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Draghi Biden

Draghi ha deluso i superbideniani?

Che cosa ha detto e che cosa ha fatto capire il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nella conferenza stampa all'ambasciata italiana a Washington dopo l'incontro con Joe Biden alla Casa Bianca.

“Il presidente Zelensky deve definire cos’è la vittoria, non noi”.

E’ la frase clou – che sta facendo dibattere gli analisti – pronunciata dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, in una conferenza stampa all’ambasciata italiana a Washington dopo l’incontro ieri con Joe Biden alla Casa Bianca.

Che cosa significa? Deve essere dunque l’Ucraina a stabilire, in sostanza, se e quando decidere un cessate il fuoco o l’inizio dei negoziati con la Russia.

Una posizione che, secondo molti osservatori, si discosta dalla linea degli Stati Uniti e del Regno Unito che premono affinché ci sia di fatto un indebolimento della potenza di Mosca grazie agli aiuti militari occidentali a Kiev, fino a un cambio di regime a Mosca.

Una posizione che si discosta dalle attese della Casa Bianca, se si considera quanto aveva sottolineato Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group, centro di ricerche ritenuto molto vicino all’amministrazione Biden: “Sui fondamentali Roma e Washington sono al 100% sulla stessa frequenza”, aveva detto il politologo Bremmer intervistato da Formiche di Paolo Messa (già direttore del Centro studi americani e ora top manager del gruppo Leonardo negli Stati Uniti), che così ha sintetizzato il pensiero di Bremmer: “A Washington Draghi compatta la Nato, Italia allineata e con Biden rapporti ottimi”.

Ma cosa ha detto Draghi in conferenza stampa?

“L’incontro di ieri con il presidente Biden è andato molto bene. In questo incontro ci siamo trovati d’accordo sul fatto che bisogna sostenere l’Ucraina – ha esordito il presidente Draghi – ma bisogna anche cominciare a parlare di pace. E deve essere una pace che vuole l’Ucraina”.

“Abbiamo concordato che occorre continuare a sostenere l’Ucraina e a fare pressione su Mosca ma anche cominciare a chiedersi come si costruisce la pace. Il percorso negoziale e’ molto difficile ma il primo punto punto e’ come costruire questo percorso negoziale, deve essere una pace che che vuole l’Ucraina, non una pace imposta”, ha detto il premier.

La guerra ha cambiato fisionomia, inizialmente era una guerra in cui si pensava ci fosse un Golia e un Davide, essenzialmente di difesa disperata che sembrava anche non riuscire, oggi il panorama si è completamente capovolto, certamente non c’è più un Golia, certamente quella che sembrava una potenza invincibile sul campo e con armi convenzionale si è dimostrata non invincibile”.

“Tutte le parti devono fare uno sforzo per arrivare sedersi intorno ad un tavolo, anche gli Usa”, ha ribadito il presidente del Consiglio. “All’inizio della guerra in parlamento si diceva in l’Italia che dovevamo avere un ruolo, io risposi che non bisogna cercare un ruolo, bisogna cercare la pace, chiunque siano le persone coinvolte l’importante è che cerchino la pace, non di affermazioni di parte. Non bisogna cercare di vincere, la vittoria poi non e’ definita: per l’Ucraina significa respingere l’invasione ma per gli altri?”.

C’è poi il problema dei prezzi dell’energia. “L’Italia sta facendo molto per raggiungere l’indipendenza dal gas russo” ha detto Draghi. “Ho anche ricordato a Biden il tema della possibilità di mettere un tetto al prezzo del gas, ipotesi accolta con favore, anche se l’amministrazione Usa sta riflettendo più su un tetto al prezzo petrolio che su gas, si è deciso che ne riparleremo presto insieme”. Così il premier Mario Draghi a Washington in conferenza stampa dopo l’incontro con il presidente Usa Joe Biden. Nel mercato dell’energia “le distorsioni sono molto forti in Ue, ora i provvedimenti se si riusciranno a prendere sono in corso di programmazione” ma “in Ue dobbiamo essere d’accordo e come sapete i pareri non sono unanimi ma su questo noi continueremo ad andare avanti”.

“Le banche centrali devono aumentare i tassi ma se li aumentano troppo fanno cadere il paese in recessione ma di questa difficoltà Lagarde è pienamente consapevole. La situazione è molto diversa tra Usa e Ue, in Usa il mercato del lavoro è a pieno impiego, in Europa no, quindi il passo di normalizzazione della politica monetaria sarà necessariamente diverso. Noi come governo possiamo cercare di attenuare la perdita di potere d’acquisto sulle categorie più deboli”.

“Con Joe Biden abbiamo parlato della crisi alimentare provocata dal blocco di grani vari dall’Ucraina perché i porti sono bloccati. Lavrov ha detto che sono bloccati perché i porti sono minati. Questo può essere un primo esempio di dialogo che si costruisce tra le due parti per salvare decine di milioni di persone”.

Nell’incontro con il presidente Biden è stato affrontato anche il tema della ricostruzione dell’Ucraina: “L’Ue dia una risposta collettiva per la ricostruzione Ucraina. I singoli paesi non hanno risorse, l’Italia farà la sua parte insieme agli altri”. “A oggi non vedo una recessione quest’anno: il motivo è che abbiamo chiuso l’anno scorso molto molto bene e ci portiamo dietro una crescita acquisita. Mi pare molto difficile che quest’anno ci possa essere una recessione”.

Resta da vedere se la posizione che in pubblico ha mostrato Draghi sia stata quella esposta dal presidente del Consiglio italiano al presidente degli Stati Uniti.

