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Londra

Perché il crollo della sterlina mette in difficoltà il governo Truss

Le prime settimane del nuovo governo di Liz Truss non sembrano all’insegna della tranquillità. L'articolo di Daniele Meloni.

La sfiducia dei mercati, le convulsioni interne ai Tories e, ieri, pure il tonfo della sterlina, scesa a 1,04 sul dollaro, il minimo di sempre. Le prime settimane del nuovo governo Conservatore guidato da Liz Truss non sembrano certo all’insegna della tranquillità.

Ieri Londra si è svegliata con la notizia che sui mercati la sterlina stava crollando, dopo che già la scorsa settimana gli investitori avevano mostrato una netta sfiducia nei confronti del Growth Plan – Piano per la Crescita – presentato ai Comuni dal nuovo Cancelliere, Kwasi Kwarteng lo scorso venerdì. Il piano del nuovo governo prevede il taglio delle tasse dal 45 al 40% per la fascia più alta dei contribuenti, dal 20 al 19 per la fascia più bassa, il congelamento delle tasse su birra, liquori e vini, e, infine, l’annullamento degli aumenti della National Insurance previsti dal precedente governo Johnson per finanziare la riforma del servizio sanitario e dell’assistenza sociale. A tutto ciò i mercati hanno risposto pollice basso. Perché? Perché non credono che il paese cresca del 2,5% l’anno come previsto dal governo, perché questi tagli saranno finanziati con 162 miliardi di sterline da qui a 5 anni e perché, questa volta, non c’è stato nessun parere dell’Office for Budget Responsibility (OBR), l’organismo indipendente che di solito valuta la finanziaria UK presentata dal governo. Che, questa volta, non ha chiesto alcun parere.

Così, mentre i rendimenti dei bond UK (gilts) a 5 anni hanno raggiunto e superato quelli italiani e greci, e quello a 10 anni si è assestato a un rendimento del 4,11% sono dovuti intervenire sia il Tesoro, sia la Bank of England (BoE). Mentre il ministero ha annunciato che il Cancelliere Kwarteng presenterà il piano di rientro dal debito pubblico il prossimo 23 novembre, Threadneedle Street ha comunicato che “se servirà, la BoE non esiterà ad alzare nuovamente i tassi”. Virgin Money e Skipton Building Society hanno invece congelato i mutui per i nuovi clienti viste le previsioni di un rialzo dei tassi a novembre nella prossima riunione del Policy Monetary Committee della bankitalia britannica.

Kwasi Kwarteng è stato protagonista di un inseguimento da parte di un reporter di Sky News, che ha ricordato a molti quello che subì l’allora Cancelliere Norman Lamont nel 1993 durante il Black Wednesday che vide la sterlina uscire dallo Sme. Labbra sigillate e no comment da parte del titolare del numero 11 di Downing Street, già finito sotto il tiro incrociato di media, opposizione e del suo stesso partito.

Il Piano per la Crescita e il conseguente crollo della sterlina hanno movimentato non poco le acque in casa Tory. Il partito si appresta ad affrontare la sua conference annuale domenica a Birmingham e c’è attesa per il discorso di Truss. Ieri un ex minister del governo Johnson ha affermato che sarebbero già state inviate alcune lettere di sfiducia nei confronti della nuova leader al 1922 Committee dopo le turbolenze sui mercati azionari e valutari. La fonte anonima avrebbe affermato che “non possiamo avere una politica economica che è all’opposto di quella monetaria della Bank of England”. E, con espressione non proprio gentlemanly, avrebbe aggiunto: “Truss è fottuta!”.

Per ora a raccogliere i cocci della situazione sono i cittadini britannici. Una sterlina più debole significa un maggiore costo per i prodotti importati dall’estero: il gas, per esempio, o la benzina, per non dire del cibo (UK importa il 46% del suo fabbisogno), e dei prodotti tecnologici come i telefonini o le auto che provengono da fuori. Allo stesso tempo, però, sarebbero favorite le esportazioni dal Regno Unito verso l’estero.

Cosa farà ora Truss? Sarà una “lady not for turning”, come la sua mentore Thatcher all’inizio della sua avventura a Downing Street o cederà ai Tory centristi, che hanno perso il leadership contest ma detengono la maggioranza parlamentare nel partito? Appare ormai evidente che la guerra in casa conservatrice sia sulla politica economica, e che il defenestramento di Boris Johnson si spiega anche e soprattutto con le profonde lacerazioni sul tema tra i Tories.

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