte con quest’ultimo in pole position per fare il leader del campo stretto.

Il centrodestra va verso la vittoria per la scelta di aver ripresentato Marco Marsilio, l’uomo che dette la tessera alla Garbatella a una giovanissima Giorgia Meloni, e che a differenza del sindaco di Cagliari Truzzu pure lui della generazione Atreju, è personaggio della destra romana molto radicato sul territorio, solido e dal passo costante.

Lo conoscemmo tanti anni fa quando da allora inviato dell’Unità andammo nella tana del lupo della sezione di Colle Oppio. Un Marsilio ironico, in quell’area culturale dei Gabbiani di Fabio Rampelli e la stessa Meloni che faceva riferimento a richiami della destra sociale di Pino Rauti e scommetteva su battaglie fino ad allora esclusivo appannaggio della sinistra come l’ecologia, ci mostrò in sezione non solo Tolkien ma anche libri di Lenin, “per cercare di studiare meglio l’avversario politico”.

L’Abruzzo inoltre segna anche un sorpasso di FI sulla Lega. Ma non quelle cifre catastrofiche pronosticate per Matteo Salvini che resta intorno allo stesso quasi 9 per cento delle Politiche del 2022. Ancora una volta gli appassionati della fine politica dell’era Salvini registrano una secca sconfitta.

Così come i sogni di Renzi di prendersi Forza Italia di AntonioTajani che invece viaggia a notte intorno al 14 per cento.

“L’Abruzzo è diventato l’Ohio d’ Italia: gli elettori scelgono il buon governo”, commenta a caldo il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, partner del centrodestra. E la vittoria della sinistra in Sardegna conferma un errore di comprensione nella coalizione di governo che più che il vero decollo del campo largo che resta sempre troppo stretto.

Quando mancano solo 99 sezioni da scrutinare Marsilio ha un oltre 53 per cento contro il 46 circa di D’Amico. I Cinque Stelle subiscono un crollo con poco più del 6 per cento, mentre va bene il Pd intorno al 20 ma il campo non è né largo, né giusto, come lo chiama Conte, è sempre più stretto. La Sardegna è lontana. E però è servita a riequilibrare alcune regole nella coalizione con la riconferma degli uscenti come aveva chiesto la Lega, in mattinata intorno all’8, insieme con FI che la sorpassa intorno al 13, per le Regioni che restano per il voto: Basilicata (riconferma di Vito Bardi di FI), Piemonte (Alberto Cirio, FI), Umbria (Donatella Tesei, Lega). E della Lega era pure l’uscente sardo Solinas cui FdI preferì Truzzu. Un candidato rivelatosi però sbagliato. FdI che ottiene più del 24.per cento, un paio di punti in meno delle Politiche, con la conferma del suo Marsilio può ora tirare un sospiro di sollievo.

Salvini, la cui Lega supera i pentastellati: “Governo avanti per 5 anni”.

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