Green pass, una criticità su tutte: l’introduzione di un obbligo vaccinale surrettizio, subdolo. Invece di rendere per legge il vaccino anti-Covid un trattamento sanitario obbligatorio, come la Costituzione consentirebbe (articolo 32), e come molti vaccini già obbligatori, si è scelta una via traversa e divisiva per “obbligare” gli italiani più recalcitranti, o semplicemente dubbiosi, a vaccinarsi: quella della esclusione dalla vita sociale. Si parte da bar e ristoranti al chiuso, palestre, piscine, teatri, cinema, stadi, eventi e manifestazioni all’aperto, per arrivare presto a trasporti, scuola e lavoro. Il tempo di organizzarsi perché in questi ultimi casi la questione è più complessa, ha ammesso il premier.
Ora, ci chiediamo: ma è lecito, prim’ancora che opportuno, è costituzionale imporre restrizioni di tale portata delle libertà individuali a cittadini che rifiutano un vaccino che formalmente non è obbligatorio (e non lo è in nessun Paese)? E perché non si è scelta la via più diretta, e almeno onesta, di renderlo obbligatorio? Forse perché si tratta di vaccini approvati in via emergenziale, senza decenni di sperimentazione sul campo?
Per il momento in questa sede ci accontentiamo di tornare alla conferenza stampa di due giorni fa, durante la quale il presidente del Consiglio Draghi, affiancato dai ministri della salute e della giustizia, ha illustrato le decisioni del Consiglio dei ministri.
Ieri in conferenza stampa Draghi ha dato dimostrazione di una totale, palese, clamorosa incompetenza sul dossier che era stato appena trattato in Consiglio dei ministri, peraltro portando ad una decisione di enorme impatto sulle vite e le libertà costituzionali di milioni di italiani. E purtroppo non è la prima volta che il premier in conferenza stampa mostra di non conoscere i dossier che esulano dalla materia strettamente economica e monetaria.
Parlando del provvedimento sul Green Pass, Draghi ha testualmente detto:
“È una misura con cui gli italiani possono continuare a esercitare le proprie attività, a divertirsi, ad andare al ristorante, a partecipare a spettacoli all’aperto, al chiuso. Con la garanzia però di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose“.
Ora, gli italiani saranno anche mediamente ignoranti, ma a questo punto molti di loro avranno senz’altro capito ciò che il premier Draghi ha mostrato di ignorare ancora: anche i vaccinati possono essere contagiosi. Forse, ma solo con molti forse, un po’ meno dei non vaccinati, ma certamente non esiste alcuna garanzia che tra i vaccinati non ci siano persone contagiose. Fact-checking? Un’affermazione totalmente falsa, anti-scientifica.
Ma particolarmente grave perché si tratta proprio della materia del contendere del decreto approvato ieri. Perché se è vero, com’è vero (e i dati dal Regno Unito e da Israele lo confermano), che i vaccinati possono essere positivi e contagiare, escludere i non vaccinati dalla vita sociale come se fossero i soli untori non ha fondamento dal punto di vista epidemiologico o almeno – mettiamola così – è misura altamente sproporzionata.
Torniamo sempre sul punto trattato ieri da Gioli: i vaccini proteggono dalla malattia grave, non garantiscono l’insensato traguardo “Covid zero”. Riducono drasticamente ricoveri e decessi e tanto ci deve bastare per tornare alla completa normalità, perché se aspettiamo il giorno in cui registreremo “casi zero” potrebbero volerci anni, decenni. Certamente raggiungere un’elevata percentuale di popolazione vaccinata è un obiettivo desiderabile anche per ridurre la trasmissione del virus, oltre che la pressione sul sistema sanitario, ma dal momento che non impediscono il contagio questi vaccini rappresentano una protezione individuale, non “altruistica”.
Un’altra frase pronunciata ieri da Draghi ci ha fatto sobbalzare dalla sedia:
“L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire: non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, contagi, lui o lei muore”.
Una completa falsità. Non solo chi non si vaccina, ma anche chi si vaccina può (è una eventualità) contagiare e “far morire”. Al che qualcuno gli ha fatto notare: quindi gli stati come Germania e Regno Unito che sconsigliano di vaccinare i minorenni li invitano a morire e far morire?
Non deve sfuggire inoltre in quelle parole un gratuito attacco politico del premier al leader di una forza di governo, che non aveva invitato a non vaccinarsi ma osservato che sotto i 40 anni il vaccino è “meno urgente”, perché la mortalità da Covid praticamente si azzera.
Siamo forse troppo assuefatti e distratti per guardare con lucidità e la giusta preoccupazione a quanto sta accadendo al nostro stato di diritto: la logica emergenziale permanente e l’approccio “rischio zero” alla pandemia, con il conseguente ricorso sistematico a importanti e durature restrizioni delle libertà individuali, stanno già mutando in profondità le nostre democrazie. Una torsione illiberale, autoritaria, da cui sarà difficile raddrizzarle, perché nel frattempo si gonfia il sentimento di sfiducia dei cittadini nella capacità dei sistemi democratici di assicurare benessere, libertà e sicurezza.
(Estratto di un articolo pubblicato su Atlantico Quotidiano; qui la versione completa)