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Fontana Scuola

Cronachetta pandemica. Non ci resta che piangere?

Siamo talmente uomini che ci abituiamo a tutto, anche alla pandemia. Il post di Diana Zuncheddu

 

Siamo talmente uomini che ci abituiamo a tutto, anche alla pandemia.

Spariti arcobaleni e # menagramo, non ci resta che una messa veloce, di commiato a un povero cristo. Un prete con un difetto nel dire la C, ma bravo a cantare da solo, due per panca e arrivi a cinque panche occupate in tutto. Si riesce anche a piangere un po’, dentro la mascherina.

Sono spariti gli andràtuttobene, visto come è andata, sono spariti anche i concerti alle finestre, i disegni sui muri con i camici verdi degli eroi.

Se n’è andata la creatività, sono rimasti i morti, i colori delle Regioni, anche la sete di sapere è #graziealcielo sparita: quei numeri funesti che usavano dire ogni giorno alla stessa ora, basta.

Ogni giorno è più un cercare di ricordare in quale colore di regione siamo, cosa si può fare, ti sembra di aver letto che puoi andare a trovare tua sorella ma subito dopo no, forse non si può. Non capisci perché il parrucchiere è aperto ma il negozio di pantaloni no.

I bar si sono tutti rassegnati a diventare Starbucks con i cappuccini in bicchieri di carta, cappuccini che si freddano subito. Evidentemente la cosa davvero irrinunciabile dei bar sono la tazza di porcellana e il cucchiaino di acciaio, oggi sostituito dallo stecco di legno slim, che non gira un bel niente, ma essendo usa e getta devono aver pensato che fosse perfetto.

Da Decathlon – che mai e poi mai ti saresti aspettato di trovare aperto – compri un irrinunciabile appoggio per il ginocchio sinistro, che ti fa sempre male in alcune posizioni di yoga. Appena esci ti senti in colpa, forse non era così necessario uscire per il poggia ginocchio, forse avrai sparpagliato miliardi di spore di virus. Per un posa ginocchio.

Un tassista ultrasessantenne appena sali dice certo che é una tristezza Milano, così deserta. Già, rispondi, ma in realtà ti stai abituando anche a quella. E a chi dorme sui marciapiedi, che sembrano nati per loro, i pedoni non ci sono quasi più, e nemmeno i piccioni.

In mezzo c’è stata anche la riunione di un partito che è al governo, li hanno chiamati gli stati generali, ma erano online, non se ne è accorto nessuno. Prima andavi nella provincia emiliana a seguire i Congressi del Partito Comunista e almeno potevi dire se c’erano donne ben vestite e seguirle per arrivare alle correnti interne.

In metro una ragazza ben vestita, forse dell’Est, chiede: hai una monetina? Un cinquantenne le risponde: a me ne servono due, di monetine. Non é arrabbiato né ironico, sembra davvero una constatazione.

Forse è venuto il tempo che ci va di stare un po’ soli, come quando finisci un bel libro triste.

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