Non foss’altro per ragioni cronologiche, essendo stato pubblicato dopo le ultime interviste della premier, si può escludere che sul “decisionismo” mostrato da Giorgia Meloni rivendicando di avere scelto da sola, e imposto quindi agli altri, la tassazione degli extraprofitti bancari abbia potuto influire un impietoso articolo dedicato ai ministri in carica dal direttore Claudio Cerasa sul Foglio di ferragosto. Che è un po’ valso il doppio dell’ordinario per l’assenza di 24 ore dalle edicole impostasi dai giornali per la maggiore festività estiva ereditata dagli imperatori romani. Che a metà agosto liberavano generosamente un po’ di detenuti anche dalla tentazione, che doveva essere forte e diffusa pure in quei tempi, di uccidersi fra le sbarre.
Spero che questo ricordo storico non suggerisca al pur stimabile guardasigilli Carlo Nordio, su cui Cerasa ha sospeso il giudizio nel suo “pagellone dei ministri”, pur per altri motivi ancora, un’altra uscita infelice come quella sugli imputati di Norimberga e riusciti ad ammazzarsi in cella nonostante la sorveglianza militare, come per giustificare in qualche modo, pur in un “fardello di dolore” provato già ai tempi in cui da pubblico ministero era stato costretto ad occuparsene, i suicidi troppo frequenti nelle carceri italiane. Dove, in verità, si muore anche di scioperi della fame e della sete, non avendo tutti i detenuti evidentemente la fortuna mediatica dell’anarchico Andrea Cospito, recentemente salvato dal tentativo di lasciarsi morire digiunando per protesta contro la sua detenzione nel regime duro del famoso articolo 41 bis.
Costretta spesso in meno di un anno di governo a mettere “la pezza” – come ha osservato appunto il direttore del Foglio – a ministri e vice presidenti del Consiglio improvvidi o distratti, compreso il cognato Francesco Lollobrigida, arrivati a occupare sino a metà del loro tempo per partecipare al cosiddetto dibattito politico su temi estranei alle proprie competenze, Meloni potrebbe essere compresa e persino giustificata sulla strada del decisionismo appena imboccata sulle orme di illustri predecessori. Fra i quali l’amica – presumo – Flavia Perina, già direttrice del Secolo d’Italia, il giornale ufficiale che fu della destra missina e post-missina, ha messo al primo posto la buonanima di Bettino Craxi. Che, prima ancora di essere liquidato dalla politica per via giudiziaria, era finito con gli stivali ai pedi e la testa in giù nelle vignette dei giornali ai tempi della sua permanenza a Palazzo Chigi. Visto l’uso frequente che fa dei pantaloni, anche la Meloni è apparsa alla Perina a rischio di vignette ducesche, con tanto di stivali. Già qualcuno, del resto, la chiama “ducetta” fra le doglianze dell’insospettabile Luca Ricolfi. Che su Libero ha accusato la sinistra, da lui ben conosciuta e spesso persino votata, di saper solo dipingere di nero e demonizzare gli avversari di turno, senza “la maturità democratica” di capire le ragioni dei loro successi elettorali.