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“Delirio a due” di Eugène Ionesco e una surreale campagna elettorale

Trovo molte analogie tra questa pièce e lo spettacolo, con Salvini e Di Maio nel duplice ruolo di registi e interpreti principali, andato in scena nelle ultime settimane sul palco della politica nazionale. Il Bloc Notes di Michele Magno

 

Sebbene sia considerata una sua opera minore, “Delirio a due” di Eugène Ionesco resta un piccolo capolavoro del teatro dell’assurdo. Protagonista dell’atto unico è una coppia impegnata nel più classico degli esercizi coniugali: la lite. Il pretesto è futile, anzi ridicolo. Lei sostiene che non c’è nessuna differenza tra la lumaca e la tartaruga. Lui non è d’accordo, e perciò urla, sbraita, usa gli argomenti più strampalati pur di dimostrare che ha torto.

Il dissidio è senza via d’uscita e, nel corso di una logomachia che rapidamente raggiunge le vette del nonsense, si allarga fino a mettere in discussione il futuro della loro convivenza. Nel frattempo scoppia una guerra di cui lo spettatore ignora le ragioni, e un bombardamento aereo rischia di radere al suolo la città. Mentre la casa crolla, entrambi continuano imperterriti ad azzuffarsi rinfacciandosi occasioni perdute e sogni svaniti, travolti da rancori mai sopiti e incuranti dell’apocalisse che si scatena fuori dalle mura domestiche.

Trovo molte analogie tra questa pièce e lo spettacolo, con Salvini e Di Maio nel duplice ruolo di registi e interpreti principali, andato in scena nelle ultime settimane sul palco della politica nazionale. Se dopo il voto di domani proseguiranno le repliche, è difficile pronosticarlo. Dipenderà non solo dal risultato di quello italiano, ma dalla forza dello schieramento sovranista nel nuovo Parlamento europeo. Tuttavia, in un Paese in cui molti nostri concittadini si stanno ancora angosciosamente interrogando sull’identità -reale o fittizia- del fidanzato di una soubrette in declino, può avvenire tutto e il contrario di tutto. Può quindi anche succedere che essi scoprano nei surreali scontri verbali che hanno caratterizzato la campagna elettorale una verità che il drammaturgo romeno ben conosceva, ossia che il comico spesso non è che il tragico visto di spalle.

Del resto, come diceva Gilbert Keith Chesterton, la cosa più incredibile dei miracoli è che qualche volta accadono.

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