I VINCOLI ESTERNI PER BARDELLA IN FRANCIA
La relativa tranquillità dell’Unione europea di fronte alle elezioni legislative in Francia si fonda su un concetto che l’Italia conosce da tempo: il vincolo esterno. Un paese altamente indebitato, che deve rifinanziare costantemente il suo debito, non può permettersi di perdere la fiducia dei mercati, a meno di non ritrovarsi sull’orlo del default. A prescindere dal colore politico, il governo del paese altamente indebitato, per continuare a finanziarsi, dovrà sempre tenere conto del vincolo imposto dai mercati nella conduzione della sua politica economica e fiscale. In caso contrario, di fronte a un’emissione di debito andata male, quel governo si troverebbe costretto a chiedere aiuto al Fondo monetario internazionale o, nel caso dei paesi della zona euro, al Meccanismo europeo di stabilità. Molto più dell’Ue, delle regole del Patto di stabilità e delle procedure per deficit eccessivo lanciate dalla Commissione, saranno i mercati a legare le mani di Jordan Bardella, se domenica dovesse ottenere la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale.
LE MIRE DI BARDELLA
Per il momento il Rassemblement National non ha ancora ottenuto i 289 seggi di cui ha bisogno per governare da solo. Le desistenze del fronte repubblicano in vista dei ballottaggi di domenica hanno allontanato la prospettiva di una maggioranza assoluta per il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella. “Spero per il bene della Francia e anche per il bene dell’Europa che l’accordo tra partiti politici e soprattutto la mobilitazione della Francia progressista e repubblicana freneranno l’estrema destra, come abbiamo fatto in Spagna un anno fa”, ha detto il premier spagnolo, Pedro Sanchez. Ma l’incertezza rimane elevata. Gli elettori del centro e della destra gollista potrebbero rifiutare di votare i candidati del Nuovo Fronte Popolare, in particolare quelli della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. In ogni caso, lo scenario alternativo al RN non è quello di un governo stabile, in grado di portare avanti una politica di bilancio coerente. Domenica sera la Francia potrebbe semplicemente diventare ingovernabile, per l’impossibilità di avere una maggioranza all’Assemblea nazionale.
LA FRANCIA ALLE PRESE CON LO SPREAD?
La Francia, che si è sempre tenuta il più vicino possibile alla Germania in termini di credibilità dei suoi conti pubblici, non ha mai prestato grande attenzione allo “spread” degli OAT sui Bund tedeschi. “Perché la Francia è la Francia”, ha detto un giorno l’ex presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, interrogato sulle ragioni per cui non venivano imposte sanzioni per le violazioni delle regole fiscali. Ma la scommessa di Emmanuel Macron di convocare elezioni legislative anticipate dopo la disfatta delle elezioni europee del 9 giugno all’improvviso ha fatto scoprire anche ai francesi il potenziale effetto dello “spread”. Il differenziale di rendimento tra gli OAT e i Bund tedeschi è salito fino a 86 punti base (0,86 per cento) prima del primo turno del 30 giugno, quasi il doppio del livello abituale. Lunedì, dopo che le urne hanno indicato l’assenza di una maggioranza all’Assemblea nazionale come scenario più probabile al secondo turno, lo spread francese è sceso a 71 punti base.
NUMERI E SCENARI
Il costo del programma del RN è stimato tra i 70 e i 120 miliardi. Di qui al 2026 il deficit francese potrebbe salire al 6,6 per cento, il debito oltre il 116 per cento. In caso di maggioranza assoluta, numerosi analisti prevedono un aumento ulteriore dello spread per la Francia di 50 punti base (0,50 per cento) e oltre. L’effetto contagio su altri paesi ad alto debito nella zona euro è una preoccupazione per l’Ue. Quanto alla Francia, la convinzione è che i mercati agiranno come vincolo esterno, costringendo un eventuale governo Bardella a fare marcia indietro sulle sue misure di spesa per non correre il rischio di perdere la fiducia degli investitori e degli elettori. Se la situazione finisse fuori controllo, esistono gli strumenti creati nel corso degli ultimi anni per far fronte a potenziali crisi sui debiti sovrani, come il Meccanismo europeo di stabilità e il programma di acquisto titoli della Banca centrale europea. Per attivarli, tuttavia, è necessario rispettare le regole del Patto di stabilità e crescita. Un altro vincolo esterno.
(Estratto dal Mattinale Europeo)