Così, a caldo, mentre ancora arrivano dagli Stati Uniti i dati non definitivi della vittoria di Donald Trump su Kamala Harris nella corsa alla Casa Bianca, lasciatemi dire che trovo esagerata quella bandiera americana in fiamme sventolata, non so se più per paura o per rabbia, sulla prima pagina di Domani. Che è il giornale orgogliosamente posseduto dal vedovo di Repubblica Carlo De Benedetti. Che già l’altra volta, alla prima elezione di Trump, appunto, alla presidenza degli Stati Uniti volle farsi sorprendere imprudentemente dalla vittoria pronosticando nel salotto televisivo di Lilli Gruber, otto anni fa, la bocciatura del tycoon, da lui considerato anche troppo pieno di debiti per poter essere davvero eletto.
Come in cuor suo nel 1994 aveva considerato Silvio Berlusconi prima che il Cavaliere vincesse in Italia le prime elezioni politiche della seconda Repubblica andando direttamente a Palazzo Chigi.
Quella bandiera in fiamme durante la notte sullo sfondo di una carta geografica degli Stati Uniti, e forse anche di qualcosa di più, è semplicemente una follia, superiore a tutte le altre che possa avere detto e minacciato, o promesso, Trump nella sua scomposta campagna elettorale.
La prima cosa che non si deve perdere davanti ad una notizia o a uno scenario sgradito è la testa.