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Biden

Ecco chi ha fatto vincere Biden. Il commento di Teodori

Obama e afroamericani decisivi per Biden nel Super Tuesday. Il commento di Massimo Teodori, professore ordinario di storia e istituzioni degli Stati Uniti, tratto da Affari internazionali

I risultati delle primarie del Super Tuesday hanno sciolto – probabilmente in maniera definitiva – il nodo del candidato democratico che sfiderà Trump per la presidenza degli Stati Uniti il 3 novembre 2020: è Joe Biden.

Nella competizione tra l’ala “moderata” e quella di “sinistra”, che ha finora caratterizzato le primarie democratiche, la prima con Biden ha vinto sulla seconda rappresentata da Bernie Sanders e da Elizabeth Warren.

Due sono i fattori che hanno fatto pesare la bilancia democratica a favore dell’ex vicepresidente: l‘implicita sponsorizzazione di Barack Obama, che una settimana fa ha rivolto un appello a tutti i democratici perché sostenessero il candidato con maggiori possibilità di battere Trump, piuttosto che i candidati divisivi della sinistra; la mobilitazione nelle primarie degli afroamericani e, in parte, dei latinos negli Stati dell’Ovest e del Sud.

I due confronti del Super Tuesday sono stati persi da Michael Bloomberg, che aspirava a essere il candidato dei moderati, e da Bernie Sanders, che era dato dai sondaggi di molti Stati in prima posizione. Sondaggi che tuttavia si sono rivelati non più corrispondenti al reale equilibrio delle forze in campo dopo il ritiro dell’ex sindaco di South Bend, in Indiana, Pete Buttigieg e della senatrice del Minnesota Amy Klobuchar, entrambi appartenenti allo schieramento moderato, che hanno dato il sostegno a Biden.

Il vantaggio di Biden su Sanders, oggi di circa un centinaio di delegati, potrà divenire maggiore alla convention nazionale di luglio a Milwaukee con l’intervento, se necessario, dei 771 “superdelegati” di partito, presumibilmente a lui favorevoli. Questi entreranno in gioco se nessun candidato, Biden e Sanders, alla fine delle primarie avrà ottenuto la maggioranza assoluta dei 3979 delegati.

Un ammaestramento: non sempre il denaro è l’elemento decisivo nella corsa alla presidenza. Non lo fu nel 2008 con Obama che prevalse su Hillary Clinton, che all’inizio aveva molti più finanziamenti; e non lo fu con Trump, che nel gennaio 2016 aveva raccolto pochi contributi rispetto all’ultimo rampollo della famiglia Bush, Jeb. Questo ammaestramento oggi vale per Bloomberg.

Resta aperto un problema: se Biden sarà nominato candidato democratico teoricamente in grado di battere Trump secondo i sondaggi, che faranno alle elezioni di novembre i sanderisti che sono un gruppo militante intorno al loro leader di sinistra?

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