Elon Musk, miliardario, fondatore di Tesla e SpaceX, nonché proprietario di X, ha lasciato il suo incarico all’interno del governo di Donald Trump. Alla fine è successo. Nulla di troppo sorprendente, visto che la sua guida al Doge, il Dipartimento per l’efficienza del governo degli Usa era fin da subito un ruolo temporaneo. La sua qualifica, spiega il Post, era di “impiegato speciale del governo”, che gli permetteva di fatto di essere parte dell’amministrazione Usa senza però l’obbligo di sottostare a controlli finanziari o a disinvestire dalle proprie aziende. Un ruolo che però può essere ricoperto per 130 giorni all’anno. Se si parte dall’insediamento di Trump a gennaio, la scadenza è proprio domani, 30 maggio. Da qui il suo abbandono oggi.
L’ANNUNCIO DI MUSK
Nonostante quindi non sia arrivato a sorpresa, l’annuncio di Musk di un passo indietro è comunque rilevante, anche in ottica futura. Quali saranno i rapporti futuri con Trump? Continuerà a fare politica in altro modo? Qual è il bilancio di questi mesi di impegno? Nel suo post sul suo social X, Musk ha ringraziato il presidente Trump “per l’opportunità che mi ha dato di ridurre gli sprechi”. “La missione del Doge non farà che rafforzarsi nel tempo, diventando uno stile di vita diffuso in tutto il governo”, ha aggiunto.
L’ALLONTANAMENTO DALLA POLITICA E GLI SCONTRI INTERNI
Tutto previsto, comunque. Da settimane, Musk ha iniziato a intervenire più raramente, a parlare meno di politica politicante, a mostrare meno il suo supporto a Trump in pubblico. E in questi 130 giorni Musk si è reso protagonista di alcuni scontri con alcune figure importanti dell’amministrazione americana. Come ricordato da Reuters, il miliardario “si è scontrato con tre dei membri più anziani del gabinetto di Trump: il Segretario di Stato Marco Rubio, il Segretario ai Trasporti Sean Duffy e il Segretario al Tesoro Scott Bessent. Ha definito il consigliere commerciale di Trump, Peter Navarro, un ‘idiota’ e ‘più stupido di un sacco di mattoni’”. Nulla di particolarmente scandaloso. Ma anche segnali di come una parte del mondo politico americano non sia stato a suo agio a dover condividere il potere con un tecnocrate.
LE CRITICHE DI MUSK A TRUMP PER IL BILANCIO E IL LAVORO DEL DOGE
Se i ringraziamenti a Trump nel suo annuncio siano veri o di circostanza, poco importa. I segnali di disappunto, Musk li ha espressi in un’intervista alla Cbs, pubblicata poche ore prima. Musk aveva criticato Trump, dicendosi “deluso” dal disegno di legge sul bilancio una “imponente proposta di spesa, che aumenta il deficit di bilancio anziché solo ridurlo, e indebolisce il lavoro svolto dal team Doge”. Frasi inequivocabili.
D’altronde il risultato sventolato dal dipartimento creato da Musk è di aver risparmiato 175 miliardi di dollari, con tagli sui dipendenti pubblici e sui programmi governativi. Ma la legge fatta approvare da Trump alla Camera dei rappresentanti prevede un aumento di circa 3.000 miliardi di dollari di deficit nel prossimo decennio. “È chiaro che l’intera azione del Doge pare ora priva di ogni senso contabile: i 175 miliardi di risparmi vantati da Musk sembrano uno sforzo inutile di fronte ai 3.000 miliardi di deficit pianificati da Trump”, sottolinea Stefano Feltri nella sua newsletter Appunti.
QUANTO HA PERSO O GUADAGNATO MUSK DALLA POLITICA
Quindi la missione politica di Musk è fallita? Se si guarda solo il lato della cosiddetta “efficienza governativa”, quindi dei tagli più o meno casuali fatti nel settore pubblico, la risposta è positiva. Migliaia di dipendenti mandati in pensione anticipata o licenziati sono sembrati più fumo che arrosto, utili alla sua narrazione e a quella trumpiana. Ma i risultati ottenuti da Musk nella sua avventura politica sono ben altri. E sono per lo più economici e strategici. Come le centinaia di milioni di dollari in contratti federali per le sue aziende. Un esempio su tutti quelli da 525 milioni di dollari a SpaceX con la Nasa, su cui sono scattate indagini per possibili conflitti di interessi di Musk. SpaceX, poi, potrebbe essere coinvolta anche nel progetto della Golden Dome, la cupola anti missilistica che Trump vorrebbe costruire sopra gli Usa per la sicurezza del paese.
Grazie al Doge, Musk è riuscito a “mettere uomini suoi, staff delle sue aziende, al centro di tutte le principali declinazioni dell’amministrazione pubblica americana. Ha avuto accesso a dati sensibilissimi, come i pagamenti delle prestazioni sociali ai cittadini americani, ha raccolto informazioni classificate”, dice ancora Feltri su Appunti. L’altra azienda principale di Musk, ovvero Tesla, sta faticando quest’anno, ma nell’ultimo anno i risultati del suo titolo sono ben più che positivi. E anche grazie alla vicinanza con Trump, ha raccolto investimenti dalla Cina importanti, come raccontato da diverse inchieste giornalistiche. In sostanza, i circa 300 milioni di dollari spesi da Musk per supportare il presidente Usa nella campagna elettorale e in cause successive sembrano essere stati un buon investimento.