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Berlino

Vi racconto i giudizi degli industriali tedeschi sulla crisi Russia-Ucraina

L'approfondimento di Pierluigi Mennitti

 

Le rinnovate tensioni sul fronte est europeo e i timori per le nuove sanzioni economiche dell’Ue alla Russia allarmano gli imprenditori tedeschi particolarmente esposti sul mercato moscovita. I timori di un escalation della situazione hanno spinto Oliver Hermes, presidente del potente Comitato orientale dell’economia tedesca, l’associazione che raccoglie gli industriali con interessi nei paesi est-europei, a lanciare un appello al nuovo governo di Olaf Scholz.

“Siamo molto preoccupati per le crescenti discussioni su una guerra imminente”, ha detto Hermes, “la pace è la base decisiva per l’ulteriore sviluppo delle relazioni economiche e bisogna sfruttare tutte le possibilità diplomatiche per scongiurare un’ulteriore escalation”.

Il già annunciato inasprimento delle sanzioni economiche è quel che al momento preoccupa di più imprenditori già segnati nei propri commerci da anni di crescenti tensioni fra Bruxelles e Mosca, nonostante i tentativi di mediazione tentati soprattutto da Germania e Francia. Ma il grande spettro è la minaccia statunitense di escludere la Russia dall’accordo sui pagamenti internazionali Swift.

“Ciò avrebbe conseguenze drammatiche”, ha confermato Matthias Schupp, presidente della Camera di commercio tedesca in Russia, al settimanale WirtschaftsWoche. Mosca ha già stabilito alternative per le operazioni di pagamento estere, ha aggiunto Schupp, ma senza Swift, le aziende tedesche sarebbero costrette a condurre affari con la Russia al di fuori dell’Unione Europea.

Eppure l’atmosfera fra i soci dell’associazione tedesca stava velocemente migliorando e tutti gli indicatori segnavano un ritorno di ottimismo, dopo anni difficili aggravati negli ultimi mesi dai rallentamenti dovuti alla pandemia. I nuovi venti di crisi proprio non ci volevano. Perché il clima fra gli imprenditori impegnati in Russia ha mostrato nel 2021 un chiaro miglioramento, sia per quel che riguarda l’andamento degli affari che quello delle aspettative future. E di “ritorno dell’ottimismo” ha infatti parlato lo stesso Hermes, illustrando i dati del recente sondaggio realizzato dal Comitato poco prima che la situazione al confine con l’Ucraina si aggravasse, risvegliando timori che sembravano ormai sopiti.

Il 52% degli imprenditori interpellati aveva osservato un andamento positivo o leggermente positivo del clima economico nel 2021. Un notevole balzo in avanti rispetto al misero 12% del 2020. Inoltre, il 48 percento valuta la propria situazione in Russia da buona a molto buona, un aumento di 11 punti percentuali rispetto al 2020 e di 2 punti percentuali rispetto al 2019, anno pre-Covid. Le aziende sono anche molto più ottimiste sullo sviluppo economico nel 2022: il 60% degli intervistati se ne dice convinto, mentre lo scorso anno si dichiarava ottimista solo il 36%.

“Le relazioni economiche russo-tedesche sono impostate su solide fondamenta”, ha detto Hermes, “ed è ormai alle spalle la crisi provocata dalla pandemia”. Quel che invece non era stato preventivato è proprio l’improvviso riacutizzarsi delle tensioni politiche.

Un capitolo a parte riguarda Nord Stream 2. Sul controverso gasdotto, ancora in attesa di autorizzazione da parte dell’Agenzia delle reti tedesca, gli imprenditori orientati a est sono meno schierati di quanto si potesse immaginare. È vero che il 44% è favorevole a una immediata entrata in funzione della pipeline, ma questo non è tanto dovuto a una sorta di simpatia per ogni iniziativa economica che coinvolga Germania e Russia, quanto all’idea che più gas possa contribuire a calmierare i prezzi. Sono i costi dell’energia che muovono gli interessi delle aziende. Il 32% degli interpellati preferisce comunque attendere che il percorso di autorizzazione sia completato e il 22% è favorevole all’inserimento di una clausola di sospensione, qualora la Russia dovesse utilizzare il gasdotto per pressioni politico-economiche sull’Ucraina. Che è poi quel che Biden ha chiesto a Berlino.

Le speranze del Comitato orientale per un rasserenamento dei rapporti dell’occidente con la Russia sono tutte indirizzate al nuovo governo tedesco. Nonostante le posizioni differenti all’interno dei partiti della coalizione facciano temere segnali più rigidi da parte di un ministero degli Esteri affidato ai Verdi, la speranza è che sulle questioni fondamentali come i rapporti con la Russia (e con la Cina) sia la posizione più dialogante di Olaf Scholz (e dell’Spd) a prevalere.

“È incoraggiante che il nuovo governo federale abbia sottolineato nel suo accordo di coalizione il desiderio di un dialogo costruttivo con la Russia e di relazioni sostanziali e stabili”, ha concluso Hermes, “e vediamo molto positivamente che la Russia sia espressamente nominata come partner per questioni future come il clima, l’ambiente, l’idrogeno e la salute”. Un altro segnale forte è l’obiettivo del governo tedesco di abolire l’obbligo del visto per i giovani russi sotto i 25 anni.

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