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Conte farà i conti con Casalino?

Il distacco di Rocco Casalino da Giuseppe Conte in versione Eraclito. I Graffi di Damato.

Nato 53 anni fa in Germania ma di origini pugliesi come Giuseppe Conte, di cui è stato non so francamente se più il portavoce o il consigliere, Rocco Casalino è stato appena lanciato nello stesso giorno, fra le colonne del Corriere della Sera e il salotto televisivo di Lilli Gruber su la 7, in una nuova avventura di comunicazione, diciamo così. Di più, o di più preciso, essendo peraltro abbastanza ampi i confini della comunicazione, l’interessato non ha voluto dire, né rispettosamente hanno voluto sapere i suoi intervistatori.

Il primo a fargli gli auguri, e forse anche ad aiutarlo, forse è stato lo stesso Conte per come Casalino ha continuato a parlarne, scommettendo ancora sul suo futuro politico a capo di un movimento che resta pur sempre, come ha ricordato, “il terzo partito italiano”, nonostante abbia perso fra elezioni e sondaggi a livello nazionale oltre metà dei voti, e ancora di più a livello locale. Ma non dev’essere così grande, così sicuro, così affascinante questo futuro se Casalino ha voluto separarsene, penso con la solita malizia di memoria andreottiana, che abbina peccato e indovinamento.

Potrebbe addirittura nascondersi nel futuro di Casalino, per come si sono messe le cose sotto le cinque stelle, un sorpasso sull’ex premier, ambiziosi come sono entrambi. L’intervista dell’ormai ex portavoce di Conte al Corriere della Sera, raccolta da Emanuele Buzzi, si apriva ieri autobiograficamente addirittura così: “Eravamo in una sala riservata a Buckingham Palace io, la regina Elisabetta, Trump, Macron e Conte. Ho pensato alla mia storia di origini umili e mi sono chiesto: “che ci faccio qui?”.

Non so cosa e come si fosse risposto Casalino in quella occasione. Solo lui però poteva così sinceramente e spropositatamente mettersi al primo posto nella lista dei presenti in quella sala del palazzo reale inglese, prima della ormai compianta Elisabetta, di Trump alla sua prima presidenza americana, del presidente francese Macron prima di ridursi allo stato critico attuale e di Conte, non so se già col nome raddoppiatogli da Trump o ancora al singolare Giuseppe.

Quell’io di Casalino a Londra è analogo anche a quell’io che Conte continua ad avvertire e praticare nella politica italiana anche nella sua qualifica di “progressista indipendente”, persino da se stesso. E con quei continui piazzamenti e spiazzamenti che ne fanno nel cosiddetto campo largo dell’alternativa una copia vivente della statua di Eraclito che troneggia a Barletta, città rigorosamente pugliese come Casalino e Conte, o viceversa. Di Conte in versione Eraclito, come ha raccontato sul Foglio Carmelo Caruso, si parla anche tra i pentastellati per la fama di pensatore tra i più oscuri, se non il più oscuro di tutti dai tempi dell’antica Grecia. Oscuro ma proprio per questo capace di comporre i contrari nell’immaginario collettivo. Ma immaginario, appunto.

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