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Le news sfiziosette su Tremonti, Draghi, Elkann, Ferragni, Verdini e Messa

Draghi, Tremonti, Elkann, Ferragni, Verdini, Messa e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

TREMONTI STRAPAZZA DRAGHI E REPUBBLICA SU REPUBBLICA…

 

I NUMERI E I CONSULENTI DI CHIARA FERRAGNI

 

NON TOCCATE LE OPERE D’ARTE A ELKANN

 

STUDIO BANKITALIA SU NOMINE DI SINDACI E SINDACHESSE…

 

BANCA D’ITALIA METTE FINE AL CARNEVALE DI SMART BANK

TUTTI I DETTAGLI SUL COMMISSARIAMENTO DI SMART BANK DA PARTE DI BANKITALIA

 

LA MESSA E’ FINITA IN LEONARDO CON PONTECORVO E CINGOLANI

 

NUOVE STRADE PER LA CORRUZIONE IN ANAS? MA LI’ NE E’ RIMASTO UNO SENZA CONDANNE PER CORRUZIONE?…

 

CARTOLINA DALLA CINA

 

CARTOLINA DALLA RUSSIA

 

CARTOLINA DALL’INDIA

 

CARTOLINA DAGLI STATI UNITI

 

CARTOLINA DALLA GERMANIA

 

CARTOLINA DAL GIAPPONE

 

NUOVE MALEFATTE DI CREDIT SUISSE

 

OCCHIO AI BULLONI DEI BOEING

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

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L’INCHIESTA SU ANAS E VERDINI, ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI REPUBBLICA:

Da un lato ci sono gli imprenditori che bramano gli appalti Anas e dall’altro i dirigenti della società pubblica che ambiscono a ruoli apicali. E al centro sempre lui, Denis Verdini, pronto a fare da tramite con la politica, arrivando a contattare anche un sottosegretario del Mef. Questa volta l’ex parlamentare berlusconiano è in compagnia del figlio Tommaso e del socio Fabio Pileri, entrambi al vertice della società Inver. Denis Verdini indagato, gli altri due sono finiti ai domiciliari e con loro anche altri tre imprenditori: Antonio Samuele Veneziano, di Phos srl, un’azienda che si occupa di servizi connessi ai sistemi di vigilanza, Stefano Chicchiani della SE.GI. S.p.A e Angelo Ciccotto del Consorzio Stabile Europa, entrambe aziende operative nel settore delle costruzioni. Sono tutti accusati di corruzione e turbata libertà degli incanti per aver fatto parte di un sistema illegale che non si è fermato neanche quando, nel luglio 2022, la guardia di finanza ha perquisito uffici e abitazioni. Adesso i magistrati di Roma hanno anche sospeso per un anno dal servizio Paolo Veneri, già dirigente direzione Appalti e acquisti di Anas e adesso responsabile della struttura “Controllo, Finanza e Bilancio” di una partecipata Anas. E anche Luca Cedrone, già responsabile della struttura “Gallerie” e attualmente responsabile di “Geotecnica e Gallerie” della struttura “Ingegneria” all’interno della “Direzione Tecnica” di ANAS S.p.A. e componente della struttura operativa denominata “Piano straordinario per l’accessibilità a Cortina 2021 – Opere in variante alla S.S. 51 di Alemagna”. I Verdini, secondo le accuse, ricevevano dagli imprenditori milioni di euro camuffati da consulenze oppure contanti (in questo caso 500 mila euro in totale). Eppure, il 3 giugno 2022 Denis Verdini, parlando con Pileri, si lamentava dell’esiguità della mazzetta: «Appena il 10%». Poi i Verdini contattavano i funzionari Anas e si facevano consegnare informazioni privilegiate per fare ottenere gli appalti agli imprenditori amici. Poi per ricompensare i funzionari Anas promettevano promozioni e ruoli apicali grazie a contatti con esponenti di Fs, Anas e anche con un sottosegretario del Mef, Federico Freni, non indagato e adesso sorpreso di essere finito negli atti dell’inchiesta. I Verdini ponte tra politica e affari, insomma. I funzionari Anas Veneri e Cedrone offrivano «disponibilità a incontri con i privati fuori dalle sedi istituzionali per parlare delle procedure di gara in corso di svolgimento» e assicuravano «interventi in favore delle società degli imprenditori segnalati dai Verdini e da Pileri», si legge negli atti. Incontri che avvenivano con modalità che si addicono più a narcotrafficanti che a pubblici funzionari. Perché durante le cene i cellulari venivano lasciati in bagno e c’era anche chi chiedeva di attivare il disturbatore di frequenze, il Jammer. Poi si vedevano nei bar di piazza Mazzini a Roma, dove la finanza ha monitorato consegne di pacchi regali prontamente adagiati sui sedili posteriori delle auto. E ancora nei ristoranti, a cena, sempre a Roma, alla “Nuova Fiorentina”, al Nazareno. O anche alla stazione Termini o nelle hall degli alberghi. Davano pen drive con documenti riservati in merito ai bandi di gara, così da predisporre l’offerta tecnica adeguata in barba alla concorrenza. Si parla di appalti per 180 milioni di euro. Dieci milioni in Veneto, altri 10 in Puglia e anche in Basilicata. E poi 5 in Sardegna. In Umbria la finanza sospetta di un accordo quadro per gallerie da 16 milioni di euro. In cambio, gli imprenditori versavano un fiume di denaro. Qualcuno 7.500 euro al mese. Altri consegnavano fino a 30 mila euro in contanti in un solo giorno.
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