“Gli aggiornamenti giunti dalla prefettura di Crotone portano il numero delle vittime a 72, di cui 28 minori, mentre i superstiti sono 80”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella informativa urgente alla Camera sul naufragio di Cutro. De superstiti, “54 sono accolti nel locale Centro di accoglienza richiedenti asilo, 12 nel Sistema Sai a Crotone, 8 sono ricoverati in ospedale, 2 minori non accompagnati sono stati collocati nelle strutture dedicate e 3 soggetti, presumibilmente gli scafisti, sono stati arrestati. In particolare, sono stati fermati un cittadino turco e due pakistani, uno dei quali minorenne”.
“Sono in corso le ricerche di un quarto scafista e non si escludono sviluppi nelle prossime ore”, ha aggiunto Piantedosi, nel corso della sua informativa.
“Per la doverosa ricostruzione dei fatti, che in quella sede deve avvenire, sulla vicenda sta indagando la Procura della Repubblica di Crotone. Attenderemo, pertanto, con fiducia e rispetto l’esito degli accertamenti giudiziari”.
“Tornando ai momenti immediatamente precedenti al naufragio e quindi ai racconti dei sopravvissuti, la navigazione era proseguita fino alle 03.50, allorquando, a circa 200 metri dalla costa, erano stati avvistati dalla barca dei lampeggianti provenienti dalla spiaggia e a quel punto gli scafisti, temendo la presenza delle forze dell’ordine lungo la costa, effettuano una brusca virata nel tentativo di cambiare direzione per allontanarsi dal quel tratto di mare”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nell’informativa urgente alla Camera, ricostruisce così i passaggi decisivi che hanno determinato il naufragio di Cutro del 26 febbraio scorso.
“In quel frangente, la barca, trovandosi molto vicino alla costa e in mezzo a onde alte, urta, con ogni probabilità, il basso fondale (una secca) e per effetto della rottura della parte inferiore dello scafo, comincia a imbarcare acqua – chiarisce il ministro -. Sempre sulla base delle dichiarazioni dei superstiti, a quel punto due degli scafisti si buttano in acqua, mentre un terzo viene fermato dai migranti, per impedirgli di lasciarli soli sulla barca incagliata; molti altri migranti, nel frattempo, salgono sul ponte in cerca di aiuto e lo scafista rimasto a bordo, approfittando del momento di caos, riesce ad abbandonare la barca su un gommone di piccole dimensioni e a far salire poi gli altri due scafisti per dirigersi verso la costa. In quel preciso momento una forte onda capovolge la barca di legno e tutti i migranti cadono in mare mentre la barca viene distrutta”
“Sostenere che i soccorsi sarebbero stati condizionati o addirittura impediti dal Governo costituisce una grave falsità che offende, soprattutto, l’onore e la professionalità dei nostri operatori impegnati quotidianamente in mare, in scenari particolarmente difficili”, ha sottolineato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha aggiunto: “L’esigenza di tutela della vita ha sempre la priorità, quale che sia l’iniziale natura dell’intervento operativo in mare”.
Nel naufragio di Cutro, “il primo dato certo è che l’assetto aereo Frontex che, per primo, ha individuato l’imbarcazione alle ore 22.26 del 25 febbraio a 40 miglia nautiche dall’Italia, non ha rilevato e, quindi, non ha segnalato una situazione di distress a bordo, limitandosi a evidenziare la presenza di una persona sopra coperta, di possibili altre persone sotto coperta e una buona galleggiabilità dell’imbarcazione”, ha ribadito Piantedosi. “Frontex – ha proseguito Piantedosi – annotava, altresì, che l’imbarcazione procedeva a velocità regolare (6 nodi l’ora), non appariva sovraccarica e non ‘sbandava’. Peraltro, nessuna segnalazione di allarme o richiesta di aiuto proveniva dall’imbarcazione in questione”.
“L’assetto Frontex – ha ricordato Piantedosi – poiché l’evento rilevato alle 22.26 del 25 febbraio non aveva, né lasciava supporre, una condizione di distress, lo segnalava, correttamente, alle autorità italiane di law enforcement e, per conoscenza, anche a quelle di soccorso marittimo, nonché al proprio quartier generale, come previsto dalle procedure esistenti affinché le autorità nazionali competenti gestissero l’evento con strumenti appropriati per tale tipo di operazioni in base al proprio ordinamento. Aggiungo che Frontex, oltre a fornire alle autorità nazionali un ‘early warning’, cioè una notifica precoce di quanto constatato, effettua un monitoraggio dell’imbarcazione sospetta rilevata, interrotto, nel nostro caso, unicamente perché l’aereo era a corto di carburante e quindi doveva ritornare alla base”.
“E’ del tutto infondato che le missioni di law enforcement non siano in grado di effettuare anche salvataggi”, ha sottolineato il ministro dell’Interno. Citando “i risultati conseguiti dai nostri apparati statali impegnati in operazioni in mare, limitandomi al periodo più recente, dal 22 ottobre 2022 al 27 febbraio 2023 – ha ricordato il titolare del Viminale – le nostre Autorita’ hanno gestito 407 eventi SAR, mettendo in salvo 24.601 persone. Nello stesso periodo, nel corso di 300 operazioni di polizia per il contrasto dell’immigrazione illegale, la sola Guardia di Finanza ha tratto in salvo 11.888 persone. Per un totale, tra SAR e law enforcement, di 36.489 persone salvate”.
“Potrei continuare a lungo questa tragica elencazione (di tragedie del mare, ndr) ma credo basti a dare l’idea della drammaticità delle conseguenze delle partenze illegali”, ha affermato il ministro.
“Il momento preciso in cui, per la prima volta, si concretizza l’esigenza di soccorso per le autorità italiane” coincide con l’arrivo “sull’utenza di emergenza 112 di una richiesta di soccorso telefonico da un numero internazionale che veniva geolocalizzato dall’operatore della Centrale operativa del Comando provinciale dei Carabinieri di Crotone e comunicato, con le coordinate geografiche, alla Sala operativa della Capitaneria di Porto di Crotone”, ha reso noto il ministro dell’Interno.
Pochi minuti prima, “alle 03.55” la Sala operativa del Comando provinciale della Guardia di finanza di Vibo Valentia aveva contattato le sale operative del Corpo dei comandi provinciali di Catanzaro e di Crotone, nonché quelle della Polizia di Stato e dei Carabinieri di Crotone e Catanzaro, chiedendo “l’invio di pattuglie nella zona di interesse, specificando, altresì, che le unità navali della Guardia di finanza non avevano stabilito alcun contatto con il natante e che, a causa delle avverse condizioni del mare, quest’ultimo non poteva essere raggiunto, motivo per cui le loro unità navali erano state costrette a rientrare”.
“Quella di Cutro è una tragedia che ci addolora profondamente, anche sul piano personale, e la dinamica dei fatti conferma la sua dipendenza diretta dalla gestione criminale di trafficanti senza scrupoli che non esitano a sacrificare la vita altrui per biechi profitti personali, come il racconto dei sopravvissuti ha chiaramente messo in evidenza”, ha detto Piantedosi.