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Berlusconi

Craxi, Berlusconi e la sinistra magistratura deviata

Il corsivo di Paola Sacchi sullo scoop del quotidiano Il Riformista di Piero Sansonetti, rilanciato in tv da "Quarta Repubblica" di Nicola Porro

Era il primo agosto di soli 7 anni fa quando la “sentenza Mediaset” pose fine di fatto alla cosiddetta “Seconda Repubblica”, disarcionandone, in barba al voto di milioni di italiani, l'”inventore”, l’ex quattro volte premier Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia e fondatore del centrodestra. Ma non si va da nessuna parte se non si chiamano le cose con il loro nome e cognome e si continua a parlare genericamente e un po’ ipocritamente, anche dopo il caso Palamara, che ha scoperchiato in modo clamoroso le “pentole” di un certo sistema in vigore al Csm, anche dopo lo scoop con l’audio shock del giudice Amedeo Franco, relatore in Cassazione nel processo a Berlusconi per frode fiscale sui diritti tv Mediaset, di scandalo nel funzionamento della giustizia.

Protagonista di questo scoop, del quotidiano Il Riformista di Piero Sansonetti, rilanciato in tv da “Quarta Repubblica” di Nicola Porro, è quella che su Atlantico Quotidiano di Daniele Capezzone e Federico Punzi, direttore editoriale, viene chiaramente chiamata : “Magistratura deviata di sinistra”. Per l’esattezza, scrive Publius Valerius, in un lucido articolo di ieri: “Sorpresi? No, ma fa venire lo stesso i brividi, perché qui siamo oltre l’ingiustizia… La giurisdizione è stata occupata da magistrati militanti di sinistra, che l’hanno deviata, resa uno strumento per colpire e abbattere l’avversario politico”.

Ecco perché, secondo l’autore dell’articolo, il vero snodo politico che sta sullo sfondo, per cercare di cambiare davvero il corso delle cose e non continuare a dibattere e dibattersi in grandi indistinti polveroni o seppur giuste denunce, che ovviamente non riguardano l’intera magistratura, è l’elezione del Capo dello Stato, nel 2022, che, in quanto tale, è anche Presidente del Csm.

“Magistratura deviata di sinistra”, cosi Atlantico Quotidiano la chiama. In fondo, andando alla sintesi della sintesi di tutte le numerose chat che vedono per protagonista l’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara – chat che stavolta hanno per protagonista il leader con maggiori consensi del centrodestra, Matteo Salvini, capo della Lega, che stando alle conversazioni, rese note da uno scoop di La Verità di Maurizio Belpietro, andava “fermato”, nonostante avesse sul piano giuridico ragione – mettono al centro di tutto il continuo tentativo di mediare con il vero dominus del Csm, ovvero la componente di sinistra.

Si tratta quindi, non certo per giustificare l’operato di Palamara, ex leader di Unicost, componente di centro, di chiamare le cose con il loro vero nome e cognome.
Sennò si perde il bandolo dell’intricata e infernale matassa che si snoda, come ricorda Stefania Craxi, senatrice di FI, vicepresidente della commissione Affari Esteri di Palazzo Madama, dal 1992.

La sera del primo agosto 2013 appresi, allora da giornalista politico del settimanale Panorama, del Gruppo Mondadori, la “sentenza Mediaset” davanti a uno schermo tv in un corridoio di Montecitorio, con cronisti mescolati a parlamentari di Forza Italia, allora con gli altri del centrodestra nel Pdl. Uno di loro disse: “È finita, è finita davvero, ora cambierà tutto”. Mi risuonò in mente la lucida previsione fattami da Bettino Craxi a Hammamet, nelle estati del ’97,’ 98 e ’99: “Contro Berlusconi useranno sempre l’ arma giudiziaria, dopo di me ora c’è lui. La sinistra ha costruito un’ enclave nella magistratura”.

Berlusconi fu anche accusato, persino da alcuni stessi socialisti che avevano peraltro già abbandonato il loro leader, di non esser andato a trovare lo statista socialista a Hammamet. Craxi alla sottoscritta: “Ma come potrebbe, come potrebbe? Ora è lui nel mirino”.

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