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Ucraina Industria Difesa Usa

Ecco come grazie all’Ue l’Ucraina si legherà all’industria Usa della difesa

"Le pressioni di alcune nazioni del Nord Europa per fornire gli F-16 all’Ucraina costituiscono un enorme autogol oppure, a seconda dei punti di vista, un enorme regalo all’industria della Difesa degli Usa". Il commento di Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa

Il 22 maggio il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato che “noi non abbiamo F-16 quindi non possiamo inviare in Ucraina aerei che non abbiamo” aggiungendo che tutte le questioni che riguardano decisioni è di tipo militare o di azione per la difesa Ucraina debbano essere prese insieme dalla Nato e dall’Unione Europea. Saranno importanti le discussioni che ci saranno al consiglio informale della Nato il 31 di questo mese e il primo di giugno e poi al vertice di Vilnius. Lì si affronteranno molti aspetti”.

L’Italia non dispone di F-16 (che la nostra Aeronautica impiegò in 34 esemplari dal 2003 al 2012 prendendoli in leasing negli Stati Uniti per colmare il gap nella  difesa aerea in attesa dei Typhoon) ma potrebbe ricoprire un ruolo rilevante nella formazione dei giovani piloti ucraini destinati a volare sugli F-16 offrendo l’addestramento avanzato sui velivoli Leonardo M-346 Master e allargando ai piloti di Kiev la frequentazione dell’International Flight Training School (IFTS) istituita a Lecce Galatina e in fase di trasferimento nell’aeroporto sardo di Decimomannu già utilizzata da piloti da combattimento di molte nazioni alleate incluse Gran Bretagna, Kuwait e Giappone.

Un’occasione rilevante per l’Italia per offrire servizi di addestramento avanzati e promuovere l’M-346 come futuro addestratore dell’Aeronautica Ucraina con l’obiettivo di acquisire una parte delle commesse per la conversione, riequipaggiamento e riorganizzazione dello strumento militare ucraino che verranno finanziate da NATO, Ue e paesi donatori.

Se il business della conversione dei piloti ucraini da Mig e Sukhoi agli F-16 sarà gestita dalle forze aeree che schierano questo tipo di velivoli, l’Italia può puntare sulla formazione della nuova generazione di piloti dell’Aeronautica Ucraina. Un settore in cui Roma dovrà affrontare con ogni probabilità la concorrenza britannica e canadese.

Per questo sarebbe utile avviare subito un’iniziativa politica all’interno di NATO e Ue e nelle relazioni militari bilaterali con l’Ucraina per assicurare all’IFTS (gestita congiuntamente da Aeronautica Militare e Leonardo) e all’industria nazionale il maggior ritorno possibile in cambio del sostegno che l’Italia offre a Kiev in termini militari, finanziari e umanitari.

Attendere che iniziative in tal senso vengano annunciate ufficialmente da UE e NATO significa rischiare di arrivare tardi, quando interessi e quote nazionali sono già stati attribuiti e regolati all’interno di accordi diretti. Meglio guardare allora a come la tedesca Rheinmetall si è aggiudicata il riequipaggiamento dell’Esercito Ucraino con prodotti tedeschi che verranno realizzati, a guerra finita, in buona parte in nuovi stabilimenti che verranno aperti in Ucraina.

Valutazioni di questo tenore riguardano anche il ruolo che l’Italia potrebbe ricoprire nella ricostituzione della Marina Ucraina attuando già ora programmi di addestramento del personale ucraino e puntando a far finanziare da NATO e UE il refitting di alcune unità già radiate dalla Marina Militare o di prossima uscita dai ranghi quiali fregate classe Maestrale, pattugliatori classe Costellazioni, cacciamine….).

Un’iniziativa basata sulla ottimistica valutazione che l’Ucraina continuerà a conservare il controllo della città e del porto di Odessa e che potrà svilupparsi solo quando le armi taceranno ma che porterebbero a Marina e industria (Fincantieri, Leonardo, Elettronica….) commesse per addestramento del personale, aggiornamento delle unità e rinnovo delle dotazioni e degli armamenti. Anche in questo caso meglio muoversi in fretta tenendo conto che i britannici sono già in pole position avendo fornito alla Marina Ucraina elicotteri Sea King, droni subacquei e di superficie per le operazioni contro la flotta russa e l’impegno a trasferire di un paio di cacciamine.

ENNESIMO AUTOGOL DELL’EUROPA

Del resto, dopo aver compromesso la stabilità energetica, economica e sociale dell’Europa, la guerra in Ucraina minaccia anche le prospettive dell’industria della Difesa europea non solo perché gli anglo-americani sono i “maggiori azionisti” della NATO e delle forze armate ucraine ma anche perché molti partner dell’Alleanza Atlantica e della stanno facendo incetta di sistemi d’arma anglo-americani a spese dei prodotti continentali.

In questo contesto le pressioni di alcune nazioni del Nord Europa per fornire gli F-16 all’Ucraina costituiscono un enorme autogol oppure, a seconda dei punti di vista, un enorme regalo all’industria della Difesa degli Stati Uniti. Washington non intende fornire a Kiev propri velivoli (cioè F-16 surplus dell’USAF) per non accentuare gli attriti con Mosca a pochi mesi dall’inizio della campagna elettorale presidenziale ma ha tutto l’interesse a vedere la futura Aeronautica Ucraina riconfigurarsi su un velivolo “made in USA”.

REGALO PER L’INDUSTRIA DELLA DIFESA USA

Questo significa che ricambi, armi imbarcate ed eventuali aggiornamenti per i vecchi F-16 ceduti dalle forze aeree europee saranno acquistati negli USA e che tra qualche anno l’Ucraina guarderà con ogni probabilità alle nuove versioni di questo versatile velivolo, come la Viper (se non addirittura agli F-35) per ammodernare la sua flotta da combattimento.

L’Europa e la sua industria della Difesa hanno perso l’occasione di imporre all’Ucraina (in cambio degli aiuti militari ed economici e dell’impegno a farla entrare nella Ue) di pianificare il futuro della sua forza aerea nel dopoguerra su velivoli europei, ipoteticamente addestratori avanzati Leonardo M-346 e aerei da combattimento Eurofighter Typhoon e/o Dassault Rafale.

Velivoli disponibili oggi anche di seconda mano e già equipaggiabili con i missili da crociera Storm Shadow/SCALP di MBDA che la Gran Bretagna ha fornito a Kiev (che li ha impiegati per colpire depositi e comandi russi a Lugansk e Berdyansk) le la Francia fornirà presto e che non sono mai stati integrati sugli F-16 di Lockheed Martin.

Del resto proprio in settimana l’alto rappresentante della politica estera UE, Josep Borrell, ha dichiarato che grazie ai fondi dell’European Peace Facility abbiamo reso disponibili aiuti militari all’Ucraina per un valore di 10 miliardi di euro  fornendo 220 mila munizioni d’artiglieria e 1.300 missili.

Con quali ritorni?

 

Articolo pubblicato su analisidifesa.it

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