Quali sono le potenzialità e le sfide per Mario Draghi a Palazzo Chigi? Quali pericoli deve scongiurare se riuscirà a formare un governo dopo il mandato ricevuto dal presidente della Repubblica? E quali sono le dinamiche economiche internazionali in cui l’ex presidente della Bce si muoverà una volta a Palazzo Chigi?
Ecco il parere di Giovanni Farese, professore di Storia dell’economia nell’Università Europea di Roma, Marshall Memorial Fellow del GMF-German Marshall Fund of the United States e membro del Bretton Woods Committee.
Crisi economica, politica, sanitaria. Che cosa può fare Draghi?
È un momento di grande speranza, per citare la parola chiave del breve discorso di Draghi di oggi. Più o meno cento anni fa un Parlamento diviso e una società in ebollizione generarono un esito molto diverso. Ma le istituzioni repubblicane sono forti. Il profilo di Draghi evoca naturalmente quello di Luigi Einaudi. L’attenzione alle nuove generazioni può significare anche una (einaudiana) maggiore “eguaglianza nei punti di partenza”. Si avverte davvero la possibilità, per dirla con papa Francesco, “di avviare processi”, e non di “occupare spazi”. Gli anni che abbiamo davanti – questo decennio – saranno quelli in cui o ricostruiremo o lentamente ruineremo, come in parte è purtroppo avvenuto. Oggi occorre invertire la rotta.
L’orizzonte, però, non è esente dai pericoli.
Nell’agosto del 2020 Draghi disse che le tre qualità indispensabili a coloro che sono in posizioni di potere sono conoscenza, coraggio e umiltà. Ha mostrato di saper vedere lontano, di saper indicare una mèta collettiva e di saper costruire, con parole e azioni innovative, il consenso necessario per raggiungerla. Molto naturalmente dipenderà dalla composizione del governo, se cioè sarà in parte politico e in parte tecnico, o tutto tecnico.
Quali sono i rischi da evitare?
Il pericolo da scongiurare è che i partiti pensino solo a fare un altro “giro di giostra”. Sarebbe una rovina e avrebbe esiti imprevedibili. Non a caso l’altra parola-chiave del breve discorso di Draghi è stata “unità”. Con un po’ di fortuna e molta sapienza si può aprire una fase politica nuova.
Come collocare gli eventi italiani nello scenario internazionale?
L’Italia è il banco di prova, come nel secondo dopoguerra, della ricostruzione europea. Il governo precedente ha rischiato di rendere vano lo sforzo (anche quello della signora Merkel) di un’Europa che emette titoli di debito comune, che getta le basi per il salto politico e ripensa il suo ruolo nel mondo. L’economia cinese sarà tra un anno del dieci per cento più grande di com’era prima della pandemia. Gli Stati Uniti hanno ripreso, anche economicamente, il loro cammino. L’Europa e l’Italia devono ripartire. Draghi scioglierà il nodo del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Che cosa cambierà per l’Italia con Biden alla Casa Bianca?
Vi è una felice coincidenza tra l’elezione di Biden e il conferimento dell’incarico a Draghi. Hanno una visione comune delle relazioni internazionali. Draghi ha, nell’anno del G-20 italiano, la credibilità internazionale di cui un paese con un’economia aperta all’Europa e al mondo ha bisogno vitale.