La crisi economica tedesca raggiunge la capitale e l’amministrazione della città di Berlino (il Senato) è costretto a tirare la cinghia. Dal trasporto alla scuola, dall’amministrazione pubblica fino alla cultura la scure del locale governo di Grosse Koalition mira a tagliare almeno tre dei quaranta miliardi di euro del bilancio 2025.
Il primo a reagire con proteste è il mondo culturale, che nella capitale tedesca costituisce una vera e propria miniera capace di muovere denaro e posti di lavoro e a fare da volano all’industria del turismo. Ma, come in altri parti del mondo, è un settore che senza l’impegno pubblico fatica a camminare completamente con le proprie gambe. Così, solo poche ore dopo la conferma della cancellazione di 130 milioni di euro pari al 12% dell’intero bilancio del Senato, in tutti i cinema e teatri della città gli spettacoli sono stati preceduti da filmati o dichiarazioni di protesta contro le misure di risparmio che – a detta degli interessati – sono destinati a impoverire uno dei pilastri dell’economia cittadina. È partita anche una petizione che ha in pochi giorni raccolto migliaia di firme, anche se è quasi impossibile che possa far cambiare idea agli amministratori.
Il governo Cdu-Spd guidato dal borgomastro conservatore Kai Wagner non ci ha pensato due volte quando dal centro è arrivato il segnale a stringere i cordoni della borsa. La capitale vive d’altronde da sempre al di sopra delle proprie possibilità e più volte l’amministrazione ha rasentato il default, come capitò all’inizio di questo secolo, quando una grave crisi finanziaria fece saltare l’allora borgomastro cristiano-democratico Eberhard Diepgen, chiudendo la stagione roboante della ricostruzione post-riunificazione e aprendo quella del “poveri ma sexy” (arm aber sexy) incarnata dal sindaco socialdemocratico Klaus Wowereit.
Anche questa volta Berlino sta spendendo miliardi che non ha e siccome adesso non li ha neppure il forziere federale, tocca tagliare. Negli ultimi anni, la capitale aveva potuto attingere a riserve in miliardi di euro accumulate per attutire l’impatto del Covid e dello shock dei prezzi dell’energia, impennatisi dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina e la fine delle forniture a basso costo da Mosca. Queste riserve sono però ormai esaurite e non sono più disponibili per tappare i buchi di bilancio. E il freno al debito che vieta in larga misura nuovi prestiti, oltre che al bilancio del governo federale si applica anche a quelli dei Länder.
A soffrirne sarà anche il piano di ammodernamento dei trasporti, così come le misure finalizzate a potenziare la mobilità pubblica rispetto a quella privata. Circa 660 milioni di euro saranno tagliati dal bilancio del solo Dipartimento per la mobilità, i trasporti e l’ambiente. Si tratta di circa il 18,5% del bilancio, la voce più consistente tra i risparmi. Almeno 100 milioni di euro in meno saranno disponibili per il trasporto pubblico nel centro città e per nuovi progetti edilizi, mentre verrà completamente cancellato l’abbonamento mensile da 29 euro – la versione berlinese del Deutschlandticket – che garantiva l’uso di tutti i mezzi pubblici cittadini nell’area del centro e del semi-centro. Era stato inaugurato appena lo scorso luglio, con grande dispendio anche per le nuove tessere e le varie procedure burocratiche. Tutto gettato in mare, assieme alle buone intenzioni per il clima. Sale di 10 euro anche il cosiddetto abbonamento sociale per le fasce meno abbienti, da 9 a 19 euro al mese. Salta anche il finanziamento all’azienda dei trasporti locale Bvg per l’acquisto di autobus elettrici: si tratta di quasi 100 milioni di euro. Sarà quindi probabilmente cancellato il progetto della Bvg di convertire l’intera flotta di autobus a trazione elettrica entro il 2030.
Via anche i progetti per la realizzazione di diverse piste ciclabili o dell’ammodernamento di quelle esistenti, così come di alcune infrastrutture stradali cittadine: resteranno gli ingorghi.
Sulle politiche per l’ambiente non ci sono solo i risparmi nei trasporti. Circa 20 milioni di euro saranno tagliati dal programma di protezione del clima denominato Bene 2. Via le sovvenzioni ai servizi idrici per attuare misure di protezione delle acque, mentre passa da da 1,8 milioni a 400mila euro il programma di riforestazione attraverso vegetazione mista, in grado di reggere meglio i disagi provocati dai cambiamenti climatici. Il Senato metterà poi a disposizione quasi un terzo in meno di fondi per la manutenzione delle foreste berlinesi. Anche la società pubblica Grün Berlin dovrà accontentarsi di una somma significativamente inferiore, con 10 milioni di euro mancanti per gli investimenti nei parchi e 5 milioni di euro di risparmio sui costi di gestione.
Meglio di quanto temuto nel settore dell’istruzione, già da tempo sottodimensionato rispetto alle necessità di un settore scolastico in sofferenza. I risparmi in questo caso sono al di sotto del dieci per cento originariamente previsto per tutti i dipartimenti, ciononostante, anche qui i tagli saranno notevoli, sia per quel che riguarda alcuni stipendi dei docenti che per l’edilizia scolastica. Il Senato ha cancellato progetti come ampliamento di asili e la costruzione di due nuove scuole.
E non migliorerà la già arretrata condizione dell’infrastruttura digitale, fondamentale per mettere al passo dei tempi una delle principali capitali d’Europa. Nell’area della digitalizzazione amministrativa è previsto un risparmio di oltre 70 milioni di euro, pari a quasi il 22% del bilancio: dimezzati i fondi per i fascicoli elettronici e riduzioni nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, come la sicurezza informatica. Il programma di finanziamento per l’espansione della banda larga sarà tagliato di 4,5 milioni di euro e il programma di finanziamento dei premi digitali di 3 milioni di euro.