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Berlino

Lo spopolamento minaccia l’economia di Croazia e Bulgaria

Croazia e Bulgaria perdono abitanti a una velocità preoccupante: i giovani emigrano, la natalità è bassa, l'immigrazione è insufficiente e l'età media si alza. Ecco perché è un problema. L'articolo di Pierluigi Mennitti.

Se l’invecchiamento demografico è un problema che taglia trasversalmente un po’ tutti i paesi dell’Ue, è nell’Europa balcanica che i suoi effetti esercitano maggiore impatto sulla società e sull’economia, perché si associa con quello dell’emigrazione che coinvolge prevalentemente le fasce giovanili. Alla scarsa natalità si associa dunque il fenomeno dello spopolamento ed entrambi spingono in alto l’età media degli abitanti.

LA CROAZIA PERDE ABITANTI

L’ultima arrivata nel club di Bruxelles, la Croazia, ha ad esempio registrato nell’ultimo censimento del 2019 solo 3.888.529 abitanti. Dieci anni prima erano circa il 9% in più. In due lustri, il paese ha registrato 400.000 abitanti in meno, che corrispondono all’incirca alle dimensioni di una grande città come Spalato o Rijeka. Secondo quanto annunciato poco tempo fa dalle autorità, i dati degli anni successivi al 2019 dovrebbero anche essere peggiori, perché alle tendenze di fondo andrà sommato l’impatto della pandemia, che ha causato una maggiore mortalità sia in forma diretta che indiretta, a causa della minore cura delle altre malattie.

A rendere più grave il dato generale, è che la Croazia non perde abitanti solo nelle campagne, ma anche nelle città, cosa che rende questo caso particolarmente insolito anche nel contesto dei problemi demografici dei Balcani occidentali.

Secondo le analisi dei media croati, l’insufficiente offerta di lavoro e la mancanza di alloggi per le giovani coppie sono le ragioni principali sia della fuga all’estero che della scarsa natalità. La Croazia ha un tasso di disoccupazione del 7%.

I MIGRANTI NON BASTANO

Anche l’immigrazione non riesce a invertire o compensare il saldo negativo della popolazione. I migranti non sono attratti dal paese, e anche se vi transitano attraverso la rotta balcanica, preferiscono proseguire verso altre mete: la Scandinavia, la Germania, l’Austria, anche l’Italia. Al problema che spinge alla fuga gli stessi croati (la mancanza di buone offerte di lavoro) si aggiunge l’ostilità di buona parte della popolazione, un clima che in un paese dalle piccole dimensioni si avverte in maniera maggiore. A differenza, ad esempio della Polonia, anch’esso un paese con regole molto stringenti sull’immigrazione (seppur allentate per fronteggiare l’emergenza degli ucraini), la Croazia non è diventata un paese di immigrazione nonostante l’appartenenza all’Ue.

I PROBLEMI DEMOGRAFICI DELLA BULGARIA

Più a sud le cose non vanno molto meglio. L’altro paese che deve fronteggiare un preoccupante spopolamento è la Bulgaria. Da un punto di vista statistico è come se ogni mese un intero villaggio sparisca dalla faccia geografica dello Stato balcanico.

Anche qui i numeri sono implacabili. Con 6 milioni e mezzo di abitanti la popolazione bulgara ha toccato il livello che aveva alla fine della seconda guerra mondiale. Ancora alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso gli abitanti erano 8,9 milioni e il regime di allora propagandava con enfasi il vicino sorpasso della soglia dei 9 milioni. Quella cifra la Bulgaria non l’ha mai raggiunta.

Dal 1989 è invece iniziato il riflusso.

Dalla fine del comunismo a oggi il paese ha perso quasi tre milioni e mezzo di abitanti per la combinazione, anche qui, di tre fattori: la diminuzione del tasso di natalità, una spaventosa emigrazione e la mancanza di un corrispettivo flusso di ingressi. Sono gli stessi elementi che stanno invecchiando e spopolando la Croazia.

Dalla caduta del comunismo a oggi, un milione e mezzo di bulgari ha voltato le spalle al proprio paese, andando in cerca di fortuna all’estero, soprattutto nell’Europa dell’Ovest. E dal 2007, con l’ingresso della Bulgaria nell’Ue, la situazione si è ancor più aggravata grazie alla maggiore facilità di movimento.

Anche sul versante dell’immigrazione, la Bulgaria, uno degli Stati più poveri dell’Ue, non è stata in grado di attirare nessuno. Al massimo qualche pensionato delle fasce di popolazione più debole della Germania o dell’Austria, attratto dalle agevolazioni fiscali e dal basso costo della vita. Un po’ poco per rimettere in moto l’economia del paese.

A differenza della Croazia, però, non tutto il paese vive lo spopolamento allo stesso modo. Visto dalle poche grandi città bulgare, anzi, il fenomeno non è neppure avvertito. Perché qui a svuotarsi sono le campagne e le aree interne, con villaggi che diventano fantasma, mentre Sofia e altri medi e grandi centri come Plovdiv, Varna o Burgas, registrano una popolazione stabile o in lieve crescita. Sofia, ad esempio, ha assorbito abitanti dalle aree rurali e nell’ultimo decennio è cresciuta di 200 mila unità.

Ma anche dal punto di vista sociale le ripercussioni sono gravi. Perché a emigrare è soprattutto la fascia medio-alta dei bulgari, i giovani istruiti, chi è in grado di giocarsi all’estero la carta di una professione qualificata. Una fuga dei cervelli che rischia di prosciugare quel po’ di ceto medio su cui potrebbe basarsi la speranza di invertire la rotta.

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