Questa settimana il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si recherà in visita in tre paesi del golfo Persico: martedì 13 maggio sarà a Riad, la capitale dell’Arabia Saudita, per riunirsi con il principe ereditario Mohammed bin Salman; il giorno dopo parteciperà a un vertice regionale, poi andrà in Qatar e, infine, negli Emirati Arabi Uniti.
La visita di Trump servirà innanzitutto ad attrarre investimenti dai paesi del Golfo negli Stati Uniti, anche alla luce del calo del prodotto interno lordo – per la prima volta dall’inizio del 2022 – nel primo trimestre dell’anno: è una conseguenza del grande aumento delle importazioni, legato a sua volta ai dazi imposti e annunciati dal presidente. Questa porzione di Medioriente riveste un’importanza notevole per Trump, considerato che sarebbe dovuta essere la meta del suo primo viaggio all’estero da quando ha fatto ritorno alla Casa Bianca – i piani sono cambiati con la partecipazione ai funerali di papa Francesco a Roma -, e considerato che l’Arabia Saudita era già stata la prima nazione visitata durante il suo primo mandato.
BLACKROCK, ALPHABET, PALANTIR E NON SOLO ACCOMPAGNERANNO TRUMP
Nel suo viaggio, Trump sarà accompagnato da un folto gruppo di dirigenti di grandi aziende e di società di investimento: al vertice sugli investimenti tra Stati Uniti e Arabia Saudita del 13 maggio, infatti, parteciperanno gli amministratori delegati di BlackRock, Franklin Templeton, Citigroup, Alphabet, Palantir, Ibm e Qualcomm.
600 MILIARDI DI DOLLARI (E OLTRE?) DALL’ARABIA SAUDITA
Lo scorso gennaio il principe bin Salman aveva annunciato che nei prossimi quattro anni l’Arabia Saudita avrebbe investito 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti; Trump aveva promesso che avrebbe fatto arrivare la cifra a 1000 miliardi attraverso la compravendita di sistemi militari, tra le altre cose.
Public Investment Fund, il ricco fondo sovrano dell’Arabia Saudita, è già molto presente nell’economia americana, dato che possiede partecipazioni in aziende come Uber, Electronic Arts e Lucid. È probabile che la visita di Trump porti alla firma di nuovi accordi economici tra Riad e Washington: pare infatti che i sauditi abbiano intenzione di acquistare equipaggiamenti militari americani – come missili, sistemi radar e velivoli da trasporto – per oltre 100 miliardi di dollari.
Nel 2021 l’amministrazione di Joe Biden aveva interrotto le vendite di sistemi d’offesa all’Arabia Saudita per il suo ruolo nella guerra in Yemen e per l’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi; le vendite sono riprese l’anno scorso: c’entra forse il fatto che gli Stati Uniti abbiano bisogno dell’aiuto dei sauditi per la risoluzione della guerra a Gaza tra Israele e Hamas.
Tornando agli investimenti, lo scorso aprile i due paesi hanno discusso di cooperazione sull’energia nucleare e sulla filiera dei minerali critici.
1400 MILIARDI DAGLI EMIRATI ARABI UNITI
Quanto agli Emirati Arabi Uniti, tappa conclusiva del tour regionale di Trump, si sono già impegnati a investire negli Stati Uniti 1400 miliardi di dollari in dieci anni nei settori dell’intelligenza artificiale, dei semiconduttori, dell’energia e della manifattura: ad annunciarlo, lo scorso marzo, fu lo stesso Trump, dopo un incontro a Washington con il consigliere per la sicurezza nazionale emiratino. La grandezza della cifra, però, ha suscitato dello scetticismo.
Sia l’Arabia che gli Emirati stanno investendo parecchio nelle tecnologie di intelligenza artificiale con l’obiettivo di diversificare le loro economie, ad oggi molto dipendenti dalle vendite di combustibili fossili; gli Emirati, in particolare, puntano a diventare un polo globale dell’intelligenza artificiale.
La settimana scorsa l’amministrazione Trump, probabilmente con l’intenzione di favorire il raggiungimento di accordi economici con le nazioni del Golfo, ha rimosso le restrizioni al commercio di microchip avanzati elaborate da Biden, che prevedevano l’istituzione di tre gruppi di paesi sulla base del loro grado di alleanza o di allineamento con gli Stati Uniti: maggiore l’allineamento, maggiori le possibilità di accesso ai semiconduttori americani. Sia Riad che Dubai si erano lamentate per essere state inserite nel secondo gruppo, sostenendo che questo avrebbe limitato parecchio le loro possibilità di acquisire i chip per l’intelligenza artificiale.
ANCHE I SAUDITI CERCANO INVESTITORI
Non è solo Trump a ricercare gli investimenti dei paesi arabi: anche l’Arabia Saudita vorrebbe che gli Stati Uniti investissero di più in alcuni settori emergenti della sua economia in modo da realizzare il vasto (e costoso) programma di diversificazione “Vision 2030”. Nel 2024, tuttavia, gli investimenti esteri in Arabia Saudita sono calati per il terzo anno consecutivo.
Il regno ha difficoltà ad attrarre capitali, dunque, e spera che la visita di Trump possa portare a un aumento degli investimenti delle società americane nei settori dell’intelligenza artificiale, della sanità e dell’istruzione, in particolare.
E IL QATAR?
Dei tre paesi del Golfo che Trump visiterà, è il Qatar quello più legato agli Stati Uniti sulla sicurezza, ospitando peraltro la più grande base militare americana in Medioriente (di recente la permanenza è stata rinnovata per altri dieci anni). La partnership strategica bilaterale è stata approfondita nel 2022, quando l’allora amministrazione Biden designò il Qatar come major non-Nato ally.