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È Romano Prodi il re dei rosicatori anti Meloni tallonato da Lilli Gruber

Memorabile performance televisiva ieri di Romano Prodi nel salotto di Lilli Gruber su La7 "intervistato" da Massimo Giannini, che ha scritto un libro con l'ex presidente del Consiglio... I Graffi di Damato

Fantastico. Giorgia Meloni è tornata a stupire gli amici e ancor più gli avversari ottenendo dal regime iraniano la liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala andandola ad accogliere personalmente all’aeroporto di Ciampino. La premier ha saputo tessere una tela di relazioni internazionali che l’accreditano ulteriormente anche al di là dell’Europa, dove pure l’avevano rappresentata come isolata.

Di isolate, qui, rimangono solo le opposizioni, costrette ad applaudire nelle aule parlamentari il governo, e non solo a ringraziare genericamente “tutti quelli che hanno contribuito” a risolvere in meno di un mese un intrigo internazionale aggravato dal passaggio in corso tra il presidente uscente e quello entrante degli Stati Uniti. Un passaggio che non ha impedito alla Meloni di volare dal presidente eletto, Donald Trump, senza aspettarne l’insediamento e, al tempo stesso, compromettere i rapporti col presidente Joe Biden ancora in carica, e per giunta in arrivo a Roma per le sue ultime visite di commiato sulle due rive del Tevere.

Lo sforzo maggiore di disinvoltura in questa consolante pagina per l’Italia è stato forse quello di Matteo Renzi. Affrettatosi alle 11,39 di ieri a comunicare attraverso X dell’odiato Elon Musk, non appena annunciata da Palazzo Chigi la liberazione di Cecilia Sala già sulla strada del ritorno, il suo “grazie al governo, ai servizi, alla famiglia”. E la partecipazione ad una festa di “tutto il Paese, senza distinzioni e polemiche”. Che però lui aveva sollevate reclamando “tavoli” con tutte le opposizioni, compresa la sua, cui la Meloni si sarebbe sottratta con un protagonismo persino superiore al suo quando gli capitò di fare il presidente del Consiglio. E di incartarsi in un referendum estremamente personalizzato, e per questo perduto, su una incolpevole riforma costituzionale. Che pure meritava di essere approvata.

Ha fatto concorrenza a Renzi, nella disinvoltura, il due volte ex presidente del Consiglio, e persino ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi. Che, ospite riverito di Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La 7, è tornato a dare alla Meloni, pur riconoscendole il successo politico della liberazione di Cecilia Sala, della “obbediente” a Trump. O della “Trump card” suggeritagli, sempre nel salotto della Gruber, da Massimo Giannini. Una Trump card tradotta dal pluri-ex in “cavallo di Troia”. In cui Trump e simili si sarebbero infilati per distruggere l’Europa. Sembrava una seduta spiritica anche quella dalla Gruber. Ma non lo era per mancanza di spiriti, nel frattempo distratti dalla “vittoria di Meloni”. Che si sono rassegnati a riconoscere nella titolazione della loro prima pagina anche quelli di Domani, il giornale di super opposizione di Carlo De Benedetti.

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