Skip to content

Trump

Ecco chi rischierà di più con Trump alla Casa Bianca, secondo l’Economist

Cina, Messico e Germania sono alcuni dei paesi maggiormente esposti al rischio di un ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Cosa dice lo studio dell'Economist.

Un piccolo esperimento fatto dall’Economist ci aiuta a cogliere gli effetti non indifferenti sulle politiche americane e le relazioni che gli Usa intratterranno con i principali partner commerciali in caso di vittoria di Trump alle presidenziali di novembre. Un esercizio di calcolo di quello che la testata chiama “indice rischio Trump” di cui si è andata a misurare l’incidenza sui principali partner Usa per l’adozione delle draconiane politiche annunciate poche settimane fa dalla Piattaforma repubblicana.

Cosa succede se vince Trump?

Nelle sedici pagine di quella piattaforma si intravvedono veri e propri smottamenti che altererebbero drasticamente le relazioni politiche, economiche e commerciali anche con alcuni Paesi considerati amici.

Non c’è solo il taglio netto ai flussi migratori in nome dei vecchi mantra della lotta agli ingressi clandestini e della restrizione delle regole vigenti sugli ingressi su suolo Usa.

Il Partito ha annunciato anche dazi e altre forme di restrizioni alle importazioni che altererebbero non poco la fisionomia degli attuali scambi commerciali.

Chi conosce l’ideologia trumpista può anche preconizzare facilmente poi un riorientamento degli aiuti militari, che sgombri il campo da accordi equivoci, come anche la rinnovata urgenza sulla necessità per tutti di aumentare le spese militari.

L’esperimento dell’Economist

Per cercare di misurare in anticipo queste conseguenze l’Economist ha affidato alla sua sister company, EIU, il compito di stilare una classifica dei settanta più grandi partner commerciali americani sulla base dell’esposizione al rischio Trump in materia di commercio, sicurezza e immigrazione.

Target Messico

In cima all’elenco delle nazioni su cui l’effetto Trump sarebbe devastante, con un indice che tocca la vetta di 73 punti su 100, c’è il Messico, da dove milioni di cittadini attraversano annualmente i confini americani.

Ma il Messico è anche il Paese che nel 2023 ha preso il posto della Cina come maggior esportatore di beni verso l’America.

Se il trumpismo è in qualche modo sinonimo di avversione ai deficit commerciali, la crescita del 37% del deficit col Messico dal 2020, che ha raggiunto ormai quota 152 miliardi di dollari, non potrà che rappresentare una priorità da affrontare per l’amministrazione americana guidata, si predice, di nuovo dal tycoon.

Altri Paesi latini

Altri Paesi profondamente influenzati dalle politiche trumpiane sarebbero Costarica e Panama, rispettivamente alla seconda e alla quinta posizione della classifica dell’Economist.

Ma nella top ten del rischio rientrano anche Repubblica dominicana, El Salvador e Honduras, altamente vulnerabili al mutamento delle politiche migratorie da parte del colosso del Nord.

Cina e Germania colpite

A figurare in primo piano nella lista dell’Economist, anche se con un indice di rischio meno accentuato rispetto ai Paesi precedentemente elencati, ci sono due colossi come un alleato Nato quale la Germania (indice 53) e il rivale cinese (indice 50).

Ma a subire contraccolpi sarebbero anche amici come il Giappone (49) e il Canada (43).

Se uno osserva la mappa pubblicata dall’Economist che tinge di rosso i Paesi più esposti al rischio Trump e presenta con colori più chiari quelli meno esposti ci si rende conto che le uniche porzioni del mondo risparmiate sarebbero l’Africa, il Medio Oriente e l’Asia Centrale, e non senza qualche eccezione.

Torna su