skip to Main Content

Coronavirus Conte

Ecco le contraddizioni nella guerra al Coronavirus in Italia. Il post di Kruger

Che cosa si fa e che cosa non si fa contro il Coronavirus in Italia

 

Aggiornamento del 13° giorno. Al solito, cominciamo con i dati:

– L’epidemia sta finalmente rallentando? Pare proprio di no. Ma come? L’altro ieri i casi sono cresciuti del 15% e ieri del 20%. Non è questo un segno di rallentamento? Non contateci troppo su quei dati.

– E qui il riferimento che dovete prendere è la ricerca che stanno conducendo Enrico Marinari, Enrico Bucci, con la supervisione del Presidente dell’Accademia dei Lincei, Giorgio Parisi (uno dei massimi fisici statistici del mondo). Sotto trovate il grafico aggiornato.

– Purtroppo, come ho spesso ripetuto nei giorni scorsi, la metodologia di campionamento per lo screening, che stiamo usando sul campo, produce dati poco affidabili (e anche pericolosi perché stiamo escludendo tutte le segnalazioni che non possono provare un link epidemiologico con le cosiddette zone rosse – quanto pericoloso lo abbiamo visto noi romani ieri a Tor Vergata).

– Come evidenza il grafico sotto, il dato statistico che si ricava dalle uniche misure affidabili (casi gravi, terapie intensive, decessi) non lascia dubbi: l’epidemia sta ancora crescendo ad un tasso esponenziale spaventoso, raddoppiando in 2.4 giorni.

Tradotto: in questo momento, ogni due giorni e mezzo, la dimensione dell’epidemia raddoppia in Italia. Per fare un confronto, in Cina, durante la fase esponenziale, per raddoppiare i casi, ci volevano 4 giorni. E, ora, sappiamo pure che, nonostante tutto il casino scoppiato a Wuhan, i cinesi hanno campionato molto meglio di noi (ce lo ha rivelato l’Oms). Per tracciare i casi solo a Wuhan, hanno sguinzagliato 1600 team (per un totale di 10.000 persone) il cui unico compito era di tracciare tutti i link con i positivi che venivano diagnosticati. Noi, sul campo, spesso non abbiamo neppure i tamponi per fare i test.

– E la crescita esponenziale dell’epidemia non riguarda solo le cosiddette zone rosse. Secondo grafico (by Giuseppe De Nicolao). In realtà, la crescita esponenziale si riscontra, ovunque si disponga di sufficienti dati, a qualsiasi scala, dalla provincia alla regione. Quello che separa le varie aree geografiche è solo una questione di tempo. Settimane? No, giorni. Ad esempio, il Lazio è solo 4 giorni giorni in ritardo rispetto al Piemonte (ma, per carità, teniamo ancora le scuole aperte qui, mentre in Piemonte le hanno chiuse 10 giorni fa).

– In tutto, questo, finalmente il governo si è accorto di esistere e ha, con colpevolissimo ritardo, introdotto le misure minime di contenimento del contagio. Oggi, verrà anche allargata un po’ la zona rossa. Ma sono misure tardive. È come se stessimo combattendo l’incendio andando a spegnere i focolai dietro al fronte del fuoco, mentre davanti facciamo poco per rallentarne la propagazione. Milano rimane aperta. A Roma, dove ora ci sono 17 casi, non si chiudono neppure le scuole (a Torino invece sì, dove ci sono solo 6 casi). E assistiamo ancora a questo macabro spettacolo sul calcio (il campionato va chiuso immediatamente. Punto).

– ieri qui leggevo tutte le battute di chi già apertamente dichiarava che mai e poi mai avrebbe seguito le indicazioni appena comunicate dal governo. Troppi italiani non si rendono conto di ciò che ci sta per arrivare addosso. Colpevoli i media che continuano a minimizzare la gravità della situazione, e una classe politica incapace di assumersi, in un momento così grave, le responsabilità che gli competono.

Adesso urge un messaggio alto, di massima autorevolezza. Deve parlare il presidente della Repubblica alla nazione (a reti unificate).

 

 

(estratto di un post di Kruger pubblicato sul suo profilo Facebook)

Back To Top