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Giorgetti

Craxi, Mussolini e l’antifascismo

Quel sogno craxiano della pacificazione nazionale dopo la lunga stagione dell’odio. Che cosa emerge davvero dall'intervista del Corriere della Sera a Stefania Craxi.

Dell’intervista di Stefania Craxi pubblicata domenica, da me trattata in altra sede – sul Dubbio – per la parte riguardante la diaspora socialista, mi ha colpito che la titolazione del Corriere della Sera, in prima pagina e dentro, sia stata dedicata ai fiori che un giorno il leader del Psi volle porre sul posto in cui furono uccisi Benito Mussolini e l’incolpevole amante Claretta Petacci dai partigiani che con intendevano consegnare il nemico agli americani. E mi sono chiesto con la solita malizia del giornalista – a costo di meritarmi anch’io il durissimo attacco di Luca Ricolfi, in una bella intervista a Libero, contro il contributo dato quotidianamente dai giornali all’intossicazione del clima politico – se intervistatore e titolista avessero voluto solo attenersi all’ordine cronologico dei ricordi di Stefania o non appannare l’antifascismo della buonanima di Bettino alla vigilia della festa del 25 aprile. Che anche quest’anno potrebbe replicare la vecchia gara a chi parla peggio degli eredi, presunti o reali, di quella destra. “Per il 25 aprile – ha detto non a caso, e giustamente, Ricolfi nella già ricordata intervista – temo più gli antifascisti estremi”.

I FIORI DI CRAXI PER MUSSOLINI E I RAPPORTI CON ALMIRANTE

Curiosamente l’intervistatore di Stefania ha fatto seguire al racconto dei fiori sul posto dell’esecuzione di Mussolini questa osservazione sul padre: “Con Almirante aveva un buon rapporto”. Come se anche quei fiori appartenessero alla storia di quei rapporti col leader missino spintisi nel 1985 ad un incontro ufficiale, sia pure non menzionato, che Craxi, presidente del Consiglio, volle per verificare la disponibilità della destra a sostenere la candidatura dell’allora vice presidente democristiano del Consiglio Arnaldo Forlani al Quirinale. Dove finì per andare invece Francesco Cossiga all’insegna del famoso “patto costituzionale” di conio demitiano.

ANTIFASCISMO E PACIFICAZIONE NAZIONALE

Stefania Craxi, che dal padre ha preso evidentemente anche la prontezza dei riflessi, non è caduta nella trappola parlando di quell’incontro. Che a suo tempo procurò al leader socialista l’accusa di volere isolare i comunisti, contrari a Forlani, mettendoli in minoranza con i voti “fascisti” garantiti dall’ex capo di gabinetto di non ricordo più quale ministro della Repubblica Sociale di Salò. Stefania ha semplicemente risposto e raccontato “il sogno” del padre “che un fascista e un socialista andassero insieme a Piazzale Loreto, dove si era consumata quella che riteneva un’infame barbarie”, con i cadaveri del Duce e della Petacci appesi con atri ai ganci di un distributore di benzina, “e rendessero omaggio sia alla memoria di Mussolini, sia a quella dei partigiani socialisti che lì erano stati fucilati”. E poi vendicati con quell’osceno spettacolo fatto cessare da Sandro Pertini con un ordine secco.

L’antifascismo non impediva insomma a Craxi, come invece impedisce ancora a tanti gestori titolati della festa del 25 aprile, di volere far seguire finalmente la stagione della pacificazione nazionale a quella dell’odio.

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