Tracciatura dei contatti con strumenti ipertecnologici. Da settimana sentiamo ripetere il mantra dell’hi-tech per individuare e prevenire i contagi. Lo fanno in Corea del Sud, lo fanno in Giappone e a Singapore. Ma, a sorpresa, il primo ministro di Singapore, Lee Hsien Loong, sembra aver ammesso un esito diverso. “Inizialmente, molti dei nuovi casi sono stati importati dall’estero, per lo più da chi tornava a Singapore. Poi, la settimana scorsa, abbiamo iniziato ad avere più casi a livello locale. Nonostante i nostri contact tracing, per quasi la metà di questi casi, non sappiamo dove o da chi la persona ha preso il virus. Questo suggerisce che ci sono più persone che sono infette, ma che non sono state identificate. E potrebbero trasmettere il virus ad altri senza saperlo”.
AUMENTANO I CASI
Lee ha parlato della situazione sul Covid-19 sulle pagine ufficiali del governo, per dare una aggiornamento alla popolazione: “L’ultima volta che ho parlato con voi del Coronavirus COVID-19 era tre settimane fa. Da allora, il numero di nuovi casi quotidiani ha cominciato ad aumentare. Prima vedevamo meno di 10 nuovi casi al giorno. Ma nelle ultime due settimane, nonostante i nostri sforzi, abbiamo avuto regolarmente più di 50 nuovi casi al giorno”.
Solo per fare un esempio, ha evidenziato il premier “negli ultimi giorni, abbiamo scoperto diversi gruppi di lavoratori stranieri in dormitori e uno in una casa di cura. Sono molto preoccupanti, perché un gran numero di persone vive insieme in dormitori e case di cura. Un singolo caso può portare rapidamente alla formazione di un grande gruppo di infettati. Inoltre, i pazienti delle case di cura sono per lo più anziani e fragili, e molto vulnerabili al virus”.
GIRO DI VITE ANCHE A SINGAPORE
“Guardando alla tendenza del Coronavirus, sono preoccupato che se non facciamo ulteriori passi, le cose possano peggiorare gradualmente – ha scritto Lee -. Ne ho discusso con la Task Force interministeriale. E insieme abbiamo deciso che invece di stringere in maniera incrementale nelle prossime settimane, dovremmo fare una mossa decisiva ora, per prevenire infezioni crescenti. Imporremo quindi misure significativamente più severe. Sarà come un interruttore automatico. Contribuirà a ridurre il rischio che si verifichi una grande epidemia. E dovrebbe anche contribuire a ridurre gradualmente i nostri numeri. Questo a sua volta ci permetterà di allentare alcune misure in futuro. Questo interruttore si applicherà per un mese, in primo luogo”.
Le misure che verranno prese, ha spiegato il premier Lee, saranno di fatto le stesse sperimentate in Italia e poi nel resto del mondo: chiuderanno gran parte delle attività ad accezione dei servizi essenziali e dei settori economici chiave – ospedali, alimentari, supermercati, ospedali, banche trasporti – mentre la scuola sarà a domicilio. “Infine, rafforzeremo le restrizioni sui movimenti e sui raduni di persone. Il tutto si riduce a tre cose. Primo, rimanere a casa, per quanto possibile. Secondo, evitare di socializzare con altri al di fuori della propria famiglia. Terzo, uscite solo per fare cose essenziali”, ha esortato Lee.
“Questo è l’unico modo efficace per rallentare la trasmissione del virus, in modo da ridurre gradualmente i nostri numeri. È anche il modo migliore per mantenere le nostre famiglie al sicuro, e in particolare per proteggere i nostri anziani dall’ammalarsi”, ha aggiunto.
NON IMPEDIREMO DI INDOSSARE LE MASCHERINE
Cambia anche l’impostazione sulle mascherine: “Pensiamo che ci siano alcuni casi non rilevati nella comunità, anche se probabilmente non sono ancora molti. Abbiamo anche la prova che una persona infetta non può mostrare alcun sintomo, eppure trasmette il Coronavirus ad altri – ha spiegato il premier di Singapore -. Questo è il motivo per cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta riesaminando la questione delle maschere facciali, e lo stesso vale per il Centro statunitense per le malattie trasmissibili (CDC). Pertanto, non scoraggeremo più le persone dall’indossare le mascherine”.
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