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Salvini

Cosa succede tra Berlusconi, Salvini e Meloni

La nota di Paola Sacchi.

 

Una leadership per tre. Il centrodestra si muove a tre voci. Innanzitutto c’è il fondatore Silvio Berlusconi, che in una intervista al settimanale Chi, del Gruppo Mondadori, ricorda che i rapporti con gli alleati sono “cordiali, ma le valutazioni politiche non sempre coincidono”. Il Cavaliere ribadisce che senza il perno di Forza Italia, da “consolidare”, e “un centro moderato, saldamente ancorato al centrodestra e alternativo alla sinistra” la coalizione non può essere rilanciata. E si dice pronto “se necessario, a rifondare il centrodestra, senza escludere nessuno, ovviamente”. Pronto, quindi, a una nuova discesa in campo, perché il centrodestra da lui fondato “è un’alleanza non scritta da un notaio ma nel cuore degli italiani”.

Poi c’è il leader della Lega, Matteo Salvini, che a Radio Libertà avverte: “Se andiamo divisi, vincono gli altri. Io parlo di partito Repubblicano, ma non sono affezionato ai nomi. Lavoro per l’unità di un centrodestra coerente e coordinato”. Rimarca, Salvini: “La Lega deve dar vita a qualcosa di grande, non prendere i primi Mastella e Renzi che trovi. Occorre superare egoismi e beghe. Se qualcuno vuole stare da solo, vincere o più probabilmente perdere da solo è libero di farlo”.

Giorgia Meloni, che usa toni più distensivi con il Cavaliere (la telefonata con lui due giorni fa, “è stato il fondatore, il collante, il suo ruolo è indiscutibile”) a Massimo Giannini su La Stampa, si dice, dal canto suo, pronta alla leadership: “Sono fiduciosa che il centrodestra vinca alle prossime elezioni politiche. Mi candido a guidare la coalizione, ma questo dipende dagli italiani”. La leader di Fratelli d’Italia però avverte: no a “patti scritti sulla sabbia” e ribadisce: basta “rincorse a Pd e Cinque Stelle”. Ricorda, Meloni: “La destra va bene, FdI molto bene, il resto della coalizione, nonostante sia maggioranza nel Paese, attualmente ha enormi difficoltà. È il momento di fare chiarezza”. La volontà di tornare coalizione è comune. Ma sullo sfondo resta il tema della leadership.

Una leadership per tre, coalizione a tre voci, con il progetto tutte e tre di rifondare il quasi ex centrodestra. Salvini avverte la necessità di riportare a votare quel popolo rimasto a casa alle ultime amministrative, che attende soluzioni concrete dalle tasse al caro energia, alla riforma della giustizia e l’immigrazione controllata.

Berlusconi si dice certo che nel 2023 “la maggioranza degli italiani si esprimerà per un centrodestra di governo, che dovrà completare il lavoro di questi mesi”. Ma avverte che, intanto, “bisogna consolidare il buon lavoro del governo Draghi: il Paese ha bisogno si stabilità e continuità”. Parole, quelle sul centrodestra di governo, che lo vedono vicino a Salvini e più distante dalla scelta di Meloni di stare all’opposizione, lo stesso schema di quanto è accaduto sulla rielezione di Sergio Mattarella. E però, sottolinea il numero due azzurro Antonio Tajani: “Il centrodestra è una realtà dell’Italia, è la maggioranza del Paese che ha altre priorità rispetto alla legge elettorale”.

Un messaggio che suona contrario a quelle spinte proporzionaliste che potrebbero riprendere quota nel Pd e nel centrosinistra a fronte del “terremoto” che ora colpisce i Cinque Stelle in un quadro politico in forte movimento dove l’unico punto fermo sembra quello del governo di emergenza nazionale.

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