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Merkel Macron

Che cosa succede all’asse Francia-Germania in Europa?

Come cambiano i rapporti tra Francia e Germania. L'approfondimento di Tino Oldani per Italia Oggi

Giusto un anno fa, di fronte alla conferenza mondiale sulla sicurezza che si svolge ogni anno a Monaco di Baviera, il discorso di Angela Merkel fu accolto da un’ovazione. La Cancelliera non esitò a schierarsi contro il metodo bilaterale di Donald Trump e difese a spada tratta il multilateralismo. Non solo: respinse l’accusa del ministro del commercio Usa, per cui le auto tedesche costituivano una minaccia per la sicurezza Usa: «Un’assurdità, visto che sono prodotte in South Carolina». E poiché, a suo avviso, il mondo è diventato un «grande puzzle che si è frammentato», difese la Nato e il dialogo con tutti i grandi, in testa Usa, Cina e Russia, convinta che «le strutture internazionali non vanno distrutte». Un intervento autorevole, espressione di una Germania forte sul piano economico e con una leadership politica indiscussa. Almeno fino ad allora, quando i rovesci più recenti del potere merkeliano e della Cdu, dalla Turingia alle dimissioni di Annette Kramp-Karrenbauer, erano di là da venire.

Nella narrazione della conferenza dell’anno scorso, tuttavia, sfuggì a molti un dettaglio politico di non poco conto: avendo firmato da poche settimane l’accordo di Aquisgrana con la Francia, Merkel aveva programmato un’apparizione congiunta con Emmanuel Macron, per dimostrare in modo simbolico che tra i leader dell’Unione europea vi era unanimità sui grandi temi della politica mondiale. Ma, all’ultimo istante, Macron annullò l’apparizione congiunta, con grave scorno di Merkel: fu il primo segnale del fatto che le posizioni di Berlino e Parigi sullo scacchiere internazionale non erano per nulla unanimi. Anzi, come si è potuto constatare nei mesi seguenti, le loro posizioni sono diventate via via sempre più distanti, per non dire conflittuali. Una serie di divergenze che, soprattutto dopo la Brexit, hanno finito per mettere in luce che il cosiddetto asse franco-tedesco, quale pilastro portante e decisivo dell’Unione europea, sembra ormai giunto al capolinea.

Le scelte di Macron contro l’egemonia tedesca, da allora, sono state un crescendo. Nel febbraio 2019 ha ritirato l’appoggio francese al North Stream2 tra Russia e Germania, gasdotto molto contestato anche da Donald Trump, che Merkel sta però completando, sia pure tra molte difficoltà. In aprile il governo di Parigi si rifiutò, in sede Ue, di iniziare i colloqui per negoziare un accordo di libero scambio con gli Usa, vale a dire un negoziato che interessava soprattutto all’industria tedesca dell’auto, per prevenire una politica di dazi ostili da parte di Trump.

In maggio, altra rottura: Macron boccia Manfred Weber, il candidato tedesco scelto da Angela Merkel per la guida della Commissione Ue, e costringe la Cancelliera a cambiare cavallo e a puntare su Ursula von der Leyen, non eletta al Parlamento europeo come spitzenkandidat, ma gradita a Parigi. Arriva l’estate e Macron affonda un altro colpo, chiedendo miglioramenti dell’accordo tra Ue e Mercosur, la confederazione sudamericana, un’intesa raggiunta dopo circa venti anni di difficili negoziati, giudicati di enorme interesse per l’export tedesco, con l’inevitabile ritorno al punto di partenza.

Finito? Nemmeno per sogno. A metà gennaio di un anno fa, con la firma dell’accordo di Aquisgrana, sembrava che Francia e Germania dovessero diventare un unico soggetto politico, quasi un unico stato, con il seggio francese all’Onu messo a disposizione di Berlino. In autunno, invece, è ormai chiaro che la Francia non ha alcuna intenzione di condividere il suo seggio permanente all’Onu, né di avallare le scelte di Merkel sullo scacchiere dell’Europa: così, mentre la Cancelliera si dice favorevole all’avvio dei colloqui con la Macedonia settentrionale e l’Albania per il loro ingresso nell’Ue, così da ampliare il mercato dell’export tedesco, Parigi blocca tutto.

L’ultimo scontro è sulla bomba atomica. Da anni, i tedeschi chiedono di condividere l’ombrello nucleare francese, e pochi giorni fa il responsabile della Cdu per la politica estera e militare, Johann Wadephul, lo ha ribadito, auspicando di «mettere le forze nucleari francesi sotto un comando congiunto Ue e Nato», il che consentirebbe a Berlino di accedere al nucleare militare, oltre a contribuire alle spese. La risposta di Macron la conoscete, ha proposto ai paesi Ue di «condividere le esercitazioni militari con le forze nucleari francesi», perciò di condividerne anche i costi, ma senza alcun potere di decisione in materia. Dunque, un rifiuto della richiesta tedesca, mascherato da finta generosità europea: una mossa ostile quanto azzardata, dettata dall’ambizione di Macron di primeggiare nell’Ue, scalzando la Germania.

 

(Estratto di un articolo pubblicato su ItaliaOggi)

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