La paura del Covid e la pubblicazione dei FinCen files mandano a picco i listini. E l’aumento dei contagi da coronavirus in tutto il mondo fa temere nuovi lockdown.
Ma è su alcune banche che c’è bufera, non solo in Borsa
Un’indagine realizzata dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij) ha rivelato che le più grandi banche del mondo hanno permesso di riciclare un fiume di denaro sporco.
L’indagine punta l’indice in particolare su cinque grandi istituti finanziari: JPMorgan Chase, HSBC, Standard Chartered, Deutsche Bank e Bank of New York Mellon.
Ecco tutti i dettagli.
Il trend ribassista è iniziato in Asia: alla Borsa di Hong Kong, Hsbc e Standard Chartered sono crollati dopo la diffusione della notizia che le due banche e altri grandi istituti finanziari hanno mosso, per oltre vent’anni, grandi somme di fondi probabilmente illeciti, nonostante le segnalazioni.
Il titolo di Hsbc è sceso ai minimi dal maggio 1995, mentre StanChart ha segnato la peggiore perdita dal 25 maggio scorso. Ma le banche sono nel mirino anche in Occidente.
Un’indagine realizzata dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij) ha rivelato che le più grandi banche del mondo hanno permesso di riciclare un fiume di denaro sporco, somme astronomiche di soldi passate per anni attraverso le più grandi istituzioni bancarie internazionali.
In base ai documenti svelati da Buzzfeed News, risultano oltre 2.100 segnalazioni di attività sospette alla FinCen (la polizia finanziaria del dipartimento al tesoro degli Stati Uniti) per un totale di oltre 2.000 miliardi di dollari, tra il 1999 e il 2017.
Questo materiale, e più di 17.600 altri documenti ottenuti dall’Icij, fanno intendere che presumibilmente i vertici bancari fossero al corrente che i truffatori spostassero denaro tra i conti e sapevano che quei fondi erano stati generati o utilizzati in modo criminale.
Hsbc si e’ difesa sostenendo di avere sempre rispettato gli obblighi legali in caso di segnalazione di attività sospette.
In una dichiarazione, presenta le accuse dell’Icij come vecchie e precedenti a un accordo raggiunto nel 2012 con il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti.
Anche Deutsche Bank ha già reagito segnalando che le rivelazioni sono ben note agli organismi di regolamentazione e sostenendo di aver stanziato risorse significative per rafforzare i propri controlli e per ottemperare a responsabilità ed obblighi.