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Elezioni 2022: tutte le proposte di partiti e coalizioni sull’Europa

Che cosa prevedono i programmi elettorali delle coalizioni e dei maggiori partiti sul rapporto tra Italia e Europa Il rapporto tra il nostro Paese e l’Unione Europea è uno dei temi più caldi e uno dei terreni di scontro più accesi tra le opposte vision di destra e sinistra. Nessuno degli attori in campo, però,…

Il rapporto tra il nostro Paese e l’Unione Europea è uno dei temi più caldi e uno dei terreni di scontro più accesi tra le opposte vision di destra e sinistra. Nessuno degli attori in campo, però, mette mai in dubbio la collocazione europea del nostro Paese, pur suggerendo la revisione delle regole del gioco. Ma andiamo a vedere cosa propongono i programmi di partiti e coalizioni in materia di politica europea.

CENTRODESTRA: PER UN’EUROPA PIÙ POLITICA E MENO BUROCRATICA

La coalizione di centrodestra pone la politica europea al primo punto del suo programma, insieme alla politica estera. Posta la “piena adesione al processo di integrazione europea” l’obiettivo dei conservatori è rendere l’UE “più politica e meno burocratica”, anche attraverso la “revisione delle regole del Patto di stabilità e della governance economica al fin di attuare politiche in grado di assicurare una crescita stabile e duratura e la piena occupazione”. Nell’ambito delle politiche europee deve trovare posto la “tutela degli interessi nazionali nella discussione dei dossier legislativi europei, anche alla luce dei cambiamenti avvenuti nel contesto internazionale, con particolare riferimento alla transizione ecologica”. Secondo la coalizione progressista l’UE deve lavorare, in maniera sinergica, “per lo sviluppo del continente africano, anche attraverso politiche di cooperazione internazionale finalizzate alla crescita socio-economica e alla stabilità politica” quella che Fratelli d’Italia chiama “formula Mattei per l’Africa” ovvero un modello “di investimenti e cooperazione allo sviluppo, rispettoso dell’ambiente e dei popoli”. A questo piano il partito di Giorgia Meloni aggiunge il rilancio del “sistema di integrazione europea, per un’Europa delle Patrie, fondata sull’interesse dei popoli e capace di affrontare le sfide del nostro tempo” e il contrasto “alla concorrenza sleale dei paradisi fiscali europei”. La Lega, invece, punta a tutelare l’autonomia nazionale attraverso la difesa del voto all’unanimità nel Consiglio UE. “Il nostro obbiettivo è quello di difendere la sovranità nazionale nelle decisioni di politica estera, di sicurezza e di difesa anche sostenendo l’attuale sistema di voto all’unanimità nel Consiglio Europeo –  scrive il Carroccio -.  La sinistra, appoggiando il superamento di tale principio, tenta di imporre decisioni non gradite alle popolazioni europee e propone una soluzione differente secondo cui la volontà di uno Stato membro può essere schiacciata da quella di altri Stati. La Lega, insieme a partiti alleati e affini in Europa, ritiene invece che il consenso unanime debba rimanere il mezzo principale per ottenere una posizione comune nell’Unione e che, aggirandolo o addirittura abolendolo, si cerchi di escludere alcuni Paesi dal partecipare al processo decisionale e di trasformare l’Unione in una forma speciale di oligarchia. Il superamento dell’unanimità getterebbe le basi per la creazione di alleanze di blocco tra Stati, contraria allo spirito dei trattati. L’unanimità è l’unica reale garanzia rimasta per la difesa degli interessi nazionali nei consessi europei”. Insieme a una revisione del “green deal” e del “Fit for 55”. “Chiediamo dunque una revisione della politica industriale europea rivolta all’ambiente al fine di renderla al contempo realistica e benefica per Stati come l’Italia. L’iter legislativo del primo pacchetto di attuazione del “Grean Deal” – il “Pronti per il 55%” (“Fit for 55”) – è già a uno stadio avanzato ma il governo italiano può e deve negoziare ai tavoli europei, al fine di attenuarne o procrastinarne le misure dall’impatto sociale più dirompente, come la messa al bando del motore a scoppio nel 2035 e l’inclusione dell’edilizia e del trasporto su strada nel sistema per lo scambio di quote di emissione di gas a effetto serra nell’Ue (ETS)”.

