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Due donne e la Croce

Il pensiero di Suor Anna Monia Alfieri

 

Due donne e la Croce, segni di contraddizione.

Due donne, due amiche, una russa e una ucraina: la sensibilità di alcuni, nei tempi presenti, le vive come pietra di inciampo, segno di contraddizione, scandalo da censurare.

Evidentemente la loro presenza, il loro esserci lì, semplicemente, rende chiaro che la Pace, come duemila anni fa, non verrà da un sovrano potente, ma da un bambino nato in una mangiatoia e poi da un uomo che cavalca un asinello.

Si presentano come pericolose queste donne, perché rendono evidente che la Pace ha bisogno di deporre le armi e di mettere al centro un bene che supera i belligeranti e che guarda in una stessa direzione.

La pace ha bisogno di verità, di realismo: al di là dell’aggressore e dell’aggredito viene necessariamente il tempo di deporre le armi per la tragica consapevolezza che queste non solo generano morti innocenti, ma anche affamano i popoli.

I mediatori della pace non si schierano: parlano chiaro sulla situazione de facto, ma allo stesso tempo hanno la capacità di non abbandonare nessuna delle parti, affinché nessuna si senta esclusa dalla soluzione del problema. I mediatori devono ispirarsi a Maria di Nazareth che da parte sua custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore, letteralmente “mettendole assieme”, senza buttare via nulla.

La Pace non si costruisce sui campi di battaglia: i popoli maturi lo capiscono bene e sanno giudicare l’insipienza di chi governa cavalcando la follia; la pace si costruisce a partire da queste due donne che hanno avuto la forza di porre al centro un bene che supera le parti. O così, o il nulla.

Con l’augurio di una Pasqua del Signore che necessariamente ci impegna a rendere possibile oggi la Pace tra i popoli.

Sr Anna Monia Alfieri

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