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De Luca

Covid, il modello De Luca in Campania funziona davvero?

De Luca è davvero un bravo amministratore? Fatti, numeri e approfondimenti nell’articolo di Tino Oldani per Italia Oggi

 

A chiacchiere, Vincenzo De Luca, governatore della Campania, non lo batte nessuno. Buca il video, ha sempre la battuta pronta, una fama da sceriffo che non guarda in faccia a nessuno, neppure al suo partito, il Pd. Tifa per il Napoli calcio, e quasi il 70% dei campani lo ha confermato alla guida della regione. Un plebiscito.

Ma De Luca è davvero un bravo amministratore? La sanità campana, sotto la sua guida, può considerarsi un modello? A giudicare dai numeri, non si direbbe affatto. Anzi, una tabella del Dipartimento della protezione civile (vedi sotto) lo pone al primo posto nella graduatoria nazionale della spesa per contagiato Covid nel momento apicale della pandemia, quando la Campania era ancora tra le regioni meno colpite dal virus.Si era al 30 aprile scorso: per 4.423 contagiati campani, la spesa complessiva risultava pari a 337,5 milioni di euro, pari a ben 76.308 euro per ciascun contagiato. La Lombardia, regione più colpita con 75.732 contagiati, spendeva 392,1 milioni in totale, pari a 5.178 euro per contagiato.

I soldi per la sanità, come è noto, costituiscono circa l’80% dei budget delle Regioni, e i governatori ne sono i principali responsabili. Come si può mai giustificare un divario così grande tra la spesa pro capite della Campania (76 mila euro per ogni ricovero) e quella della Lombardia (5 mila)? La tabella della Protezione civile non lo spiega. Ma soltanto un cieco potrebbe non vedere che in un livello così alto di spesa sanitaria possono annidarsi, insieme alle spese necessarie, anche quelle che non lo sono, soprattutto le inefficienze dovute a malagestio manageriale e agli sprechi clientelari.

Già, gli sprechi. Da mesi, i giornaloni battono la grancassa contro la gestione della pandemia da parte della regione Lombardia, guidata dalla Lega. La procura di Milano ha aperto varie indagini, l’ultima sul costo sostenuto dalla giunta guidata da Attilio Fontana per i vaccini contro l’influenza stagionale, indagini accompagnate da vasta eco mediatica. Il tutto per somme da verificare e che, nel caso dei camici forniti dalla ditta di cui è socia la moglie del governatore Fontana, si aggira sugli 800 mila euro. Bene: se c’è un reato, è giusto che chi ha sbagliato paghi. Però è del tutto evidente che queste indagini giudiziarie sono state cavalcate dal Pd, e lo sono tuttora, nel tentativo di gettare lo stigma del malgoverno sulla Lega, ovviamente per batterla nelle prossime elezioni locali. È la politica italiana, bellezza. E non da ora.

Ora però salta fuori questa tabella sul costo dei ricoverati per Covid, i suoi numeri sono di una fonte super partes (Protezione civile), ma a nessun giornalone e a nessuna procura sembra che la cosa interessi minimamente. Troppo scomoda? La tanto vituperata Lombardia non solo ha speso quasi 20 volte di meno della Campania di De Luca, ma anche la metà rispetto al decantato Veneto di Luca Zaia, dove ogni ricovero è costato 10.212 euro, somma comunque inferiore alla spesa media delle 20 regioni (12.493 euro).

In ogni caso, Fontana e Zaia sono stati, loro sì, dei modelli nel contenimento delle spese non solo rispetto a De Luca, ma a tutti i governatori regionali di sinistra. In Toscana la spesa pro capite per ricoverato Covid (40.280) è stata otto volte più grande di quella della Lombardia, nella Puglia di Michele Emiliano più di cinque volte tanto (26.013), nel Lazio di Nicola Zingaretti il triplo (15.259). Procure interessate? Zero.

De Luca ha lamentato in tv, con una recita delle sue (imitata da Crozza), lo «scippo di 300 milioni» alla sanità campana da parte delle regioni del Nord. Questa emergenza è stata però smentita in tempo reale da Gabriella Di Lorenzo, un’infermiera dell’ospedale Cotugno di Napoli, con un post sul sito de Il Riformista: «Non è vero niente. Io lavoro all’ospedale Cotugno e la cosa che stiamo appurando è che il Covid non ha più gli effetti che aveva a marzo. La gente si presenta spaventata, con 37,5 di febbre, e per prassi si deve far loro il tampone, ma in condizioni normali la si manderebbe a casa con la prescrizione di un antipiretico ogni sei ore, e basta».

Che dietro alla grancassa sull’emergenza ci siano anche interessi economici poco trasparenti, oltre ai numeri della Protezione civile, ora lo dice senza giri di parole anche il virologo Andrea Crisanti, che in estate ha presentato al governo di Giuseppe Conte e al Cts un progetto di 400 mila tamponi al giorno, con un costo di 2,5 euro a tampone, invece dei 30 euro di media attuali. Progetto ignorato.

«Oggi spendiamo 4 milioni al giorno per fare i tamponi, e per qualcuno è un affare molto ghiotto», ha detto Crisanti in un’intervista. Purtroppo, sembra che De Luca abbia fatto scuola davvero al governo Conte sugli sprechi. Materia in cui, per la verità, si era già portato avanti a colpi di bonus.

 

Estratto di un articolo pubblicato su ItaliaOggi

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