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Edouard Philippe Francia

Tutte le consulenze elargite dalla Francia di Macron

Negli ultimi 10 mesi sono stati siglati tra il governo francese e le società di consulenza ben 26 contratti in diversi settori. Tutti i dettagli nell'articolo di Tino Oldan

 

La riforma della pubblica amministrazione è tra i primi impegni che Mario Draghi promette di affrontare con il suo governo.

La Commissione europea ha posto la sua attuazione tra le condizioni tassative per erogare i miliardi del Recovery fund.

Draghi è stato per anni direttore generale del Tesoro e ha potuto sperimentare dall’interno vizi e virtù della burocrazia, giudicata da anni tra le meno efficienti in Europa. Come intenda procedere per modernizzarla, e a quale modello intenda ispirarsi, non è però dato a sapere, quanto meno finché il neopremier avrà illustrato il suo programma di governo in Parlamento. In proposito, vale la pena di ricordare ciò che Emmanuel Macron ha fatto in Francia per riformare un apparato burocratico che, fino a poco tempo fa, era additato come un modello virtuoso, mentre per il capo dell’Eliseo non lo era affatto.

Tanto è vero che, negli ultimi anni, ha rimpiazzato interi settori della dirigenza pubblica con le maggiori società di consulenza private del mondo. Un cambio di cavallo che è venuto alla luce a seguito della pandemia, scatenando un mare di polemiche.

Si dà il caso, infatti, che il governo francese abbia affidato proprio alle società di consulenza il compito di organizzare la vaccinazione di massa, con risultati finora deludenti. Ne è seguita una levata di scudi tra gli oppositori di Macron, culminata pochi giorni fa con l’allarme lanciato dalla deputata conservatrice Véronique Louwragie, relatrice del bilancio sui temi della sanità, che ha detto: «Penso che lo Stato abbia abbassato la guardia e che la Francia si sia disarmata in materia di salute».

Giusto per dare un’idea: mentre in Italia il bollettino quotidiano sul Covid-19, con il numero dei contagiati e dei decessi, viene dato ogni pomeriggio da dirigenti del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, in Francia il medesimo compito vien svolto alle 17,00 di ogni giorno sotto la presidenza di un consulente McKinsey&Company, azienda americana incaricata il 30 novembre scorso di provvedere alla «implementazione vaccinale», con un contratto di 3,4 milioni di euro, i cui dettagli sono stati rivelati dalla Louwragie.

Partendo da questo contratto, come avviene per le matrioske, la deputata di La Republique (LR) ha scoperto che negli ultimi dieci mesi sono stati siglati tra il governo e le società di consulenza ben 26 contratti in diversi settori, «uno ogni due settimane».

Così, oltre alla McKinsey, nella gestione della campagna vaccinale sono state reclutate Citwell per la logistica e i dispositivi di protezione individuale (3,8 milioni di euro), e Accenture per i servizi internet relativi alla campagna (1,2 milioni). Altri 2,2 milioni sono stati impegnati per contratti con Roland Berger, Deloitte e JJL Consulting. Dati che hanno scatenato la curiosità dei media, compreso Politico.eu, che ha dedicato al tema un’inchiesta fluviale.

La sintesi: a partire dal 2018, il governo francese ha stipulato 575 contratti con le società di consulenza, incaricate di sostituire la pubblica amministrazione in numerosi settori. Secondo i dati della Federazione europea delle società di consulenza (Feaco), ciò ha fruttato 657 milioni di euro a tali società, pari al 10% dei loro ricavi annuali. «Ciò pone la Francia davanti a Italia e Spagna in termini di spesa», precisa l’inchiesta, «ma dietro al Regno Unito e alla Germania, dove la spesa pubblica per i consulenti è rispettivamente di 2,6 e 3,1 miliardi di euro».

Il primo ad aprire le porte del governo francese ai big della consulenza è stato Nicolas Sarkozy, che dopo la vittoria elettorale nel 2007 assunse McKinsey, Deloitte, Cap Gemini, Boston Consulting Group e Accenture «per rendere lo Stato francese efficiente in termini di costi», spendendo 250 milioni di euro in sette anni. Soltanto un assaggio rispetto a quello che ha poi fatto Macron, coinvolgendo le società di consulenza anche nel lavoro legislativo.

Un salto di qualità che ha finito per creare una spaccatura tra l’Eliseo e l’élite degli alti burocrati, in testa gli énarques dell’Ena, la scuola per l’alta dirigenza statale, e i superlaureati di Science Po. Una spaccatura che ora, dopo il flop delle società di consulenza nelle vaccinazioni, sta coinvolgendo anche il parlamento.

L’inchiesta di Politico.eu ricostruisce il legame di Macron con i consulenti privati fin dalle origini. Nel 2015, quando era ministro dell’Economia sotto Francois Hollande, Macron si avvalse di McKinsey per elaborare il disegno di legge Noé per migliorare le opportunità economiche e aumentare la competitività delle imprese. Progetto a cui si opposero sia Hollande che il primo ministro, Manuel Valls, che lo ritirò. Per la delusione, Macron si dimise dal governo, uscì dal partito socialista e iniziò la sua campagna elettorale per l’Eliseo, vinta nel 2017.

Da allora, le maggiori società di consulenza del mondo hanno firmato contratti con il governo per servizi nei settori più disparati: piano per la ripresa economica e gli investimenti tecnologici (McKinsey), intelligenza artificiale (Capgemini), infrastrutture digitali per la vaccinazione di massa (Accenture), neutralità del carbonio (Boston CG), fino al servizio nazionale per gli adolescenti (Roland Berger).

Alcuni dirigenti di queste società, amici di Macron di vecchia data, sono stati reclutati come dirigenti in alcuni ministeri chiave, come le Finanze, suscitando accuse di opacità e di conflitti di interesse. E l’Alta autorità per la trasparenza, interpellata da Politico, si è rifiutata di commentare il controllo che i dirigenti pubblici francesi affermano di subire nei rapporti con le società di consulenza. Un pessimo biglietto da visita per il modello francese.

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