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Dagospia tifa Garrone-Gozzi in Confindustria, guerra Foglio-Crosetto, affari Verdini-Huawei, divorzio tra Ferragni e Coca-Cola

Dagospia, Gozzi, Garrone, Confindustria, Crosetto, Foglio, Repubblica, Verdini, Huawei, Apple, Coca-Cola, Ferragni, Papa Francesco e non solo. Pillole di rassegna stampa a cura di Michele Arnese

 

DAGOSPIA TIFA PER GARRONE E GOZZI IN CONFINDUSTRIA. SLURP…

 

CONTINUANO I MISSILI TRA FOGLIO E CROSETTO

COME E PERCHE’ CROSETTO HA SMENTITO IL FOGLIO SUI 63 MISSILI DELLA MARINA

 

MELONI, I LOBBISTI E I SELFIE A PALAZZO CHIGI

 

QUANTO HA VERSATO HUAWEI ALLA SOCIETA’ DEI VERDINI

 

CHI MORSICA APPLE?

 

CARTOLINE DALL’AMERICA

 

I CONTI IN TASCA A TRUMP

 

COCA COLA NON SI BEVE PIU’ LA FERRAGNI

 

I TEMPI BERGOGLIANI DELLE BENEDIZIONI

 

IL CDR DI REPUBBLICA SCARTA GEDI DI ELKANN

 

REPUBBLICA MOLTO RENZIANA

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL FATTO QUOTIDIANO SU REPUBBLICA:

A metà dicembre i cinque giorni di sciopero deliberati dall’assemblea. Ora, con la fine del 2023 e l’inizio dell’anno nuovo, una mail inviata dal Cdr (Comitato di redazione) a tutte le giornaliste e a tutti i giornalisti per rimarcare quanto direzione e proprietà si stiano – e si siano – allontanati dall’identità (e dalla cultura) costruita nel tempo da Repubblica e dal suo gruppo editoriale.

“L’anno che si chiude è stato sofferto e difficile, assai deludente per tutti noi” scrivono i cinque componenti del Cdr. “Il nostro giornale continua a perdere copie, abbonamenti e non riesce a trovare una strada nel digitale. E questo, a nostro avviso, per la mancanza di una chiara strategia di investimenti, marketing, obiettivi, collocazione nel panorama editoriale. Nonostante gli sforzi titanici di tutti noi. La difesa dell’identità di Repubblica (che sembra importare solo a noi giornaliste e giornalisti che amiamo questo quotidiano e il lavoro che facciamo) ci ha impegnato in un anno che ha segnato la per noi traumatica disgregazione di quello che era il più importante gruppo editoriale del nostro Paese, smembrato e dismesso da un editore il cui progetto resta per noi incomprensibile, oltre che frutto di preoccupazione”.

Poi, nella lettera mandata ai circa 350 dipendenti, il riferimento a ciò che accadrà a breve: la redazione attende dal direttore Maurizio Molinari il nuovo piano editoriale (a cui, con buone probabilità, sarà collegato un piano di esuberi): “Come sappiamo nel futuro prossimo ci sono ancora tagli, riduzione del perimetro giornalistico, mortificazione di competenze e professionalità […] il 2024 si preannuncia un anno di dura battaglia a difesa del nostro posto di lavoro, del nostro nome, della nostra professionalità. Dovremo affrontarla tutte e tutti insieme, perché da questa caduta rovinosa non si salva nessuno […] Vedere Repubblica che viene abbandonata come una nave che affonda è motivo di particolare amarezza in questi mesi. Ma dobbiamo pensare a noi che restiamo e al futuro del giornale, certi che solo l’unione in questo frangente può fare la forza”.

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