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I sicuri errori della sinistra sulla sicurezza

Decreto sicurezza? Si dovrà valutare se d’ora in poi occupatori abusivi, truffatori di anziani e scippatori avranno vita più difficile o se sarà soltanto e tanto fumo negli occhi. Il taccuino di Guiglia.

“Si può essere a sinistra di tutto, ma non del buonsenso”. Se i senatori avessero ricordato le sagge parole che scrisse il giornalista Enzo Biagi, forse avrebbero evitato le scene da rissa sfiorata in aula per il decreto-legge del governo sulla sicurezza, che da ieri è stato convertito in via definitiva.

Se c’è un tema di bene comune che più comune non si può, ecco la sicurezza. Sicurezza personale e collettiva, che lo Stato ha il dovere di garantire sempre e a tutti.

E allora quando si propone un testo che introduce 14 nuovi reati e 9 aggravanti, cioè che punta a inasprire e andare incontro a quella linea più severa reclamata a gran voce – lo rivelano anche i sondaggi – dalla stragrande maggioranza dei cittadini, parlare di “repressione” e di “regime” – come ha fatto buona parte dell’opposizione – stona con la realtà e la verità del Paese.

Un Paese che da destra a sinistra (anche questo confermano i sondaggi: la richiesta è trasversale), invoca massicce dosi del buonsenso evocato da Biagi. Tradotto: che la polizia possa cacciare subito, non alle calende greche, chi occupa abusivamente la casa in cui abito. Che la legge colpisca con durezza chi truffa gli anziani. Che scippatori e borseggiatori non continuino più il loro “lavoro” – così essi lo chiamano – nell’impunità totale e irriverente. Che carabinieri e forze di polizia, rappresentanti una delle istituzioni più apprezzate dagli italiani (pure questo dicono i sondaggi), possano svolgere il loro compito al meglio. Cioè tuteliamo chi ci tutela, visto che fin da bambini nel gioco tra guardie e ladri abbiamo imparato a scegliere sempre le guardie. E crescendo non abbiamo cambiato idea.

Intendiamoci, il testo si presta a diverse obiezioni, anche costituzionali, cominciando dal metodo. Era importante discuterlo e migliorarlo in Parlamento, anziché il prendere o lasciare tipico del voto di fiducia. Che a sua volta è figlio di un sistema procedurale e legislativo ormai inattuale: tutti i governi purtroppo abbondano del prendere o lasciare per poter decidere. Nel testo non mancano contraddizioni col codice. E poi il rischio-propaganda: punizioni efficaci o solo sulla carta?

Contestare è nella natura del Parlamento e degli spiriti liberi. Nessun diritto può essere calpestato in nome della sicurezza, come teme l’opposizione. Un timore che merita massima attenzione.

Ma la contestazione sarebbe più in sintonia con la vita vissuta dai cittadini d’ogni idea politica, se partisse dal presupposto opposto rispetto a quello invece imboccato, cioè se sostenesse che il decreto poteva essere ancor più rigoroso in nome della legalità e a beneficio delle vittime dei reati.

Perché questo è il bivio della sicurezza: stabilire se il rispetto delle regole sia astratta filosofia per la polemica tra partiti o un bene da far valere in concreto nell’interesse di tutti i cittadini.

Sarà questo, infatti, il vero banco di prova della novità: accertare se d’ora in poi occupatori abusivi, truffatori di anziani e scippatori avranno vita più difficile o se sarà soltanto e tanto fumo negli occhi.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova            www.federicoguiglia.com

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