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Quota 100

Draghi tra Veltroni e gli squadristi delle chiusure

Le mosse di Draghi, le proposte di Veltroni, la campagna di vaccinazione e le politiche economiche anti crisi analizzate da Giuliano Cazzola

 

Nel corso dell’ultima conferenza stampa Mario Draghi ha fatto due affermazioni importanti. La prima è quella ripresa nell’incipit dell’editoriale di Walter Veltroni sul Corriere della sera: il miglior sostegno alla economia sono le riaperture. Con interi settori economici martoriati da un anno dal divieto di svolgere le proprie attività è tempo perso parlare di ripresa, di rilancio dell’occupazione. L’alternativa è l’assistenza, sia che venga contrabbandata a titolo di ristori o come sostegni.

È singolare la risposta che anche l’attuale governo continua a dare, come il precedente, alle categorie costrette ad una serrata obbligatoria: vi daremo più sussidi e in tempi più rapidi. Come se non sapessero che i titolari delle attività economiche penalizzate non chiedono sovvenzioni sostitutive del reddito e del fatturato, ma di poter produrre sia reddito che fatturato con i propri mezzi, il proprio lavoro e quello dei loro dipendenti.

I 945mila occupati in meno rispetto a febbraio di un anno fa sono in larga parte, per quanto riguarda il lavoro dipendente, mancate assunzioni; i 355mila autonomi che mancano all’appello nello stesso arco di tempo corrispondono ad attività economiche che hanno gettato la spugna o che non sono state in grado di partire.

È solo propaganda strumentale rivolta a conservare l’immobilismo dei sindacati e a sostenere che lo sblocco dei licenziamenti provocherà un’ecatombe, basando questa analisi sui 590 mila posti di lavoro alle dipendenze che mancano dall’inizio della pandemia fino allo scorso mese di febbraio.

L’indagine mensile Excelsior del mese di marzo ha previsto 292mila assunzioni e ben 932mila entro maggio. Ovviamente non si tratta in generale di posti di lavoro aggiuntivi, ma le previsioni costituiscono un importante indicatore di un’economia tuttora vitale, non annichilita dalla crisi. I contratti di lavoro nei settori privati sono stati rinnovati come è stato possibile; ma non si sono riscontrati particolari conflitti, a prova che il sistema produttivo (sia pure non in tutti i settori) era in grado di reggere un incremento di costi.

L’ultima indagine rapida del Centro Studi della Confindustria, pubblicata nei primi giorni di aprile ha confermato che ‘’nonostante l’aumento delle restrizioni in Italia l’industria conferma dunque una buona tenuta, in questa fase sostenuta maggiormente dall’accelerazione della domanda estera. La domanda interna, meno dinamica a causa delle limitazioni negli spostamenti e nello svolgimento di alcune attività, incide sul comparto terziario che nel primo trimestre zavorra la dinamica del PIL, attesa in marginale arretramento.

Le indagini qualitative (ISTAT e PMI manifatturiero) confermano un cauto ottimismo sull’evoluzione della domanda nei prossimi mesi, in linea con le rassicurazioni del Governo sulla rapida ed efficiente evoluzione della campagna vaccinale’’. Ecco perché l’esigenza prioritaria per rimettere in moto il sistema produttivo e dei servizi è quello di metterlo in condizione di lavorare.

Ma qui occorre fare i conti con coloro che il patologo Guido Silvestri (in un post su Facebook ripreso da Start magazine nei giorni scorsi) ha definito ‘’squadristi delle chiusure’’: quelli che “l’ottimismo è pericoloso” e che sono sempre pronti a tacciare di negazionismo quanti esprimono delle riserve. Silvestri non usa il fioretto ma la sciabola definendoli: ‘’Servi zelanti di una certa banda di potere, e che adesso si guardano bene dall’usare il “trattamento  verso i possibili responsabili del ritardo dei programmi vaccinali in Italia (perché, come ben sappiamo, per certa gente i morti e le colpe si “gridano” o si ignorano a seconda di come tira il vento)’’.

La pretesa più singolare dei ‘’signori delle chiusure’’ è quella di pretendere dal governo una “data” per riaprire, ma, sia ben chiaro, in sicurezza. E lamentano – si legga l’editoriale di Veltroni – che Draghi, durante la conferenza stampa non abbia voluto dare indicazioni su quale sarà il giorno dei santi Crispino e Crispiniano. Hanno dimenticato costoro che di date in questo annus horribilis se ne sono viste tante: dalla ripartenza a pieno carico dell’Alta Velocità, alla riapertura delle discoteche, delle palestre, dei ristoranti e quant’altro; dai ‘’contrordini’’ in occasione delle festività natalizie alla soppressione della stagione turistica invernale. Sempre all’ultimo momento quando gli operatori avevano predisposto – di tasca loro – gli apparati secondo le disposizioni stabilite in precedenza.

Persino Draghi, il 17 febbraio in Senato, ha dovuto promettere: ‘’Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole’’.

Non ha senso chiedere una data subordinandola agli esiti della campagna di vaccinazione e al raggiungimento di condizioni di sicurezza. Ha ragione il premier: non si può avere la botte piena e la moglie o il marito ubriachi. Perché a questo punto subentra la seconda importante affermazione di Draghi che riassumiamo così: sarà necessario stipulare degli altri contratti con i Big Pharma perché nei prossimi anni dovremo sottoporci ad ulteriori vaccinazioni per fare fronte alle varianti del virus. In sostanza un anno fa ci hanno detto che, dopo il lockdown, ‘’tutto andrà bene’’.

Poi è arrivata la salvezza attraverso la scoperta miracolosa dei vaccini. Adesso si sono accorti di quali problemi comporta una vaccinazione di massa e fanno capire che la somministrazione degli anticorpi garantisce un’immunità di pochi mesi e un decorso clinico meno grave e (forse) non mortale in caso di possibile ricaduta nel contagio. Nulla di male. Il mondo si è avventurato lungo un cammino sconosciuto, la scienza non può risolvere tutti i problemi, i sistemi sanitari non possono garantire l’immortalità. E’ ridicola la caccia ad AstraZeneca. Se si vanno a vedere le statistiche forse si trova un maggior numero di decessi per complicazioni derivanti da un’orticaria trascurata che per gli effetti collaterali del vaccino.

Facciamo pure tutto ciò che viene consigliato (chi scrive si è appena vaccinato dopo essersi sottoposto durante l’anno trascorso a tamponi e ad esami sierologici oltre – come sempre – alla vaccinazione antinfluenzale). Ma se lo scenario è quello che si profila bisognerà pure fare un punto e a capo; e domandarsi se l’economia potrà andare avanti con le attuali restrizioni per anni. Io mi considero un avversario della Lega, ma la prima misura da intraprendere è quella di consentire di lavorare a chi è in grado di farlo. Ed è possibile lavorare in condizioni di relativa sicurezza.

È una corsa, quella delle riaperture, che si svolge insieme al progredire della campagna delle vaccinazioni, delle terapie e della farmacologia, del contributo della medicina territoriale e delle cure a domicilio. Non è una battaglia, ma una guerra.

Con l’attuale strategia abbiamo avuto sia più decessi che maggiore povertà, pur impiegando, nella trappola chiusure/ristori, risorse ingenti sottratte alle generazioni che verranno, perché saranno loro a dover pagare il conto.

Come disse Draghi in un giorno (il 17 febbraio al Senato) che è vicino nel calendario, ma che si allontana dalla memoria di un Paese annichilito: “Una domanda che non possiamo eludere quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio risorse che sono sempre scarse. Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti’’.

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