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londra

Cosa farà Johnson sulle misure anti-Covid nel Regno Unito

Johnson ottiene due vittorie ai Comuni ma paga il prezzo delle mediazioni. Il punto di Daniele Meloni

 

Alla fine il vertice tra Governo e parlamentari Conservatori a Downing Street ha portato i suoi frutti: ieri il ministro della Salute, Matt Hancock, ha annunciato in aula che il Parlamento sarà “tempestivamente informato” e – quando i tempi lo consentiranno –  voterà su tutte le future misure emergenziali che il governo Tory adotterà nella lotta al coronavirus. Si tratta della seconda vittoria consecutiva per Boris Johnson alla Camera dei Comuni, dopo che il giorno prima il controverso Internal Market Bill era passato in seconda lettura con 340 voti favorevoli e 256 contrari. (Venti ribelli Tory – tra cui l’ex premier Theresa May – si sono comunque astenuti). Il testo passa ora all’esame della Camera dei Lord.

Si tratta di una boccata d’ossigeno per il premier, che ha dovuto faticare non poco per mediare con i suoi parlamentari. Sulle misure di restrizione delle libertà civili, i ribelli erano capeggiati dal capo del 1922 Committee –  il gruppo parlamentare Tory ai Comuni  – Sir Graham Brady, e, dall’arci-brexiteer Steve Baker, ex leader dello European Research Group, entrambi contrari a misure che definiscono “eccessive” e che hanno, a loro avviso, “l’effetto di paralizzare l’economia”. C’è da scommettere che nonostante i deputati abbiano ottenuto quello che volevano, e cioè il ripristino – seppur parziale – della sovranità parlamentare, l’attività di controllo nei confronti del Governo si farà ancora più pressante.

Johnson si trova tra l’incudine e il martello, preso tra angeli e diavoli, come ha ironicamente sottolineato una vignetta del Telegraph, che lo ritrae novello Gulliver con Baker e Brady da un lato vestiti da angeli, e con i suoi due consiglieri medico-scientifici dall’altro, Sir Patrick Vallance e il Dottor Chris Whitty, nei panni dei diavoli. “A chi dare retta?” sembra chiedersi un Premier spaesato che ogni giorno convive con le bordate della stampa che a lui dovrebbe essere favorevole, ma che non gli risparmia nulla e lo accusa di incompetenza e mancanza di leadership. Peggio inimicarsi i backbenchers e rischiare di non avere i numeri in Aula ai Comuni o peggio fare spallucce dei consigli degli esperti che già nella prima fase della pandemia lo hanno messo fuori strada? Per ora Johnson riesce a tenere insieme le due cose a fatica. Ha dichiarato di recente che nella lotta al coronavirus lo UK sta vivendo un “momento molto delicato e forse decisivo”, e ha pure imposto delle nuove misure di contenimento che hanno fatto storcere il naso un po’ a tutti: a chi vorrebbe un nuovo lockdown per arginare la diffusione del Covid e a chi vorrebbe rimettere in moto l’economia.

Un’economia che proprio da oggi, 1. Ottobre, dovrà fare a meno dei sostegni del congedo lavorativo (furlough), messi in atto dal Cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, nello scorso mese di marzo e rinnovati in estate per altri 3 mesi. Lunedì il Daily Mail – che ultimamente è quasi più critico del Mirror nei confronti di Johnson – ha dato notizia dei rapporti tesi tra il premier e Sunak sulla questione economia. Pare che Johnson abbia abbandonato i propositi di un secondo lockdown di fronte alla minaccia del suo Cancelliere di dimettersi, perché, a quel punto, il suo ruolo nel governo “diventerebbe impossibile”. Dopo avere accettato le dimissioni del suo primo Cancelliere, Sajid Javid, a febbraio durante il rimpasto, il Premier non può permettersi di perderne un secondo in un momento così difficile della sua premiership e della storia del Paese.

Ma c’è di più: il livello di popolarità di Sunak è al massimo, mentre quello di Johnson è ai minimi termini da quando è entrato a Downing Street. I giornali stanno molto giocando su questa rivalità, che per ora rimane solo fonte di indiscrezioni e gossip politico. Certo, se Johnson dovesse essere considerato un fattore di debolezza per le fortune elettorali dei Tories, c’è da scommettere che qualcuno penserà seriamente a Sunak come nuovo leader e primo ministro.

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