IL TWEET DI DOTTORI

C’è chi, sulla base delle parole del premier in conferenza stampa, intravede un’impostazione simile a quella di Macron, come ha sottolineato il consigliere scientifico di Limes, Germano Dottori:

L’EDITORIALE DI FOLLI (REPUBBLICA)

Diverso il parere dell’editorialista di Repubblica, Stefano Folli, che sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari ha scritto: “Non si può dire che Draghi abbia ricalcato le tesi di Macron sulla necessità di raggiungere al più presto un accordo sulla “sicurezza europea” in cui comprendere anche la Russia, “senza umiliazioni o vendette”. Il premier italiano ha seguito una sua linea, il cui fulcro consiste nell’aver tenuto insieme le due metà della mela: l’Unione europea e l’Alleanza atlantica. Non era scontato, come ha riconosciuto Biden. Si tratta di un’architettura politica che in questo momento solo Draghi, tra i leader europei, sembra in grado di realizzare”.

L’ANALISI DI LIMES

Limes ha notato una “concordanza di vedute fra Italia, Germania e Francia, diverse dai punti di vista più agguerriti di Polonia, baltici e Stati Uniti stessi. Stati Uniti dove peraltro si dibatte su fin dove spingere l’indebolimento di Mosca”. Secondo la rivista di geopolitica, l’interesse di Draghi sembra quello di “proporsi come ponte fra le fughe in avanti franco-tedesche e l’esigenza statunitense di una sfera d’influenza compatta. Spera inoltre di smorzare le richieste più pressanti sull’embargo energetico mettendo sul piatto un aumento degli stanziamenti per i profughi ucraini, un terzo invio di armi a Kiev (con equipaggiamenti di guerra elettronica) e altri seicento militari italiani sul fianco orientale della Nato (Bulgaria e Ungheria)”. Conclusione della rivista diretta da Lucio Caracciolo: “Dalla visita a Washington non si può concludere che Draghi sia completamente schiacciato sulle posizioni americane”.

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IL RESOCONTO DELLA CONFERENZA STAMPA DI DRAGHI NEGLI STATES A CURA DELL’INVIATA DELL’AGI:

In un primo momento, si pensava che la guerra ucraina si sviluppasse come il racconto biblico di Davide e Golia, ma la Russia ha dimostrato di “non essere un soggetto invincibile”. Il premier italiano Mario Draghi esprime parole di ottimismo dopo l’incontro avuto ieri e che è andato “molto bene” con il presidente degli Stati Uniti. Con Biden, è stata raggiunta una sintonia di vedute sul percorso negoziale che si presenta “molto difficile” e “il primo punto è come costruirlo”. In ogni caso, “non deve essere una pace imposta né da un tipo di alleati né da altri”, aggiunge.

Per il presidente del Consiglio, occorre portare “tutte le parti” al tavolo e suggerisce da dove partire: “Lo sblocco del grano dai porti ucraini può essere una prova di dialogo”.

Draghi respinge la necessità per l’Italia di trovare un ruolo: “All’inizio della guerra, molti dicevano che l’Italia doveva averlo e io ho risposto: non è necessario cercare un ruolo, ma la pace”. “Chiunque sia la persona o le persone che vengano coinvolte, e mi auguro che ci sia un’iniziativa di questo genere, cerchi la pace e non affermazioni di parte”.

In altri termini, spiega il premier, “chi fa questo sforzo deve essere una persona, un paese, un’istituzione che non va cercando di vincere. Oltretutto, la vittoria se ci si pensa bene non è definita: per gli ucraini è definita perché significa respingere l’evasione. Ma per gli altri?”.

Sempre sulla pace, insiste Draghi, ci vuole un tavolo con tutti. “L’Ucraina è l’attore principale attorno a questo tavolo”, spiega il premier. “Bisogna – prosegue – togliere il sospetto che le parti più deboli, soprattutto gli ucraini, hanno in questo momento, che si arrivi a una pace imposta. Una pace che fa comodo a Usa, Europa, russi ma non è accettabile dagli ucraini. è la ricetta per arrivare al disastro, perché a quel punto la pace non sarà credibile, perché i primi a mantenere la pace saranno gli ucraini e i russi. Altrimenti non ci sarà pace, ci sarà una finta pace che verrà tradita ogni momento”.

In questo senso, occorre quindi far sì che si crei questo tavolo di pace e avviare i contatti “a tutti i livelli”: il presidente del Consiglio invita a pensare al domani. “Bisogna essere capaci non di dimenticare, perché ciò è impossibile, ma di guardare al futuro”, sostiene, accennando alla ricostruzione ucraina dopo il conflitto. Per far questo, l’invito di Draghi è ad agire in maniera compatta in sede Ue.

“Chiaramente un paese europeo come l’Italia non ha risorse nel bilancio nazionale per partecipare da solo alla ricostruzione ucraina e quindi occorre che tutta l’Unione europea investa e dia una risposta collettiva. L’Italia farà la sua parte ma insieme con gli altri”, argomenta il premier.

La necessità di avviare i contatti a tutti i livelli non significa comunque far finta che non sia successo nulla, ma essere più lungimiranti. Ad esempio, sottolinea il capo del governo, al G20 “saremmo tutti tentati di non sederci al tavolo con Putin”. Ma poi aggiunge: “Non si può. D’altronde il resto del mondo non è a quel tavolo, alzarsi – osserva – significherebbe abbandonare quel resto di mondo”.

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