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Tutte le ricadute della guerra commerciale Usa-Cina su dollaro e yuan

Il commento a cura di Antonio Cesarano, Chief Global Strategist, Intermonte SIM

Il tanto discusso tema dei dazi che in questi giorni si sta riacuendo tra Cina ed USA, in vista della scadenza del 5 settembre, sta avendo impatti a volte contrapposti sul fronte cambi.

Proviamo a fare due opposti ragionamenti sul tema dei potenziali impatti sul cambio, emulando (per gli amanti del genere) il metodo dei cosiddetti “discorsi opposti” (“dissoi lògoi” si direbbe in greco antico) , tanto amato dai sofisti nell’antica Grecia. In particolare, all’epoca veniva insegnato come sostenere due tesi opposte sullo stesso argomento (in questo caso il dollaro), con uguale enfasi e convinzione, una sorta di allenamento all’ars oratoria.

Primo ragionamento: l’intensificazione dell’ipotesi dazi potrebbe impattare sulla crescita globale, riducendola sensibilmente, riducendo allo stesso tempo anche i possibili rialzi futuri della FED. Se così fosse, l’impatto finale sarebbe quello di favorire un deprezzamento del dollaro;

Secondo ragionamento: i dazi applicati con un’aliquota molto elevata (al momento l’ipotesi è al 25% su tutti i 250Mld$ di beni presi in considerazione dagli USA), in ultima istanza si risolverebbe in un marcato incremento dell’inflazione, aumentando pertanto le spinte affinché la Fed innalzi i tassi come finora dichiarato. In questo secondo caso sarebbe pertanto favorito un apprezzamento del dollaro

Come si può vedere, la differenza base tra i due ragionamenti non è tanto nell’imposizione di dazi su vasta scala (ipotesi 250Mld$ di beni), quanto piuttosto nell’aliquota applicata. Se l’aliquota diventa molto alta, allora il timore dell’impatto sulla crescita si trasferisce a quello sul possibile rialzo dell’’inflazione. Non a caso in questi giorni, l’avanzata dell’ipotesi aliquota al 25% si sta verificando in un contesto di tassi in rialzo soprattutto sul lungo termine (Treasury 10 anni nuovamente al 3%) e dollaro in apprezzamento.

L’emblema dell’intensificazione dello scontro è diventato lo yuan, che continua a deprezzarsi, o meglio continua ad essere deprezzato, dal momento che il movimento appare molto stimolato e controllato dalla Cina in chiave di ritorsione contro i ventilati dazi. Come già segnalato in altra sede, per poter controbilanciare il danno di circa 60Mld$ derivante da dazi al 25% su 250Mld$ di beni, occorre uno yuan intorno a 7/7,10, per avere un ritorno di pari importo da parte della Cina sui circa 500Mld$ di export complessivo vs gli USA.

In ultima istanza, pertanto, il deprezzamento dello yuan diventa un innesco anche dell’appezzamento del dollaro verso le principali valute tra cui l’euro, dal momento che diventa segnaletico del livello di tensione USA Cina e quindi della probabilità attribuita al rischio che davvero le minacce di Trump si traducano in fatti, alias inflazione globale.

Il tempo “concesso” da Trump per le trattative scade il 5 settembre. In questo gioco negoziale è possibile che i toni siano molto più forti nella fase iniziale, quando ciascuna delle controparti cerca di mettere sul tavolo il livello massimo di minaccia potenziale. Pertanto, se fosse corretta l’ipotesi di yuna in area 7 vs dollaro, questo significherebbe che il dollaro potrebbe apprezzarsi vs euro fino a quando non si raggiungerà quel livelo di yuan. Allo stesso tempo occorre però anche mettere in conto i possibili “twitt avversi” di Trump, ossia twitt che segnalano la contrarietà del presidente ad un dollaro troppo forte. In questo caso il movimento in apprezzamento del dollaro potrebbe essere frenato.

Altro elemento importante è anche la dinamica salariale di cui avremo oggi l’aggiornamento di luglio (ore 14:30): se fosse in accelerazione, potrebbe accelerare anche l’apprezzamento del dollaro.

SINTESI OPERATIVA EURUSD

In sintesi, la fase negoziale sull’ipotesi dazi al 25% tende a far apprezzare il dollaro nelle fasi più acute. L’area 1,145/1,15 in questa fase (soprattutto fino a metà mese ossia circa a metà della tempistica concessa da Trump fino al 5 settembre) diventa un supporto importante. Da tenere sotto occhio il livello raggiunto giorno per giorno dallo yuan vs usd come indice del livello di tensioni Usa Cina.
Trump potrebbe di tanto in tanto far deprezzare il dollaro con twitt ad hoc, come già fatto in passato. A

L’avvicinarsi della scadenza del 5 settembre, nell’ipotesi che alla fine si arriverà ad una tregua/accordo (Trump ha necessità di “vendere” una vittoria ai suoi elettori in vista delle mid term elections del 6 novembre), i timori inflattivi svanirebbero ed il dollaro potrebbe registrare un rapido deprezzamento vs area 1,18/1,19 vs euro. Trump ha molto bisogno di recuperare in termini di consensi: ieri si è vantato del 50% di approvazione registrato da uno degli innumerevoli sondaggi, ma a ben vedere la media dei sondaggi delle ultime settimane è ferma intorno al 43%.

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