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Ecco come i Democratici Usa sono divisi su economia ed energia

Che cosa emerge da un sondaggio della Reuters sulle divisioni nel Partito democratico americano

La Convention dei democratici Usa, al termine della quale Kamala Harris sarà incoronata ufficialmente candidata presidente, si apre oggi con le vele in poppa. A poche settimane dalla rinuncia di Joe Biden e a meno di ottanta giorni dalle elezioni, è l’entusiasmo a dominare in una campagna elettorale baciata da sondaggi favorevoli, piazze piene e donazioni a valanga.

Ma ad ascoltare i sondaggisti e gli strateghi elettorali sia democratici che repubblicani, che Reuters ha consultato in un approfondimento pubblicato poche ore fa, questa innegabile luna di miele potrebbe presto esaurirsi e cedere il posto a una fase turbolenta in cui la Harris dovrà fare i conti, tra le altre cose, con le forti divisioni interne al partito in materia di economia e di guerra in Medio Oriente nonché con un combattivo e mai domo sfidante repubblicano pronto a dare battaglia su tutti i fronti.

PARTITO DIVISO SU ECONOMIA ED ENERGIA

Harris ha cominciato ad illustrare le sue ricette economiche venerdì scorso in un discorso pieno di costose promesse che occhieggiavano alle correnti progressiste del partito.

E qui si annidano i primi problemi per Harris, che se volesse continuare a flirtare con l’ala più sociale ed ecologica dei dem potrebbe essere costretta ad evitare del tutto di affrontare un argomento cruciale come l’energia, lasciando scoperto il fianco al suo rivale.

Come sottolineava la stessa Reuters in un precedente servizio, in materia di energia la campagna elettorale di Harris sembra puntare su una sorta di ambiguità strategica che la vede impegnata ad evitare di scontentare tanto i molti americani preoccupati per il cambiamento climatico quanto coloro i quali non demonizzano l’energia fossile.

Non appare dunque un caso quello segnalato da Cbs News, ossia il dominio di Trump su Harris nei sondaggi sia su temi economici in generale sia tra gli elettori che dichiarano di avere problemi finanziari.

L’altro problema per la candidata dem segnalato dai sondaggi richiamati da Cbs News è che gli elettori tendono a non fare distinzioni tra le proposte economiche di Harris e la cosiddetta Bidenomics, che come è noto non ha mai convinto pezzi significative di elettorato.

DOSSIER GAZA E ISRAELE

Anche la questione del conflitto a Gaza potrebbe drenare molti consensi a Harris e proprio la Convention di Chicago metterà a nudo il pericolo.

Come riferisce ancora Reuters, oltre duecento organizzazioni e sigle marceranno oggi nella metropoli Usa, a pochi passi dalla grande festa democratica, per chiedere una netta discontinuità che includa, tra l’altro, qualcosa che la candidata ha già escluso tassativamente, ossia la cessazione delle forniture militari americane a Israele.

LA QUESTIONE DELLE COMPETENZE

Il love affaire tra Harris e gli americani potrebbe finire presto anche per le ragioni sottolineate a Reuters dalla sondaggista repubblicana Adam Geller.

Al di là della fascinosa ipotesi della prima presidente donna e di colore, nota Geller, “saranno i grandi temi che decideranno alla fine queste elezioni. E questi temi includono l’inflazione, la sicurezza, la leadership e il palcoscenico globale”, ossia tutti aspetti per cui Harris presenta un profilo debole e dove in certi casi è persino avvantaggiato il suo rivale Trump.

A migliorare ulteriormente le prospettive del tycoon è il fatto segnalato dai sondaggi commentati da Cbs News che se da un lato nove americani su dieci conoscono alla perfezione le idee di Trump, solo un terzo sa cosa pensi la sfidante e quali siano le sue posizioni.

IL CAPITALE DI HARRIS

Al di là di questi handicap Harris comunque non dovrà sciupare il consistente capitale politico di cui appare dotata in questo momento e che è ben evidenziato dai sondaggi favorevoli.

L’immagine di un partito unito dietro la candidata di origini indiane che traspare dai racconti di questi giorni potrebbe però presto cedere il posto a inedite spaccature. Come evidenzia ancora Reuters, a differenza di quanto successe per Biden nel 2020 le minoranze di cui il Partito democratico si proclama campione appaiono molto meno galvanizzate di allora.

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