Per adesso è solo un retroscena, rilanciato dal tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, ma è indicativo di un clima sempre più pesante tra India e Stati Uniti. Il premier Narendra Modi, infatti, si sarebbe rifiutato di parlare – e quindi di rispondere – a quattro tentativi di contatti telefonici da parte del presidente Usa Donald Trump nelle scorse settimane.
DAZI RADDOPPIATI
Il leader indiano sarebbe offeso del trattamento statunitense nei confronti di Nuova Delhi sul fronte commerciale. Oggi, tra l’altro, i dazi americani contro l’India sono raddoppiati. Dal 25% in vigore su diversi prodotti fino a oggi, passeranno al 50%, una cifra che si prevede metterà in ginocchio molti esportatori del paese.
Le stime di Capital Economics, citate dal Sole 24 Ore, parlano di un contraccolpo per il Pil dell’India dello 0,8% nell’anno fiscale in corso e altrettanto nel prossimo. Le esportazioni indiane verso gli Usa valgono circa 87 miliardi di dollari, secondo i numeri del 2024, mentre in totale il commercio bilaterale tocca i 129 miliardi.
PERCHÉ GLI USA RADDOPPIANO I DAZI ALL’INDIA
La motivazione ufficiale per cui l’amministrazione Trump ha deciso di alzare ancor di più le tariffe sull’India, che già scontava una percentuale maggiore rispetto ad altri attori del sud est asiatico – come Vietnam, Bangladesh, Thailandia, Malaysia e Indonesia – è il fatto che Nuova Delhi abbia aumentato i suoi acquisti di petrolio dalla Russia, dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Un elemento particolarmente sottolineato dal New York Times. Così facendo, l’India sta foraggiando Mosca e contribuendo a sostenere la sua economia di guerra.
COLLOQUI FALLITI
L’aumento è scattato dopo che i negoziati tra Washington e Nuova Delhi sono falliti. Come riporta Reuters, che evidenzia le versioni dei funzionari di entrambe le parti, le cause del naufragio delle trattative sono da attribuire a errori di valutazione politica e segnali diplomatici reciproci che sono mancati.
IL PERICOLO CINA
Ed è proprio a livello diplomatico che la situazione tra Stati Uniti e India si sta facendo più tesa. Dopo anni di avvicinamento tra i due paesi, anche in funzione anti-cinese, la tendenza sembra invertirsi tra la guerra commerciale e un’ambiguità maggiore sia da parte della Casa Bianca sia di Nuova Delhi. Le telefonate saltate tra Modi e Trump sono solo la punta dell’iceberg.
L’aumento dei dazi, inoltre, arriva in un momento critico. Il premier indiano, infatti, è atteso in Cina nei prossimi giorni, per la prima volta dal 2018. Parteciperà al vertice della Shanghai Cooperation Organization per parlare di sicurezza regionale insieme a paesi come Russia, Pakistan, Iran e gli stati dell’Asia centrale. Il tutto ospitato dal presidente cinese Xi Jinping.
Il fatto che Modi volerà in Cina è un segnale forte. Nonostante le tensioni storiche per questioni territoriali al confine con Pechino, infatti, Nuova Delhi negli ultimi tempi non ha disdegnato un dialogo con il Dragone. Per la Cnn, è “un riallineamento in erba che minaccia di vanificare gli sforzi degli Stati Uniti, durati anni, volti a coltivare Nuova Delhi come contrappeso contro una Cina in ascesa e sempre più assertiva”.
Al contrario, è stato l’avvento di Trump alla Casa Bianca che ha “avviato questa distensione”, spiega Yun Sun, il direttore del China Program del think tank Stimson Center di Washington, citato sempre dalla Cnn.
Di recente è stato lo stesso Modi a sottolineare come “le relazioni tra India e Cina hanno compiuto progressi costanti, guidati dal rispetto reciproco degli interessi e delle sensibilità”. “Legami stabili, prevedibili e costruttivi tra India e Cina contribuiranno in modo significativo alla pace e alla prosperità regionale e globale”, ha spiegato ancora Modi. Anche questi sono messaggi che dalle parti di Washington sono arrivati forti e chiari.