PD: L’EUROPA È LA NOSTRA CASA COMUNE

Il PD ci tiene a sottolineare il suo chiaro europeismo. “L’Europa è la nostra casa comune, la nostra protezione, la nostra opportunità – si legge nel programma del PD -. La pandemia lo ha mostrato con una inequivocabile chiarezza; non c’è più spazio per dubbi e ambiguità. Il piano Next Generation EU ha rappresentato un chiaro momento di discontinuità, ha sancito il definitivo passaggio dall’Europa dell’austerità all’Europa della solidarietà e ha rafforzato l’ambizione europea di essere leader globale nella lotta al cambiamento climatico, per costruire un modello di sviluppo sostenibile”. Il PD ritiene che sia necessario riformare l’architettura della UE. “La possibilità di riformare l’Unione europea oggi c’è. La Conferenza sul Futuro dell’Europa, fortemente voluta da David Sassoli e dai democratici europei, ha permesso a più di 700.000 cittadini e cittadine europei di partecipare e far sentire la propria voce, immaginando l’Europa di domani. È dai risultati della Conferenza che dobbiamo partire, perché abbiamo la responsabilità di dare piena attuazione a quelle istanze. Le cittadine e i cittadini europei hanno indicato chiaramente la direzione: l’Ue di domani dovrà essere una forza di pace e prosperità, equità e progresso, un’Europa sociale e sostenibile, premurosa e coraggiosa”, si legge nel programma. Il ruolo che i progressisti immaginano per il nostro paese è quello di “leader nella riforma del Patto di Stabilità verso un nuovo Patto di Sostenibilità, che coniughi attenzione ai conti pubblici e promozione degli investimenti necessari a sostenere transizione ecologica e sviluppo. In questo nuovo quadro, le regole di riduzione del debito dovranno essere parametrate al contesto di ogni singolo Paese, così da non compromettere la crescita e non ripetere gli errori del passato”. Deve, inoltre, arrivare uno stimolo per nuovo allargamento dell’UE “a partire dai Balcani. Dobbiamo dare un segnale politico chiaro ai popoli che vogliono entrare nell’Unione. Accogliere oggi per integrare domani è una priorità geopolitica dell’Ue, come lo è quella di aprire le porte a chi sogna la democrazia europea e rigetta i modelli autocratici. Per farlo, dobbiamo costruire un percorso di coinvolgimento progressivo dei Paesi candidati, parallelo e complementare alla procedura di adesione. Serve dar vita a una Confederazione europea che leghi i 27 stati membri e i Paesi candidati, che sia uno spazio comune dove condividere le scelte strategiche in materia di politica estera, difesa della pace, lotta al cambiamento climatico e che sia l’anticamera per l’adesione piena all’Unione”.

SINISTRA ITALIANA E VERDI: UN’EUROPA PIÙ SOCIALE

L’Europa che immagina Sinistra Italiana e Verdi è più sociale di quella vista sinora. “Con Next Generation EU, l’UE ha mostrato uno slancio nella giusta direzione, ma non è sufficiente aver sospeso il Patto di Stabilità e Crescita, di cui va attuata una profonda riforma insieme a quella delle regole di governance economica che hanno caratterizzato la stagione dell’austerità – si legge nel programma di Sinistra Italiana e Verdi – . Bisogna definire regole e strumenti fiscali europei volti a compensare gli squilibri economici e a fermare veri e propri paradisi fiscali che operano dentro l’Unione”. L’Unione Europea che immaginano i progressisti è:

  • solidale e aperta, “che non volti le spalle a chi scappa da guerre, fame e dalle conseguenze dei cambiamenti climatici”;
  • intransigente sui valori di democrazia “sullo stato di diritto e sui diritti civili e pensiamo che bisogna applicare fino in fondo la condizionalità finanziaria verso quei paesi che in questi anni hanno attuato arretramenti profondi su questo terreno”;
  • all’avanguardia nella lotta al cambiamento climatico;
  • con una politica estera e di difesa comune;
  • che sia un forte e autonomo attore di pace.

TERZO POLO: AVANTI CON IL VOTO ALL’UNANIMITÀ NEL CONSIGLIO EUROPEO

Il Terzo polo ha un approccio decisamene europeista. Al contrario della Lega suggerisce di spingere sull’acceleratore dell’integrazione attraverso l’abolizione dell’unanimità nel voto al Consiglio europeo. “Il contesto istituzionale dell’UE definisce principi e obiettivi il cui perseguimento e la cui attuazione sono stati frenati politicamente dalla scarsa volontà dei governi nazionali dei Paesi UE e da una regola, quella del voto all’unanimità che non risponde alla domanda di una difesa e di sicurezza dell’UE unitaria e che la guerra in Ucraina ha reso manifesta – si legge nel programma di Italia Viva e Azione -. La regola dell’unanimità in Consiglio consente a piccoli Stati – anche in materia fiscale o di gestione dei flussi migratori di tenere in ostaggio il resto dell’Unione e deve essere superata”. Inoltre i centristi suggeriscono di adottare una politica estera comune. “Il conflitto in Ucraina ha reso ancora più evidente la necessità di adottare una politica estera comune europea – si legge sul programma dei centristi -. Tuttavia, attualmente, un accordo tra 27 paesi sulla politica estera non sembra una strada percorribile. Proponiamo quindi di avviare una trattativa solamente con i paesi interessati e con i quali risulti possibile trovare un accordo. Nel breve periodo, la politica estera potrebbe essere attuata tramite contingenti composti dagli eserciti nazionali per poi arrivare nel lungo termine ad un’integrazione più consolidata dell’esercito e della difesa comune”.

M5S: SÌ AL DEBITO COMUNE EUROPEO

Il M5S, pur confermando la solida collocazione italiana nell’alleanza atlantica e nell’UE suggerisce l’istituzione di un “Energy recovery fund” da alimentare con “l’emissione di debito comune europeo, sulla scia del Next generation Eu, per contrastare la pandemia energetica, aiutare famiglie e imprese, investire più massicciamente in fonti rinnovabili”. Inoltre l’emissione di debito comune dovrebbe essere reso permanente “come strumento a sostegno degli obiettivi europei”. Il M5S punta anche alla “Riforma del patto di stabilità e crescita, rivedendo gli attuali parametri e scorporando gli investimenti verdi dal computo del deficit”. Anche in materia di immigrazione i pentastellati chiamano in causa l’UE attraverso un “meccanismo comunitario per definire la gestione dei flussi migratori e le operazioni di primo intervento, nonché la successiva accoglienza”, la “ripartizione e distribuzione tra i paese membri dell’unione europea” e la “lotta alla tratta di essere umani e rafforzamento delle politiche di inclusione e integrazione sociale e culturale”.

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