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Giorgetti

Conte insostituibile o al capolinea? Dibattito fra giornali

Come Repubblica e Fatto Quotidiano vedono il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte 

Rischia di tradursi in una beffa metaforica e personale la corsa odierna  di Giuseppe Conte a Genova per inaugurare, a due anni esatti dalla tragedia che costò la vita a 43 persone, la “radura della memoria” allestita in loro onore sotto il ponte che ha sostituito quello crollato. E su cui scorre intenso e festoso, di notte e di giorno, il traffico della ripresa, della speranza e dell’orgoglio di una città e dell’Italia intera.

A leggere le cronache e analisi politiche di Repubblica, che lo ha indicato “ora più debole” in un retroscena firmato da Claudio Tito, il presidente del Consiglio potrebbe essere a sorpresa la vittima  designata di un accordo preso alle sue spalle, o sulla sua testa, fra il segretario del Pd Nicola Zingaretti, Beppe Grillo e Luigi Di Maio per completare la svolta governista del Movimento 5 Stelle. I cui militanti sono stati improvvisamente chiamati ieri alla solita consultazione digitale per eliminare il limite statutario dei due mandati elettivi a  livello locale, per ora, data l’urgenza del voto regionale e comunale del 20 settembre, e per consentire accordi con gli altri partiti, a cominciare dal Pd.

Contrario o diffidente in questa direzione sino a qualche giorno fa, l’ex capo del movimento grillino Luigi Di Maio, che ha conservato tutta la sua visibilità dalla postazione di ministro degli Esteri, non perdendo mai occasione per  intervenire su tutti i temi di politica interna e sulle vicende del proprio partito, si sarebbe convertito all’idea dell’estensione, in tutti i sensi e a tutti i livelli, della tormentata e forzata alleanza col Pd in funzione antileghista ritenendo di potere a questo punto rivendicare il diritto di gestirla in prima persona, senza più passare per Conte. Che avrebbe dimostrato troppo spesso di lavorare per sé più che per il movimento che lo ha portato a Palazzo Chigi. “La guerra sotterranea tra Di Maio e Conte ora si sta combattendo anche su questo piano”, ha scritto Claudio Tito.

Con questa analisi dell’editorialista di Repubblica non concorderanno magari al Fatto Quotidiano, per il quale Conte è un mito insostituibile. Ma curiosamente i due giornali si  ritrovano nei loro titoli in prima pagina a sottolineare il peso e il ruolo  proprio del ministro degli Esteri in questo passaggio digitale in corso, diciamo così, nel movimento grillino. “La svolta- Di Maio. Alleanza col Pd”, è il titolo di Repubblica. “Di Maio. “Votiamo sì per Raggi e alleanze”, è il titolo del giornale diretto da Marco Travaglio.

Conte insomma, come accennavo, rischia di trovarsi davvero sotto il ponte, e non soltanto a Genova. E neppure gli può essere di totale conforto sul piano personale e politico la decisione annunciata dalla Procura di Roma di aprire e chiudere al tempo stesso le indagini reclamate con ricorsi ed esposti di privati contro di lui e un bel po’ di ministri per i ritardi, le contraddizioni e quant’altro nella gestione dell’emergenza virale.

Probabilmente la richiesta di archiviazione sarà accolta dal cosiddetto tribunale romano dei ministri, che svolge le funzioni di giudice delle indagini preliminari sui cosiddetti reati ministeriali. Ma bisognerà vedere come finiranno le indagini in corso a Bergamo sulle zone rosse di Alzano e Nembro: quelle di cui si è occupato ieri con domande quasi da inquirente in un editoriale sul Corriere della Sera il due volte ex direttore Paolo Mieli. Domanda per domanda, mi chiedo se gli inquirenti di Bergamo si lasceranno dettare la linea da quelli di Roma.

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