Il giornale tedesco Die Welt sottolinea quasi sorpreso che per la prima volta potrebbe andare ai vertici della commissione Ue “un esponente della destra populista”. Ma per chi conosce la geografia politica italiana questa etichetta un po’ estremista e riduttiva non dà l’esatta idea della cifra politica di Raffaele Fitto, dato dal giornale tedesco in pole come vicepresidente esecutivo Ue con delega all’Economia e agli aiuti per la ricostruzione dopo il Covid.
Fitto, esponente di spicco di Fratelli d’Italia, ministro per gli Affari Europei e Pnrr, già dato tra i delfini di Silvio Berlusconi ai tempi in cui era un giovane leone rampante di Forza Italia per cui fu in Puglia il più giovane presidente di Regione e poi recordman di preferenze alle Europee del 2014, probabilmente non avrebbe visto accostato il suo nome a un incarico così prestigioso ai vertici Ue se fosse stato semplicemente “un esponente della destra populista”.
Le origini democristiane doc, di quella Dc però nettamente opposta alla sinistra, il partito del padre Salvatore, morto a soli 47 anni in un incidente stradale, presidente della Puglia, molto radicato e amato sul territorio, hanno fatto la differenza. Hanno segnato l’approccio prudente e diplomatico ma rigoroso, una certa disciplina nella competenza, che hanno fatto fare centro a Fitto nei vertici europei, al di là se la nomina andrà in porto con tutte le deleghe di cui parla il retroscena di Die Welt. E nonostante Giorgia Meloni sulla conferma di Ursula von der Leyen si sia astenuta e il suo partito abbia votato contro.
Una nomina di Fitto di altissimo livello ai vertici Ue sarebbe la definitiva e clamorosa smentita del presunto isolamento dell’Italia diventato cavallo di battaglia di opposizioni di centrosinistra in chiave anti-italiana pur di attaccare il centrodestra. E sarebbe anche negli equilibri interni alla coalizione di governo una sfida oggettiva a Forza Italia, l’unico partito (esponente italiano del Ppe) del governo Meloni che ha votato von der Leyen. Anche FdI, di cui Fitto è esponente, farebbe centro, mettendo un segno importante con questo risultato nel cosiddetto elettorato moderato.
Sempre più difficile liquidare come destra “populista, anti-europeista” etc etc il partito del premier.