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Spesa Sanitaria

La Sanità italiana alla prova Coronavirus. Il post di Biasioli

Coronavirus: le sfide per la Sanità italiana secondo il nefrologo Stefano Biasoli

Ne ho abbastanza. Ne ho abbastanza di numeri, di comparsate televisive da parte di politici, tecnici, presunti tecnici. Ne ho abbastanza di gente incompetente (almeno nel 75% dei casi) che parla di una nuova influenza di cui sappiamo poco o nulla. Ne sapremo di più, tra mesi, quando questa “peste moderna” sarà passata. Peste moderna? Sono abbastanza vecchio da ricordarmi gli oltre 3500 morti (alcuni dicono 5000) prodotti dall’asiatica; sono abbastanza vecchio da ricordarmi gli incubi indotti dall’HIV, anche nei soggetti sessualmente “consapevoli”, e di quelli prodotti dalla SARS e dalla peste suina.

Ma adesso si sta esagerando. Sono medico, ma non sono virologo e non mi hanno mai appassionato le malattie infettive anche se (essendo nefrologo) in tutta la mia vita professionale ho avuto a che fare con Epatite B e C, con pazienti immunodepressi (trapiantati e non) e con pazienti massacrati dalla sindrome nefrosica.

Mi fido del noto virologo padovano che, da almeno un mese, sostiene che il Coronavirus-19 era tra noi almeno da novembre/dicembre 2019 e che ci sono già 2 varianti del coronavirus attuale (Covid-19). Concordo sul fatto che il vaccino arriverà a patologia scomparsa, forse non prima dell’autunno 2021.

Concordo con i consigli sanitari diffusi, ogni ora. Sono quelli di una normale igiene e quelli legati ad alcune abitudini “civili”, spesso desuete.

Ho apprezzato ed apprezzo il decisionismo di Zaia e Fontana, non posso esimermi dall’osservare che il governo nazionale ne ha combinate di cotte e di crude, spargendo il panico tra i “vecchietti ed i vecchi”, addirittura colpevolizzati di esistere.

I fatti sono pochi, le incertezze molte. Per questo, ricordo pochi numeri e faccio alcune domande, banali banali.

Dove sono i governanti che hanno tolto alla sanità italiana, in 10 anni, 37 miliardi di euro? Dove sono i politici che hanno portato la spesa sanitaria italiana dal 7,4% del Pil (anno 2009) al 6,3% del Pil (anno 2018), mentre in Francia e in Germania la spesa sanitaria è oggi superiore al 9% del Pil?

Dove sono i politicanti che hanno ridotto il numero dei posti letto ospedalieri da circa 200.000 (anno 2010) a circa 160.000 (anno 2019), ossia da 3 posti letto per mille abitanti a 2,7 per mille abitanti? Chi ha fatto queste scelte, quando la UE aveva un valore medio di 3,7 posti per mille abitanti?

Chi ha deciso di ridurre i posti letto in terapia intensiva da 324/100.000 abitanti (2007) a 275/100.000 abitanti (anno 2013), ossia ad un numero di posti letto intensivi pari al 44% circa di quelli della Germania?

Chi ha fatto il sordo nei confronti dei medici sindacalisti (tra i quali il sottoscritto), che – durante le trattative del CCNL 2002-2003- hanno, inascoltati, urlato che ci sarebbe stata, dopo 10-15 anni, una carenza di circa 10.000 medici e di un numero imprecisato di infermieri?

Adesso, non si pianga sul latte versato. Mancano posti letto nelle rianimazioni; soprattutto manca personale sanitario. Non secondo me, ma secondo il Prof. G. Bertolini del Mario Negri (studio Prosafe Margherita) se ogni medico deve seguire più di 4 posti letto intensivi, la mortalità aumenta dell’8%.

Ogni taglio economico alla sanità pari al -0,9% del Pil può causare un aumento importante della mortalità (+0,8%). Ad esempio, nel Sud d’Italia, nell’anno 2015, sarebbero morte 244 persone in meno, se fossero stati rispettati gli standards ospedalieri!

Ho un grande rispetto per i malati e per chi muore. Se non l’avessi non avrei fatto il medico e, soprattutto, non avrei scelto la specialità di nefrologia-emodialisi.

Ma occorre essere seri.

Chi non credeva ai vaccini, ora taccia!

Chi pensava che investire in sanità fosse inutile, si vergogni.

Chi ha gettato denari pubblici per scopi elettorali e di partito, verrà giudicato, un giorno.

Soprattutto dagli over 65, da quelli che, per Qualcuno, non dovrebbero aver diritto al voto. Mentre sono quelli che hanno tenuto in piedi, con il loro lavoro e con le loro tasse, il welfare italiano.

Sono quelli che, a scuole chiuse, badano ai nipoti e insegnano loro le regole del vivere civile. Regole, oggi, largamente desuete.

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