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Cosa succede nel Campo largo secondo Prodi

I trambusti e le confusioni nel Campo largo preoccupano pure Prodi... I Graffi di Damato

Ciascuno ha partecipato ieri a suo modo, consapevole o non, alla giornata mondiale, cioè alla festa, del cane. La deputata ed ex fidanzata, quasi moglie di Silvio Berlusconi diffondendone per internet una fotografia festosa con i suoi Dudù, chiamiamoli così tutti col nome del più celebre o fortunato. Che fu trattato giocosamente una volta a Roma persino da Putin, prima che l’ospite si scoprisse Pietro il Grande e facesse concorrenza anche a Stalin inghiottendo i vicini. E riuscendo per un po’ a convincere della loro pericolosità anche l’amico Berlusconi. Che cominciò a parlare pure lui del presidente ucraino Zelensky, tra l’imbarazzo di amici e alleati, come di un “signore” troppo agitato che poteva essere sostituito rapidamente da “qualcun altro” , lasciato magari scegliere dallo stesso Putin risparmiandogli la fatica di una guerra di conquista troppo lunga e sanguinosa.

Non so se Prodi – Romano Prodi, 86 anni compiuti in questo agosto, due volte ex presidente del Consiglio per breve tempo e una volta ex presidente della Commissione europea per più tempo – abbia o abbia avuto un cane pure lui. Ma egli ha partecipato alla festa con una intervista alla Repubblica, quella di carta, una volta tanto equanime considerando la sua abitudine di pensare, dire male e preoccuparsi solo o prevalentemente della destra. Una volta tanto, bontà sua, nel confermare la sensazione o, direttamente, “lo slittamento autoritario” del governo in carica in Italia- ispirato anche a quello di Trump negli Stati Uniti, amico del resto della premier Giorgia Meloni sedutagli accanto, a sinistra, nel recente vertice euro-americano alla Casa Bianca sull’Ucraina- lo ha attribuito anche alla “inesistente opposizione”: non proprio un complimento per la segretaria del Pd Elly Schlein, il suo concorrente Giuseppe Conte alla guida dell’improbabile governo alternativo e tutti gli altri aspiranti a partecipare al cosiddetto “campo largo” del cosiddetto, pur esso, centrosinistra prenotando o conquistando un posto nella “tenda” offerta ai moderati dall’infaticabile, generoso, ispirato Goffredo Bettini.

“Esistere, basterebbe questo”, ha laconicamente e tragicamente detto Prodi dell’opposizione, per niente incoraggiato -credo- dalla esistenza che contemporaneamente la Schlein riteneva invece di costruire concedendo a Conte per il suo amico pentastellato Roberto Fico, già presidente della Camera, la candidatura al vertice della regione Campania, prossima alle urne. E promettendo in cambio al presidente uscente, resistente e compagno di partito Vincenzo De Luca l’insediamento del figlio Pietro, già pieno di incarichi e competenze, vere o presunte, alla segreteria regionale del Pd tanto agognata dal padre.

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