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Perché l’Italia avrà un ruolo di primo piano nel corridoio India-Medioriente-Europa. L’analisi di Galietti

Il grande corridoio tra India, Medioriente ed Europa annunciato nell'ultimo G20 e il ruolo dell'Italia. Conversazione di Marco Orioles con Francesco Galietti, analista e fondatore di Policy Sonar

 

Finalmente abbiamo capito perché Xi Jinping ha scelto di non partecipare al vertice del G20 dello scorso fine settimana. Secondo l’analista Francesco Galietti, esperto di scenari strategici e fondatore di Policy Sonar, il Presidente cinese non è andato a Delhi “perché non voleva assistere al proprio funerale”. Il lancio del nuovo Corridoio economico India – Medio Oriente – Europa (Imic) rappresenta infatti un bruciante smacco per l’ideatore delle nuove Vie della Seta. E l’Italia, cofondatrice dell’iniziativa, ha tutto da guadagnarne.

Galietti, cosa ne pensa dell’Imic?

L’idea, alla quale gli Usa stanno lavorando da tempo, è quella di dare una risposta forte alla strategia cinese di connettività euroasiatica. Con il G20 di Delhi questa idea è finalmente venuta a galla. A quanto è dato capire, non è un progetto a placche, perché si punta a connettere l’Atlantico con l’Indo-Pacifico passando attraverso il Mediterraneo.

Qual è il perno di questa strategia?

È l’India, ossia un Paese che è sempre stato considerato non allineato e che adesso rivendica un suo ruolo da protagonista. L’India vuole affermarsi come democrazia globale e in particolare come leader dei Paesi emergenti. L’India tra l’altro è democratica e ci tiene moltissimo a questa sua cifra. Anche per questo, ma non è l’unico motivo, l’India è in contrasto con la Cina: Delhi si presta dunque benissimo a fungere da pivot di questa strategia.

Quello emerso al G20 è uno schema molto ampio, che coinvolge varie regioni e vari Paesi.

Lo schema immaginato da Washington anzitutto non è euroasiatico perché l’India, punto di partenza del nuovo Corridoio, è un subcontinente che fa storia a sé. Grazie alla sua inclusione gli Usa hanno potuto delineare non il solito modello infrastrutturale euroasiatico ma qualcosa di più. Esso infatti incolla dei pezzi che i pessimisti ritenevano ormai alla deriva.

Alla deriva?

Sì, basti pensare ai Paesi del Golfo Persico, oggetto di un forte interessamento cinese. Negli ultimi mesi abbiamo letto rapporti allarmatissimi che spiegavano come gli Usa stessero perdendo il Golfo. Evidentemente non è così.

L’Imic è insomma una sconfitta per la Cina?

Certamente, tanto che Xi Jinping non si è nemmeno presentato a Delhi, perché sapeva quello che sarebbe accaduto. Evidentemente non voleva essere spettatore del proprio funerale. La stretta di mano tra Mohammed bin Salman e Biden propiziata da Modi è stata una sorta di pugno nello stomaco per Xi in quanto il suo gioiello delle Vie della Seta è stato in un attimo disintegrato sul piano ottico e mediatico.

Sconfitta per la Cina e vittoria per l’Occidente?

Ovviamente sì. Il nuovo corridoio delinea una strategia di connettività che, a differenza delle Vie della Seta, non deve nemmeno partire da zero. In un certo senso l’Imic ripropone l’antico percorso delle vie commerciali veneziane, con i porti e gli angiporti. Sul piano storico è dunque uno schema familiare.

A proposito di Venezia, cosa e quanto ci guadagna l’Italia dalla partecipazione al progetto?

L’Italia avrà un ruolo di primo piano in quanto fungerà da perno nel Mediterraneo. Questo ruolo in teoria dovrebbe spettare alla Grecia, come si desume dalle stesse mappe diffuse al G20, tuttavia nel comunicato di lancio dell’Imic la Grecia non è menzionata, a differenza dell’Italia.

Come mai?

Secondo me è un po’ merito di Giorgia Meloni che, anche grazie alla sua retorica nazionalista, è riuscita a stabilire un’ottima chimica con un altro nazionalista sui generis come Modi. Si tratta ora di capire se da questa chimica scaturirà qualcosa di concreto per l’Italia e per la sua economia.

Cosa?

L’India sta rinnovando la propria flotta e la propria infrastruttura navale. A quanto pare, la Germania con ThyssenKrupp è già riuscita a strappare un contratto per la fornitura di sommergibili. Bisognerà vedere se l’Italia, che con Fincantieri ha eccezionali capacità di navalmeccanica, saprà posizionarsi in modo ottimale. Tra l’altro i francesi, che hanno venduto i Rafale all’India, sono già alla porta.

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